Attivismo civico & Terzo settore

Millennials e azzardo: così svendono il futuro delle generazioni

Nomisma presenta i dati di una ricerca su percezione e consumo di azzardo fra i ragazzi tra i 14 e i 19 anni. Condotta su 11mila soggetti, la ricerca mostra come l'accesso al gioco d’azzardo dei minorenni sia un grave problema: nel 2016, a dispetto di leggi e divieti il 47% dei giovani ha speso denaro in azzardo nel almeno una volta

di Marco Dotti

Millenials: l’azzardo perde appeal

L’azzardo di massa è la prima droga intergenerazionale che lega a sé, nel vincolo perverso della dipendenza, tanto gli anziani quanto i giovani. Ma proprio sui giovani, il dibattito è grande. Il fatto che i millenials – le generazioni nate fra gli anni ’80 e 2000 – siano sensibilmente meno attratti da certe forme di gambling è opinione che sembrerebbe confermata da alcuni studi, tanto che i casinò del Nevada sarebbero preoccupati per una possibile, tendenziale caduta di interesse nei confronti delle slot machine e, come ha scritto Laura Parker sul New York Times il 6 luglio scorso, pensano di riconvertire parte del loro sistema di machine gambling per attrarre in futuro questi nuovi, potenziali clienti. Da qui, l'interesse degli affaristi per gl istili di vita dei minorenni.

I dati di Nomisma

Prendiamo ora i dati, presentati questa mattina a Bologna, in un incontro moderato dal nostro Riccardo Bonacina, alla presenza del Ministro Costa. I dati vengono da Young Millennials Monitor, un osservatorio dedicato al monitoraggio di opinioni, attitudini, stili di vita dei giovani tra i 14 e i 19 anni costituito da Nomisma in collaborazione con il Gruppo Unipol. I dati riguardano un’indagine condotta proprio nel 20 da Nomisma, in collaborazione con l’Università di Bologna su un campione di scuole secondarie di secondo grado italiane che ha visto la partecipazione di circa 11.000 ragazzi dai 14 ai 19 anni.

Secondo la ricerca, il numero di giovani giocatori sarebbe in leggero calo: nel corso del 2016, il 49% dei giovani intervistati da Nomisma ha tentato la fortuna almeno una volta (rispetto al 54% dell’anno precedente), segno che l’opera d’informazione e prevenzione, generare o mirata, nonché di presa di consapevolezza da parte degli stessi ragazzi, almeno in questa fascia d’età sembra produrre risultati apprezzabili.

Tra i ragazzi osservati da Nomisma, il 72% ha dichiarato di spendere meno di 3 euro la settimana in azzardo. Un fenomeno, quello dell’azzardo, che i ragazzi intervistati percepiscono come pura perdita: è, questo, il primo fattore citato sia dal 32% degli studenti 14-19 anni che dal 25% dei soli giocatori. Solamente il 27% dei ragazzi considera il gioco un divertimento, una passione e un modo per occupare il tempo libero. Insomma, gettiamo definitivamente a mare la dannosissima maschera del gaming for fun, ossia del gioco responsabile tanto caro ai signori dell’azzardo.

Benché il gioco d’azzardo sia vietato ai minorenni, le rilevazioni, in linea con i risultati dell’anno precedente e con altri lavori, individua come le tipologie di azzardo di massa più popolari tra i giovani siano il Gratta & Vinci (nel 2015 sperimentato dal 35% degli studenti 14-19 anni), le scommesse sportive in agenzia (23%), dove sarebbe vietato persino l’ingresso ai minorenni?. Seguono le scommesse sportive online (13%) ed i concorsi a pronostico a base sportiva come Totocalcio, Totip, Totogol (12%).

La maggior parte dei giovani (27% sul totale) ha giocato ad 1-2 tipologie di azzardo legale durante il 2016; l’11% ne ha sperimentati tre o quattro e un ulteriore 11% ha partecipato ad almeno 5 tipologie di gioco, dato che denota una ricorsività preoccupante. Il 17% degli studenti delle scuole secondarie superiori è definito frequent player, ovvero ha provato una volta a settimana o anche più spesso. Era il 10,% nella precedente rilevazione (dato in crescita quindi che fa da contraltare al calo del numero di giocatori).

Dalla ricerca Nomisma apprendiamo che l’interesse per il gioco d’azzardo si lega alla ricerca di competenze e capacità di calcolo delle probabilità.

Personalmente, mi sembra un dato interessante ma andrebbe rovesciata completamente la retorica – tanto cara a certi “preventori” – del «diamo più competenze e insegniamo ai ragazzi la probabilità per farli uscire dal circolo dell’azzardo». Al contrario, questi strumenti rischiano di diventare induzione alla propensione di rischio. Fine dell’opinione personale. Torniamo ai dati.

La propensione al gioco cambia, stando alla lettura dei dati di Nomisma, in correlazione stretta colrendimento scolastico in matematica: la quota di giocatori raggiunge il 51% tra chi ha un rendimento insufficiente, mentre è pari al 46% tra chi ha votazione superiore a 8 decimi.

Secondo i dati Nomisma, la quota di giocatori sale nel caso di consumo frequente di altri prodotti sulla carta vietati ai minorenni: energy drink (63%), super-alcolici (60%) e sigarette (57%).

Differenze non trascurabili emergono anche in relazione alle tipologie di azzardo legale praticate. Chi pratica giochi di fortuna in maniera abituale avrebbe, secondo la ricerca Nomisma, una probabilità di sviluppare un rapporto problematico con il gioco d’azzardo decisamente più significativo rispetto a chi pratica giochi di abilità (rispettivamente 35% e 24% dei giocatori abituali).

Resta da capire se le categorie «gioco di abilità/gioco di fortuna» restino ancora valide, laddove il gambling ha oramai una componente in prevalenza algoritmica – per esempio nelle scommesse su eventi virtuali in Agenzia: in questo caso, la scommessa è su eventi futuri che non si realizzeranno nella realtà, ma verranno composti e articolati da algoritmi, come nel caso delle corse dei cavalli virtuali, ahinoi legali in Italia.

Leggendo ancora la ricerca Nomisma, capiamo che le pratiche di gioco problematiche siano spesso legate e si sovrappongono all’abuso nel consumo di tabacco, energy drink, alcool o droghe (droghe a parte e divieti per i minori anch’essi a parte, ricordiamo che le sale slot sono tra i pochi locali in Italia dove ancora sia consentito fumare). Gli studenti giocatori che hanno un consumo frequente di queste sostanze sono giocatori problematici in un caso su quattro, mentre i giocatori che consumano sostanze in maniera occasionale manifestano segnali problematici in un caso su venti.

In definitiva, l’indagine conferma che l’assunzione di comportamenti problematici in relazione al gambling è strettamente correlata con altri comportamenti potenzialmente additivi (fumo, alcool, sostanze stupefacenti, bevande energetiche), con un orientamento complessivo che tende a sottovalutare i rischi che ne possono derivare e con un’elevata propensione a sperimentare sensazioni ed esperienze rischiose, sconosciute ed eccitanti.


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