Cooperazione & Relazioni internazionali

Fondo Africa: due ministri dell’Interno in Italia sono troppi

Alla vigilia del Summit informale dei capi di governo Ue sulle migrazioni in programma a La Valletta il 3 febbraio, il ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale (Maeci), Angelino Alfano, presenterà domani alla Farnesina il Fondo Africa adottato nell'ultima Legge di Bilancio. Sul piatto ci sono 200 milioni di euro a favore di interventi straordinari nei paesi africani prioritari per le rotte migratorie. In settimana, Alfano emanerà l'atto di indirizzo. Ma con quali obiettivi reali? Da chi e in che modo il Fondo verrà gestito? Il commento di Nino Sergi, policy advisor di Link 2007, una delle piattaforme delle ong italiane (molto preoccupate).

di Nino Sergi

Ministro dell’Interno è, dal 12 dicembre scorso, l’on. Marco Minniti. L’on. Angelino Alfano è così passato al ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale (Maeci). Sembra però che una specie di cordone ombelicale non sia ancora stato reciso con gli affari interni lasciati poche settimane fa. Non sarà così, ma sono i fatti che spingono molte persone e molte organizzazioni della società civile, proprio in questi giorni, a non potersi liberare da questa supposizione. Partiamo quindi da essi, ed in particolare dal Fondo per l’Africa che il Maeci è chiamato a gestire nel 2017.

La legge di bilancio 11 novembre 2016 n. 232, all’art. 1, comma 621, istituisce “nello stato di previsione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, un fondo con una dotazione finanziaria di 200 milioni di euro per l'anno 2017, per interventi straordinari volti a rilanciare il dialogo e la cooperazione con i Paesi africani d'importanza prioritaria per le rotte migratorie”. La tabella 6 allegata alla legge, relativa allo stato di previsione del Maeci, fissa lo stanziamento di € 200 milioni alla Direzione generale (DG) per gli italiani all’estero e le politiche migratorie sotto la voce/obiettivo “181 – Gestione fenomeni migratori”. Tutto questo è stato approvato dal Parlamento.

Il Fondo per l’Africa era stato ripetutamente annunciato dal presidente Matteo Renzi come un deciso segnale di aumento delle risorse per la cooperazione pubblica allo sviluppo in modo da portare l’Italia al “terzo o quarto posto” nella classifica mondiale. E ciò, in vista del G7 a Taormina e dell’anno di partecipazione al Consiglio di sicurezza e per ridurre la distanza con la media europea. Istituzioni, soggetti della società civile, studiosi, media hanno atteso questo fondo per l’Africa anche per vedere concretizzate, con precisi e finalizzati progetti di sviluppo, le molte dichiarazioni politiche in favore di “interventi sulle cause dell’emigrazione”: dall’istruzione, alla salute, all’inclusione, allo stato di diritto, allo sviluppo agricolo, all’iniziativa imprenditoriale, alla creazione di posti di lavoro dignitoso e duraturo…

Il Fondo per l’Africa era stato ripetutamente annunciato dal presidente Matteo Renzi come un deciso segnale di aumento delle risorse per la cooperazione pubblica allo sviluppo in modo da portare l’Italia al “terzo o quarto posto” nella classifica mondiale.

Probabilmente la carenza di risorse e l’abitudine italiana di ‘aggiustare le cose’ hanno modificato radicalmente quanto il presidente del Consiglio aveva pubblicamente annunciato. I 200 milioni di euro non sono stati allocati alla cooperazione per lo sviluppo ma alla DG per le politiche migratorie che si trova a dover gestire, per il solo 2017 e senza le necessarie competenze gestionali, una cifra sei volte superiore al normale stanziamento annuale.

Il ministro Angelino Alfano sta per emanare un proprio Atto di indirizzo “per garantire la migliore efficacia nell’utilizzo del Fondo per l’Africa”. Ed è proprio la bozza che circola da alcuni giorni a farci ritenere che le finalità del fondo siano quelle del controllo e del contenimento dell’immigrazione, attraverso “formazione delle autorità di frontiera e di quelle giudiziarie africane, acquisto di strumentazioni per il controllo e la prevenzione dei flussi di migranti, aggiornamento e digitalizzazione dei registri di stato civile, rimpatri assistiti dai paesi di transito a quelli di origine, campagne informative sul rischio migratorio”.

I 200 milioni di euro non sono stati allocati alla cooperazione per lo sviluppo ma alla DG per le politiche migratorie che si trova a dover gestire, per il solo 2017 e senza le necessarie competenze gestionali.

Sono previsti anche interventi di cooperazione allo sviluppo e aiuti umanitari ma non trovano ampio consenso perché questo fondo “ha altre finalità” e riguarda quei paesi che possono meglio fare da argine: in particolare Libia, Tunisia e Niger. Tanti sono i soggetti beneficiari del fondo: “altre amministrazioni dello stato” italiano (leggasi in particolare Interno, Difesa), agenzie delle Nazioni Unite specializzate, perfino “l’Unione Europea e le agenzie da esse dipendenti” (si legga quelle del controllo delle frontiere esterne) e, se mai sarà mantenuta, l’Agenzia italiana pe la cooperazione allo sviluppo. Non è menzionata la possibilità di intervento delle Ong e Osc di cooperazione e aiuto umanitario, né quella delle diaspore che potrebbero, per certi paesi, dare un prezioso contributo.

La bozza dell'Atto d'indirizzo che circola da alcuni giorni a farci ritenere che le finalità del fondo siano quelle del controllo e del contenimento dell’immigrazione. Se queste erano le finalità e le modalità occorreva destinare le risorse al ministero dell’Interno.

Tutto legittimo, certamente. Ma molto deludente e ben lontano dagli annunci dei mesi passati. Se queste erano le finalità e le modalità occorreva destinare le risorse al ministero dell’Interno (che, sia detto en passant, promuove progetti di sviluppo negli stessi paesi, alla faccia dell’unicità voluta dalla nuova legge 125/2014 sulla cooperazione). Si sarebbe tradito il messaggio lanciato dal presidente del Consiglio sull’aumento delle risorse per la cooperazione allo sviluppo ma almeno il Governo avrebbe dimostrato coerenza e serietà.

Ci saremmo però aspettati (e continuiamo ad aspettarci) dal ministro degli esteri e della cooperazione internazionale qualche pugno sul tavolo per difendere decisamente l’idea originale di quei 200 milioni. Non averlo fatto nelle scorse settimane non impedisce che possa essere fatto ora. Lo speriamo. Solo così, con un almeno parziale ma significativo cambiamento dell’attuale ipotesi di gestione del Fondo, al prossimo G7 l’Italia potrà presentarsi con un impegno mantenuto, che la situerà forse non al terzo o quarto posto ma certamente non più agli ultimi posti tra i paesi industrializzati impegnati nella cooperazione internazionale.

Le Ong e Osc di Link 2007 e dell’AOI hanno presentato le loro proposte di modifica e contano che siano prese in considerazione. Non vorremmo che al prossimo Consiglio europeo di La Valletta tra pochi giorni, l’Italia si presenti con questo Fondo per l’Africa per contribuire a finanziare i blocchi navali e le operazioni militari in acque libiche e la formazione della polizia di frontiera e delle amministrazioni dei paesi africani del Mediterraneo centrale e quelli di transito. Operazioni legittime, ma inopportune se portate avanti da un ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale. Della cooperazione internazionale, per l’appunto, e non è più ministro dell’Interno.

Non vorremmo che al prossimo Consiglio europeo di La Valletta, l’Italia si presenti con questo Fondo per l’Africa per contribuire a finanziare i blocchi navali e le operazioni militari in acque libiche. Operazioni legittime, ma inopportune se portate avanti da un ministro degli Esteri e della Cooperazione internazionale.

Vale la pena ricordare che pochi giorni fa una delle reti delle Ong, “Link 2007”, ha presentato una propria proposta, aperta all’approfondimento, per affrontare il tema dell’immigrazione e dell’asilo. Una proposta articolata, che cerca di tener presente e di tenere connessa la complessità della realtà, evitando di limitarsi ai soli aspetti relativi alla sicurezza, pur importanti e da considerare accortamente. Nella convinzione che da soli, come si sta facendo, questi aspetti e le relative misure non potranno mai dare risultati efficaci e duraturi. Il testo della proposta si trova nel sito www.link2007.org/press/immigrazione-e-asilo/.


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