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Una serra di idee nel cuore di Milano

La Fondazione Feltrinelli ha aperto la nuova attesissima sede. Che vuole essere una vera scommessa di innovazione all’insegna di un’idea attiva di cittadinanza. Un atelier di progetti, aperto a tutti. Così lo presenta il segretario generale Massimiliano Tarantino

di Giuseppe Frangi

L’aspetto esterno è bello e magnetico come si conviene ad ogni edificio uscito dalla mente di un archistar. Ma il meglio, in questo caso, è quello che è stato messo in programma per l’interno. L’oggetto è la nuova sede della Fondazione Giangiacomo Feltrinelli, progettata dal duo svizzero Herzog- De Meuron (gli architetti dello stadio olimpico di Pechino) e inaugurata in questi giorni. Sorge nel cuore della nuova Milano dei grattacieli e si integra con una sua precisa identità in quel tessuto urbano così avveniristico.

L’identità, dal punto di vista della struttura, è quella data dalla forma che ricorda tanto una serra: pianta lunga e stretta, grandi superfici vetrate come pareti e come copertura. Una sorta di grattacielo in orizzontale che sfida quelli verticalissimi di Porta Nuova. Se la forma ricorda quella di una serra non è un caso: sorge su un terreno che in origine era stato un deposito di legnami (l’attività che in passato aveva fatto la fortuna della famiglia Feltrinelli) e che poi era diventato un bellissimo vivaio. La serra è luogo per definizione di generazione e di incubazione. Così il segretario generale della Fondazione Massimiliano Tarantino ha detto che questo non è «un “lieu de mémoire” ma un “atelier de projet”: qualcosa che arrivi ad essere disarmante per innovazione e radicale per concretezza». Uno spazio di cittadinanza, è stato definito. Un coworking dove non si condividano semplicemente spazi ma soprattutto idee. Dice sempre Tarantino: «Abbiamo pensato ad uno spazio collettivo costruito sulla base del principio che essere cittadini significa conoscere e partecipare, non desistere dall’idea che si possono cambiare le cose. Uno spazio che guardi alle grandi criticità della società contemporanea in modo attivo, propositivo, sviluppando occasioni di confronto che siano in grado di dialogare ed essere comprese da tutti».

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Per questo il bello dell’edificio che ha impreziosito la nuova Milano potrebbe essere quello che si svilupperà all’interno, più ancora di quell’aspetto esterno che la sera, con le luci accese, traccia quel tratto di città come una sorta di cometa. Forse siamo di fronte ad un nuovo modello di istituzione culturale, qualcosa che non c’era ma di cui si sentiva il bisogno, nata da un privato che per storia ha uno spiccato senso della responsabilità pubblica. «Uno spazio inedito che nato per aprirsi a tutto quanto non sia solo ricerca ed elaborazione ma anche azione, arte, narrazione per divenire, nella complessità della sua offerta», garantisce Tarantino. «Un luogo dinamico, in movimento, come l’autentica dimensione di cittadinanza dovrebbe essere». La sfida è davvero di grande interesse per tutti. Da seguire da vicino.


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