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Becchetti: «Il referendum non sarà il diluvio universale»

«Abbiamo fiducia nel nostro paese e siamo convinti che, qualunque sia il suo risultato, è possibile riprendere subito il cammino». Lo spiega l'economista Leonardo Becchetti, annunciando che proprio dopo le elezioni, il 6 dicembre, al Senato verrà presentato il Rapporto CEIS Tor Vergata-Fondazione Angelini con dati originali ed evidenze importanti sulla ricchezza delle regioni e dei territori e il valore delle imprese

di Marco Dotti

«Abbiamo fiducia nel nostro paese e siamo convinti che, qualunque sia il suo risultato, sarà possibile riprendere subito il cammino». Lo spiega l'economista Leonardo Becchetti, professore all'Università di Roma Tor Vergata, ricordando che proprio dopo le elezioni, il 6 dicembre, al Senato verrà presentato il Rapporto CEIS Tor Vergata-Fondazione Angelini con dati originali ed evidenze importanti sulla ricchezza delle regioni e dei territori e il valore delle imprese. Uno strumento più che mai decisivo, in tempi di scollamento fra élites e vita minuta dei cittadini, per capire e per agire.


Professor Becchetti, indipendentemente dall'esito, quale sfida si aprirà il giorno dopo il Referendum?
La sfida che si aprirà è la governabilità di questo Paese. Ritengo fondamentale che questo Referendum non doventi l'ennesima occasione per creare o fomentare instalibilità. Faccio sempre l'esempio della Germania, dove Angela Merkel è uscita da un risultato elettorale tutto sommato incerto, è stata fatta una coalizione e nessuno si azzarda a pensare che il governo del Paese non sia stabile. Quando i numeri ci sono, è un dovere governare.

Un'altra questione è il rapporto Stato-Regioni…
In un modello ottimale di innovazione dovrebbe funzionare così: l'innovazione politica e istituzionale c'è, se ci sono tanti innovatori che si applicano. Più variabili (comuni, regioni) fanno emergere la migliore pratica.

Quindi non andrebbe affossata l'autonomia locale…
Tutt'altro, ma dove vedo importante il ruolo dello Stato e, a limite, dell'istituzione europea è far emergere la migliore pratica e chiedere a tutti di convergere verso quella migliore pratica. Il rapporto virtuoso fra autonomia regionale e potere statale dovrebbe essere questo: non tarpare le ali al locale in tema di innovazione, ma quando si individua una migliore pratica allora bisogna far rapidamente convergere (tramite standard istituzionali) verso quella pratica.

Contrapporre "sì" e "no" come se fossimo su un campo di calcio è sbagliato…
Una dicotomia assoluta fra statalismo assoluto e autonomia locale parimenti assoluta è sbagliato. Entrambi rallentano o dissipano l'innovazione. Da un lato, è difficile che qualcosa che possa funzionare a livello statale non sia stato sperimentato prima a livello locale. D'altro canto, se avessimo un regionalismo assoluto avremmo un problema opposto perché non si avrebbe convergenza.

Quindi questo modello ottimale non lo ritroviamo né dalla parte del "sì", né dalla parte del "no"…
In un caso o nell'altro, del "sì" o del "no" rischieremmo di trovarci davanti a una serie di ricorsi che finirebbero per paralizzare tutto.

Forse per questo serve ripartire tuttia assieme, dopo il Referendum, e non dividersi…
Io credo che questo sia fondamentale. Questo Governo ha fatto molte cose positive, i dati economici cominciano leggermente a migliorare, il rapporto deficit-Pil anche. Abbiamo visto un certo miglioramento, anche se il tema dell'occupazione va visto in termini di qualità, non in termini di quantità altrimenti cadiamo nella logica dei voucher. Poiché ci sono i voucher, ci sono i working poor, i poveri che lavorano è inutile soffermarci sulla quantità. Il problema è la qualità della vita delle persone.

Il 6 dicembre, nella Sala Zuccari del Senato, verrà presentato il rapporto CEIS Tor Vergata-Fondazione Angelini con dati originali ed evidenze importanti sulla ricchezza delle regioni e dei territori e il valore delle imprese…
Offriremo dati nuovi, qualitativi, indicatori sociali che tenteranno di mappare meglio il nostro Paese e il rapporto,

Chi dovrebbe dotarsi di questi strumenti, oggi?
In primo luogo i politici. Poiché non colgono il malessere concreto dei cittadini, rischiano di perdere le elezioni di produrre una scollatura sempre maggiore tra Paese reale e Paese legale.

Come è successo in Irlanda, Gran Bretagna e Stati Uniti…
Paesi che stavano abbastanza bene guardando i dati della crescita, che era superiore all'1% in tutti e tre i casi.

Domenica 4 si vota anche per le Presidenziali in Austria e lì si gioca una partita decisiva per i destini dell'Europa...
Soprattutto perché lì è una sfida tra visioni culturali.

Che fare, allora?
Dobbiamo capire il disagio e dare una risposta evitando che l'unica risposta sia quella populista. D'altronde, oggi, le carte sono state davvero rimescolate. Pensiamo ai trattati commerciali: Trump, su questo, dice cose ragionevoli. Le stesse cose che dicono persono di tutt'altro orientamento come Stiglitz o Krugman che ribadiscono che non c'è alcun bisogno, oggi, di trattati commerciali sbilanciati sulla tutela delle grandi aziende e non sulla salute e sul lavoro dei cittadini.

E la sinistra?
La sinistra si è sempre più gentrificata e, alla fine, ha lasciato ai movimenti della destra populista questo spazio importante dell'espressione del disagio sociale. Adesso è una sfida che la sinistra deve tornare a raccogliere, perché se diventa unicamente difesa dei grandi interessi allora la sua sconfitta culturale, ma anche elettorale è certa.


L'evento: dal Pil al Bes

Il 6 dicembre al Senato in Sala Zuccari verrà presentato il rapporto CEIS Tor Vergata-Fondazione Angelini con dati originali ed evidenze importanti sulla ricchezza delle regioni e dei territori e il valore delle imprese, mettendo in evidenza in ognuno dei settori del benessere (salute, istruzione, qualità dei servizi, relazioni, lavoro, benessere economico) i processi di convergenza/divergenza tra i territori negli ultimi anni e discutendo alcune possibili soluzioni di policy per la convergenza alle migliori pratiche.

Concluderà l’evento una tavola rotonda con alcuni dei principali protagonisti che hanno lavorato in questi anni al tema del benessere equo e sostenibile come Francesco Boccia (Presidente, Commissione Bilancio), Enrico Giovannini (Coordinatore alleanza per lo sviluppo sostenibile), Giulio Marcon (relatore legge sul BES), Ermete Realacci (presidente commissione Ambiente, Territorio e Lavori Pubblici) ed esponenti di spicco del mondo della comunicazione Francesco Cancellato (direttore dell’Inkiesta) e Andrea di Stefano (direttore Valori).

Sede dell’evento Senato della Repubblica Sala Zuccari – Palazzo Giustiniani – Via della Dogana Vecchia, 29. 6 Dicembre 8.45-12.30


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