Media, Arte, Cultura

#ioresisto, la mostra che vince la camorra

Sabato 3 dicembre a Casal di Principe, Caserta, in un bene confiscato alla camorra inaugura la mostra “Io Resisto – Mostra della resistenza e dell'impegno civile”. 250 scatti che raccontano la resistenza in Campania

di Anna Spena

250 ritratti realizzati in un gioco di luci ed ombre per raccontare un territorio. Che non è più solo terra di camorra ma anche e soprattutto di Resistenza: a Casal di Principe Sabato 3 dicembre, nel bene confiscato alla camorra Casa don Diana, gestito dal Comitato don Peppe Diana, verrà presentata la mostra fotografia “Io Resisto – Mostra della resistenza e dell'impegno civile”. Gli scatti, realizzati dal fotografo Mauro Pagnano dell'agenzia di comunicazione sociale Etiket.

Gente comune che si mischia a volti noti e giornalisti. «Sandro Ruotolo ad esempio», racconta Mauro Pagnano, l’ho scelto perché, già dai tempi in cui il potere della camorra e dei clan casalesi era forte, c’è sempre stato con i suoi ormai è amico di tutti noi da tempo».

La mostra è promossa nell'ambito del programma “Identità in rete”, sostenuto dalla Fondazione CON IL SUD, dall'associazione di volontariato Sinistra Duemila, in partnership con le associazioni Jerry Essan Masslo, Arciragazzi Caserta, Foro di Giano e Scuola di Pace don Peppe Diana. L’iniziativa, inoltre, si colloca all’interno dei più ampi percorsi sviluppati dalla rete facente capo al Comitato don Peppe Diana.

E in particolar modo, il Museo diffuso dellaResistenza alla camorra: il primo spazio a cielo aperto, in Italia, costituito da percorsi di memoria storica e realtà socio-culturali da visitare e conoscere.

«L’obiettivo», spiega Mauro, «non è dare visibilità ai singoli. Ma dare risalto a tutti i giovani delle cooperative, del mondo sindacale ed anche della chiesa che abitano questi territori e che – appunto – resistono».

Raccontare la resistenza attraverso le facce delle persone: «attraverso i loro ritratti arrivare ad una storia collettiva. Però questo è anche un modo per dire grazie, in modo particolare ai ragazzi svantaggiati che lavorano nelle cooperative dei beni confiscati alla criminalità. Forse inconsapevolmente ma hanno dato un contributo importante alla lotta alla camorra in queste terre».

«Oggi resistere in Campania significa non abbandonare la denuncia rispetto alle cose che ci mancano. Vogliamo creare un modello economico alternativo rispetto alle economie criminali e speculative».


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