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#Colletta16: la vita riparte da un dono

Sabato 26 novembre in tutta Italia la ventesima edizione della Giornata nazionale della Colletta Alimentare. Un gesto semplice e contagioso, come dimostra l'adesione di numerose comunità straniere. In occasione della presentazione da parte della Fondazione Banco Alimentare, le testimonianze da Tolentino e quelle di alcuni rifugiati del parmense

di Antonietta Nembri

Da vent’anni l’ultimo sabato di novembre è un giorno speciale, un’occasione di solidarietà concreta per rispondere a uno dei bisogni primari di chi non ha nulla o molto poco: nutrirsi. Sabato 26 novembre, torna nei supermercati italiani la Giornata nazionale della Colletta Alimentare che – giunta alla sua ventesima edizione – con lo slogan “La vita riparte da un dono” mostra sempre più la capacità coinvolgimento e contagio solidale.

Per raccontare questo particolare modo di «condividere il bisogno per condividere il senso della vita» come ha ricordato Andrea Giussani, presidente della Fondazione Banco Alimentare si è scelto un luogo particolare, storico e bello: il Museo Diocesano di Milano e una modalità originale: una specie di talkshow fatto di voci e testimonianze diverse, dal video con l’intervista al cardinale di Milano Angelo Scola, al collegamento con Tolentino nel cuore dell’Italia terremotata dove nonostante i problemi contingenti è stato annunciato si farà la Colletta Alimentare «perché la carità è concreta e coinvolgente», dalla testimonianza di Xavier Zanetti a quella di un gruppo di rifugiati accolti a Fontevivo in provincia di Parma. Un gesto sia quello dei volontari – quasi 140mila nell’edizione 2015 – sia di chi facendo la spesa acquista dei prodotti in più per donarli che viene definito “semplice” e allo stesso modo contagioso e capace di superare le differenze come testimonia la presenza dei rappresentanti di alcune comunità straniere presenti a Milano. All’evento di presentazione, infatti, erano presenti Mahmoud Asfa del Centro di cultura islamica di via Padova, Héctor Villanueva, presidente del Circla, il circolo della comunità Latinoamericana in Italia e poi Gabriel Popescu, fondatore del Centro culturale italo-romeno e Mariya Zabiyaka dell’associazione culturale Rinascimento dell’Ucraina.

L’arcivescovo Scola ricordando ricordando la sua attività di volontariato in gioventù ha ricordato come il gesto solidale deve essere «fedele, e quindi deve implicare una certa ripetizione: la ripetizione non è ripetitività, la ripetitività annoia. La ripetizione, invece, come ci insegna la Santa Messa domenicale è legata al nostro limite di creature; noi impariamo lentamente, andiamo “su” a spirale”, ci sembra di essere sempre allo stesso punto, ma in realtà siamo andati un pochino più su». Con un riferimento più preciso alla Colletta Alimentare e al suo essere un’opera di misericordia corporale il cardinale mettendo in guardia dal tradimento rispetto alla misericordia nel lasciarla essere «un buon discorso o l’espressione di una buona intenzione», ha ricordato come non ci si possa mettere «a parlare con uno del senso della sua vita se quello è affamato e non ha il minimo». Un gesto, quindi, quello della Colletta che «diventa un fattore educativo “all’ecologia integrale” perché salva degli alimenti dalla cultura dello scarto, li utilizza fino in fondo e fa crescere la coscienza della solidarietà tra gli uomini che giunge fino al rispetto della natura e quindi anche delle modalità di coltivazione, di conservazione dei cibi».

Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà ha osservato come il crescere continuo dell’amicizia e della partecipazione alla giornata della Colletta Alimentare nasca dal senso di gratitudine. «Se uno è grato nei confronti di qualcuno non può che desiderare che gli altri intorno a lui stiano bene. Se si è umani si è grati» e ricordando il gesto di San Martino che dona metà del suo mantello ha ricordato come questa sia «la nostra civiltà. Ogni uomo vale» e ha aggiunto «Se si è umani il Banco diventa un mare di umanità. Un popolo che fa il bene diventa una profezia che tutto il mondo faccia lo stesso».

Xavier Zanetti non è il classico testimonial, anche perché come ha ricordato il presidente della Fondazione Banco Alimentare «è un amico che da quattro anni a Como ha fatto anche il volontario per la Colletta». «Vi ho conosciuto tramite alcuni amici che mi dicevano più siamo meglio siamo: la catena deve essere sempre più grande» ha rivelato Zanetti che alla giornata della Colletta ha portato anche i suoi tre figli «per far capire loro che sono fortunati e per trasmettere ai miei figli questi valori». L’ex capitano dell’Inter ha ricordato anche la sua Fondazione Pupi, nata nel 2001 durante la grave crisi che ha colpito l’Argentina, per aiutare i bambini.

«La mia speranza è di riuscire a restituire qualcosa di quello che mi ha dato l’Italia» ha dichiarato un rifugiato ivoriano che da alcuni mesi aiuta il magazzino del Banco Alimentare di Fontevivo nel Parmense dove si è sentito «accolto come un fratello e per me è importante sapere che il cibo va a persone povere». Una collaborazione tra il Banco e la locale associazione Svoltare che ha prodotto effetti positivi, come la messa a disposizione di un appartamento sfitto per ospitare i rifugiati e nuove collaborazioni con altre associazione che si occupano di rifugiati.
Ma gli esempi potrebbero essere tantissimi, come la Colletta che viene fatta anche nelle carceri, fatto che ha portato Vittadini a citare il noto episodio de I Miserabili di Victor Hugo «Jean Valjean non è cambiato in vent’anni di carcere, ma il gesto d’amore del vescovo che gli ha donato il candelabro sì. Niente è più forte dell’amore».

La presentazione della ventesima giornata della Colletta Alimentare si è chiusa con l’annuncio del ricevimento al Quirinale di una delegazione del Banco Alimentare mercoledì 23 novembre e l'invito a «fare la Colletta, venite e invitate persone e amici» ha concuso Andrea GIussani.
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