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Cyberbullismo, il Senato approva la legge (con polemica sul gender)

Via libera del Senato al testo per la prevenzione e il contrasto del bullismo e del cyberbullismo. Tolti i riferimenti repressivi e penali aggiunuti alla Camera, restano le precisazioni sulle azioni interne alla scuola. Polemica di Giovanardi: al tavolo siederanno associazioni impegnate sulle problematiche di genere.

di Sara De Carli

Approvata la legge sul cyberbullismo, con un ritorno del testo all’impostazione originaria, centrata solo sui minori e quindi sulla prevenzione. Il Senato ha cancellato le norme penali e repressive che erano state introdotte dalla Camera, come pure l'allargamento delle tutele anche agli adulti. Tutte le forze politiche hanno espresso un voto favorevole, eccetto GAL che si è astenuta. Il testo ora passa alla Camera in quarta lettura.

«Abbiamo rimesso al centro i minori, perché la cura delle vittime e il recupero dei responsabili sono possibili solo attraverso una corretta educazione al corretto utilizzo delle nuove tecnologie», ha commentato la senatrice Elena Ferrara, prima firmataria della legge: «l’auspicio è che si possa al più presto convergere sui punti di condivisione per chiudere in questa legislatura, con il definitivo passaggio alla Camera, un percorso da molti atteso. Manca solo un passo, sono certa che anche a Montecitorio ci sarà una forte presa di coscienza sulla necessità di rendere operativa la normativa al più presto».

Ferrara, che è stata insegnante di Carolina Picchio, la prima vittima accertata di cyberbullismo, in Aula ha ricordato proprio l’impegno del padre della ragazza, Paolo Picchio: «a Carolina sarà dedicato il Centro nazionale per la cura delle vittime di cyberbullismo e il recupero dei bulli, con sede alla Casa Pediatrica del Fatebenefratelli-Sacco di Milano, una prova tangibile che lo stesso percorso di costruzione del ddl ha già portato ad importanti risultati, dalle Linee guida di prevenzione e contrasto al bullismo e al cyberbullismo emanate dal Ministero dell’Istruzione la scorsa primavera alle prime leggi regionali in tema di cyberbullismo approvate in Lazio e in Lombardia. Il Centro, ha affermato la senatrice, partirà a breve: solo nel 2016 la Casa pediatrica ha gestito 1.200 casi di disagio minorile da tutta Italia, con 7mila richieste arrivate. Dei 1.200 casi trattati, l'80 per cento interessa Internet, il deep web e i social network: «Si tratta dei primi dati ufficiali in materia di patologie legate alle nuove tecnologie. È il cyberbullismo a farla da padrone, con il 35 per cento dei casi. A seguire ci sono fenomeni di gioco d'azzardo online, sexting, vamping e alienazione da smartphone, fino alla dipendenza da Internet», ha detto la senatrice.

Ferrara ha anche valorizzato il contributo emendativo fatto dai colleghi della Camera, che «ha avuto il merito di precisare e rafforzare le strategie di intervento nella scuola, in riferimento alla nuova cornice della legge 107 sulla Buona Scuola, rafforzando le collaborazioni tra i Ministeri (ad esempio con un maggior coinvolgimento del Dipartimento di giustizia minorile e di comunità) e di prevedere più puntualmente reti territoriali per rendere più efficace la prevenzione e il contrasto al fenomeno». Sono state incluse anche risorse per campagne informative pluriennali da parte della Presidenza del Consiglio con il MIUR e l'AGCOM. «Tra le altre modifiche, c'è un'attenzione alle problematiche di genere, che possiamo ricondurre alla cronaca, ma anche derivare dalle direttive europee sulla sicurezza digitale dei minori».

Proprio queste “problematiche di genere” hanno motivato l’astensione di GAL dal voto. Il senatore Giovanardi ha criticato il mancato accoglimento di un emendamento di Lucio Malan (FI) volto a sopprimere il riferimento alle tematiche di genere per le associazioni che partecipano al tavolo tecnico per la prevenzione del cyberbullismo. Un riferimento che era già stato tolto dal Senato in prima lettura (il testo prevedeva comunque la lotta contro la discriminazione all'orientamento sessuale e prevede che nel tavolo siedano le associazioni di comprovata esperienza che si occupano di minori e in particolare quelle attive nel contrasto del bullismo e al cyberbullismo) e che il relatore aveva inizialmente accolto dicendo che «gli aspetti di genere sono fondamentali, ma sono inclusi nell'expertise complessivo che riguarda le tematiche dell'adolescenza». Anche il Governo, con la sottosegretaria D’Onghia, aveva affermato che «il testo è abbastanza semplice, parla di associazioni con comprovata esperienza nella promozione dei diritti dei minori e degli adolescenti. Fermandosi qua, si sarebbero garantite tutte le associazioni che si occupano di diritti dei minori e degli adolescenti, senza mettere fuori nessuno, perché ci sono tante associazioni che si occupano anche di altri diritti. Il Governo si rimettere al voto dell'Assemblea, ma secondo la mia opinione se ci fermiamo alle parole “dei minori e degli adolescenti”, sicuramente siamo in grado di garantire tutti senza eccezione alcuna».

L’emendamento alla fine non è stato approvato e il riferimento esplicito ad associazioni esperte in problematiche di genere è entrata nel testo della legge: «Se il senatore Giovanardi non vuole che ai tavoli siedano le associazioni LGBT, deve chiedere che si eliminino da quel tavolo le associazioni che si occupano di prevenzione al bullismo perché le associazioni LGBT nel nostro Paese sono primariamente e da tempo antico le principali sostenitrici e promotrici di azioni e progetti contro il bullismo nelle scuole e nella società. Il passaggio sulle “tematiche di genere” non ha niente a che fare con l'identità, il lavoro e l'azione delle associazioni LGBT», ha sostenuto il senatore Lo Guidice.

Foto Unsplash/ Tom Sodoge


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