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Papa Francesco sfida la politica con la nonviolenza

Il messaggio del Papa per la Giornata della Pace è stato un messaggio sorprendente. Un inno alla nonviolenza che ha trovato il plauso convinto anche di associazioni laiche come il Movimento Nonviolento. «Ci pare un testo particolarmente significativo, che va oltre l’ambito cattolico, importante per i suoi contenuti e per l’autorevolezza della fonte», ha commentato il presidente Mao Valpiana. L’intervista

di Lorenzo Maria Alvaro

«Non sembri strano che un’associazione laica come il Movimento Nonviolento plauda al documento che Papa Francesco ha redatto in preparazione della cinquantesima Giornata mondiale della pace, che si celebra il primo gennaio 2017». A dirlo è il presidente Mao Valpiana, che chiarisce «il messaggio “La nonviolenza: stile di una politica per la pace” ci pare un testo particolarmente significativo, che va oltre l’ambito cattolico, importante per i suoi contenuti e per l’autorevolezza della fonte.

Il testo non contiene novità dal punto di vista della teoria e della pratica della nonviolenza, ma il fatto che il Pontefice riconosca ad essa la supremazia e la indichi come mezzo per “guidare il modo in cui ci trattiamo gli uni gli altri nei rapporti interpersonali, in quelli sociali e in quelli internazionali”, e come “stile caratteristico delle nostre decisioni, delle nostre relazioni, delle nostre azioni, della politica in tutte le sue forme”, è un segno e un valore inestimabile».


Presidente è rimasto stupito di questo documento?
Non solo non mi stupisco, ma mi fa molto piacere. La scelta di dedicare proprio all’ambito della nonviolenza la Giornata della Pace dimostra che il Papa sa di cosa si sta parlando. Infatti non si riferisce ad un generico pacifismo buono per tute le stagioni. La nonviolenza cui si riferisce è attiva, specifica e gandhiana. Cioè che fa riferimento all’esperienza storica di Gandhi, dove la nonviolenza non è più intesa e presentata come via personale di salvezza ma diventa metodo politico. Diventa un fine e anche un mezzo. La novità che viene da Gandhi e che il papa fa propria si esprime soprattutto nel metodo e nelle tecniche usate e diventa una via per il cambiamento sociale. Senza questa incarnazione si corre il rischio di un pacifismo innocuo e ininfluente. Finalmente la nonviolenza viene intesa per quello che è: non semplice a-violenza, e non mera applicazione del metodo democratico, ma come forma efficace, rivoluzionaria, per rendere testimonianza alla verità. La nonviolenza è una forma avanzata di azione per risolvere i conflitti.

Quindi vi immaginate una ricaduta concreta di queste parole anche a livello politico?
La sfida che lancia il papa anche e soprattutto all’interno della Chiesa. Il documento si rivolge a tutti ma è chiaro che una presa di posizione così precisa e difficile dovrà avere necessariamente delle ricadute nella Chiesa. Questo documento, se si vuole prenderlo sul serio, pone un punti problematici per la Chiesa, come ad esempio i cappellani militari.

Perché?
Nel documento Francesco fa riferimento a politiche della nonviolenza anche nei rapporti tra gli stati, quindi non si riferisce solo ad attività relative alla sfera personale. Quindi c’è tutto il tema del disarmo e del commercio di armamenti e anche delle politiche e strategie militari. Queste sono le principali responsabilità di quella che lo stesso Papa chiama la Terza Guerra Mondiale a pezzi. La presenza dei cappellani militari diventa quindi incompatibile con quanto viene affermato.

E per quanto concerne i rapporti tra stati invece?
È un tema che modifica certamente anche i rapporti con gli Stati, in particolare con quello italiano. Non si può più tacere né far finta di nulla. È una presa di posizione che se portata davvero ad essere applicata nella diplomazia vaticana avrà conseguente importanti e positive.

Ci sono aspetti che invece l’hanno colpita?
Ce ne sono tanti. Il testo è molto bello e dice tante cose tra le righe. Il riferimento iniziale sui bambini e le bambine che apre una riflessione nuova sul tema dell’istruzione. La nonviolenza come tutte le arti umani non si può improvvisare ma bisogna conoscerla, addestrarsi e studiare. Prima si parte meglio è. È un riferimento, per un documento pontificio, totalmente inedito. Poi la consueta umiltà di Francesco che non rivendica né riconduce solo alla tradizione cattolica queste prerogative ma si inserisce in una storia che vede Gandhi, Abdul Khan e Martin Luther King. Anche questa è una novità importante. Detto in modo chiaro: non ci si poteva aspettare di più. Ora tocca a noi.


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