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Stipendi: non si ferma il divario salariale tra uomini e donne

Negli anni della crisi è aumentato il gap che separa i sessi sul posto di lavoro in 5 paesi europei, tra cui il nostro, mentre in altri si è ridotto anche del 15%. E da noi lavora solo il 40% delle donne con tre figli, contro l’80% dei paesi del Nord

di Gabriella Meroni

Non si ferma il divario salariale tra uomini e donne in Italia, anzi negli anni della crisi è aumentato dell’1,4%. Lo certificano i dati Eurostat, secondo i quali divario nelle retribuzioni dal 2007 al 2014 è peggiorato in 5 paesi: Portogallo, Lettonia, Bulgaria, Spagna e Italia, dove è passato dal 5,1 al 6,5%. Inoltre nel nostro paese è ancora evidente la difficoltà di accedere al mercato del lavoro, soprattutto per le madri. In Danimarca lavora l’81,5% delle donne con 3 figli, quasi il doppio delle mamme italiane con tre bambini, che sono il 41,9%. Da noi ha un lavoro il 56,7% delle donne che hanno un figlio, una percentuale ben più bassa delle lavoratrici con tre figli non solo in Danimarca ma anche in Slovenia (79%), Svezia (78,1%) e altri 11 stati dell’Unione europea.

Non basta. L’andamento della povertà assoluta tra le donne durante la crisi è coerente con quello registrato nel resto della popolazione. Nel 2005 viveva in povertà assoluta il 3,5% delle donne, percentuale molto simile a quella di tutti i residenti in Italia (3,3%). Una quota che nel 2009 era salita al 4%, sia per le donne che per l’intera popolazione. Nel triennio successivo per le donne si arriva fino al 5,8%, per poi superare il 7% nel 2013, livello su cui si attesta anche oggi. Pesa anche la carenza di politiche per la promozione del lavoro femminile e del diritto alla maternità. In 10 anni la quota di bambini residenti in comuni che offrono il servizio di asilo nido ha quasi raggiunto l’80%, ma quelli iscritti non arrivano al 12%.


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