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Mutilazioni genitali femminili, alta diffusione nelle comunità di migranti

I numeri del fenomeno presentati oggi dall’Università Bicocca durante l’incontro organizzato dall'ong e dall’Associazione Culturale Zona in vista della Giornata Mondiale e in occasione della proiezione del cortometraggio Uncut. Servizi, informazione e prevenzione le parole chiave per contrastarla

di Redazione

Nelle comunità di migranti che vivono in Italia vi sono molte donne con mutilazioni genitali femminili con percentuali che variano a seconda del paese di origine. Le stime aggiornate al 2016 suggeriscono che il numero di donne straniere maggiorenni con mutilazioni genitali femminili presenti in Italia si attesti tra le 46mila e le 57mila unità a cui si aggiungono le neocittadine Italiane maggiorenni originarie da paesi dove la pratica esiste (quantificate tra le 11mila e le 14mila unità) e le richiedenti asilo. Oltre il 60% delle donne con mutilazioni genitali femminili presenti in Italia proviene da Nigeria ed Egitto.

Se si considera invece la prevalenza all’interno delle principali comunità sono le donne somale ad essere più colpite (83,5%), seguite da quelle che provengono dalla Nigeria (79,4%) e dal Burkina Faso (71,6%). Sono alcuni dei risultati dell’indagine condotta nell’ambito del progetto Daphne MGF-Prev coordinato in Italia dall’Università degli Studi di Milano – Bicocca finalizzato alla stima della reale dimensione di questa pratica tra le comunità residenti nel nostro Paese. I risultati preliminari della ricerca verranno presentati giovedì 2 febbraio in occasione dell’incontro organizzato a Milano da ActionAid in collaborazione con l’Associazione Culturale Zona e il Comune di Milano in vista della Giornata Mondiale contro le Mutilazione Genitali Femminili del 6 febbraio. Per altre nazionalità, l’indagine – condotta con interviste face-to-face – rivela incidenze minori ma comunque significative del fenomeno: al quarto posto per diffusione delle mutilazioni c’è la comunità egiziana (60,6%), seguita da quelle eritrea (52,1%), senegalese (31%) e ivoriana (11%).

Durante l’incontro, che ah avuto il patrocinio del Comune di Milano, verrà proiettato il cortometraggio “Uncut. La lotta delle donne contro le mutilazioni genitali femminili”, realizzato dalla giornalista Emanuela Zuccalà e dalla fotoreporter Simona Ghizzoni con il supporto di ActionAid e grazie al contributo dello European Journalism Centre e della Bill & Melinda Gates Foundation. Il cortometraggio è parte di un progetto giornalistico multimediale sulle mutilazioni genitali femminili realizzato in collaborazione con Zona e ActionAid e premiato con numerosi riconoscimenti. “Incontrando donne combattive in Somaliland, Kenya e Etiopia”, raccontano Zuccalà e Ghizzoni, “abbiamo scelto di dare voce, oltre che alla sofferenza provocata dalla mutilazione genitale, al loro coraggio di opporsi a una tradizione millenaria che le fa ingiustamente sfiorire nel corpo e nel ruolo sociale: Uncut è dunque una testimonianza d’impegno femminile, costante e testardo a dispetto di ogni ostacolo, per l’emancipazione”.

In occasione della Giornata Mondiale contro le Mutilazioni Genitali Femminili del 6 febbraio, ActionAid promuove inoltre la mobilitazione online (hasthtag #endFGM). Testimonial, attivisti e influencer pubblicheranno sui loro profili social una foto con indosso il simbolo della campagna: un soffione viola, simbolo di libertà ed espressione del desiderio di lasciar andare il passato, permettere al presente di trasformarsi in un futuro libero da vincoli fisici ed emotivi. Ogni partecipante sarà così il simbolo positivo di un seme del soffione che vola nel vento per informare, sensibilizzare, mobilitare, affinché in futuro nessuna bambina subisca più questa pratica crudele e pericolosa. Aderiscono alla campagna di sensibilizzazione, tra gli altri, la Federazione Italiana Rugby.

La nuova mappa che emerge dallo studio della Bicocca conferma che le mutilazioni sono un tema di grande importanza anche in Italia. La presenza di donne con mutilazione genitale femminile evidenzia la necessità di mettere in atto politiche di prevenzione nei confronti delle bambine migrate da piccole o nate in Italia. Per combattere questa forma di violenza, ActionAid ha lanciato il progetto AFTER che prevede percorsi di empowerment per le donne e attività di informazione ed educazione per le loro comunità affinché rifiutino questa pratica: “Con questo progetto intendiamo sensibilizzare un più ampio pubblico in Europa sull’esistenza di un problema che spesso è percepito come lontano. Le parole chiave per contrastarlo sono servizi, informazione e prevenzione. Oltre al lavoro a diretto contatto con le comunità, insieme con i nostri partner svolgeremo attività di campagna rivolte alle istituzioni, con raccomandazioni per migliorare gli interventi di contrasto al fenomeno”, spiega Beatrice Costa, Responsabile Programmi di ActionAid Italia. Il progetto AFTER è finanziato dal Programma Diritti, Uguaglianza e Cittadinanza dell’Unione Europea e si svolge in cinque stati: Italia, Spagna, Belgio, Svezia e Irlanda.

Nel mondo le mutilazioni genitali femminili sono un fenomeno che coinvolge almeno 200 milioni di ragazze e donne in almeno 30 paesi e costituiscono una grave violazione dei loro diritti fondamentali. Un problema che riguarda anche l’Europa: l’Università degli Studi di Milano – Bicocca, stima la presenza di circa 550mila immigrate di prima generazione al 2011 nell’area EU28 (più Svizzera e Norvegia). Sebbene vietate in molti paesi dell’Unione Europea, sono un problema che riguarda anche bambine e giovani donne migranti che vivono nel nostro territorio, spesso a rischio di subirle quando tornano nel loro paese di origine durante periodi di vacanza per visitare i parenti.