Cooperazione & Relazioni internazionali

Migranti: Trump chiama, l’UE risponde (e si allinea)

Aiuti militari alla Libia affinché fermi i migranti diretti in Europa: è questa la soluzione al problema delle migrazioni? C'è davvero differenza fra i muri di cemento di Trump e questi muri, di navi militari, che l'Europa vorrebbe porre fra sé e l'Africa?

di Marco Ehlardo

Era stato uno dei punti forti della sua campagna elettorale, ed appena entrato in carica il neo presidente degli U.S.A. ha tenuto fede alle sue promesse di un forte contrasto alle migrazioni. Prima il muro al confine col Messico, in realtà un rafforzamento di quello già costruito dal “democratico” Clinton. Poi la firma di un provvedimento che, tra gli altri punti, prevede lo stop al programma di ammissione dei rifugiati, la sospensione dell’ingresso delle persone provenienti da sette Paesi a maggioranza islamica (Siria, Libia, Iraq, Iran, Somalia, Yemen, Sudan) e la riduzione futura del numero annuo di rifugiati ammessi negli U.S.A. da 110.000 a 50.000, con priorità alle minoranze religiose perseguitate (traduzione: cristiani).

Dall’Unione Europea, e da molti dei suoi leader, si è alzato un coro di proteste e di condanne di questi atti. In sostanza si è voluto dire che gli U.S.A. chiudono all’accoglienza ed al rispetto dei diritti (ahinoi vero), mentre l’UE continuerà a farlo. Peccato ci sia un piccolo problema di coerenza.

In un recente vertice UE informale, tenutosi in vista dell' incontro formale a Malta di oggi, 3 febbraio, è stato presentato un piano per bloccare le partenze dei migranti dalla Libia. Il piano porta la firma del Commissario europeo all’immigrazione Dimitri Avramopoulos, dell’Alto rappresentante della Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza Federica Mogherini e di Joseph Muscat, premier di Malta, presidente di turno dell’UE.

In poche parole, il piano prevede di finanziare e fornire aiuti militari alla Libia perché fermi i migranti in mare e li riporti sulle coste. Non potendo costruire un muro di cemento in mare, lo si sostituisce con uno sbarramento di navi militari. Qual è la differenza col muro trumpiano?

Si parla, poi, di migliorare le condizioni dei migranti nei campi in cui sono trattenuti in Libia. Il tutto, con classica excusatio non petita, per “salvare vite umane” e “garantendo il diritto di asilo”. Si tratta di un tentativo di replicare l’accordo con la Turchia, col quale sono stati bloccati i flussi di migranti verso la Grecia. Ma rispetto a quell’accordo, già di per se sufficientemente scellerato, ci sono ulteriori dubbi e problemi molto gravi.

In primis, è facile dire “faccio un accordo con la Libia”. Ma quale Libia? Quella del governo riconosciuto di al-Sarraj a Tripoli, che però controlla solo un quarto del Paese, e non è capace di controllare completamente nemmeno la capitale. Ci sono poi il parlamento di Tobruk e soprattutto l’Esercito Nazionale Libico (LNA) del potente generale Haftar, sostenuto da Russia ed Egitto, e che controlla un’altra parte significativa del Paese; e ci sono una miriade di milizie armate, tra le quali pezzi da novanta quali IS ed Ansar al-Sharia. Dunque, anche se si volesse ritenere l’accordo positivo (e non lo è), da un lato sarebbe un accordo comunque zoppo, dall’altro si spingerebbero i migranti nelle zone controllate da Haftar, o peggio dalle milizie jihadiste.

Secondo punto: una volta che la Guardia Costiera Libica riporterà i migranti a terra, che fine farebbero? Qui entra in ballo la questione dei campi libici, che la stessa Commissione Europea giudica “inaccettabili e lontani dagli standard di rispetto dei diritti umani”, e che l’ambasciata tedesca in Niger ha definito persino “peggiori dei campi di concentramento”, denunciando esecuzioni, torture e stupri. In pratica, dei lager di stampo nazista. Che il piano UE li citi e, sostanzialmente, li individui come luogo in cui riportare i migranti bloccati in mare (seppur con non meglio precisati “miglioramenti”) è gravissimo, perché in qualche modo gli si dà copertura legale. Con buona pace del “salvare vite umane”. Va inoltre sottolineato che solo una parte di questi lager è sotto il controllo del governo di Tripoli, e dunque potenzialmente “migliorabile”. Tutti gli altri restano e resterebbero comunque fuori controllo.

Terzo punto: è sempre bene ricordare che la Libia non ha mai sottoscritto la Convenzione di Ginevra sui rifugiati del 1951. Dunque l’UE intende subappaltare la gestione del diritto di asilo ad un Paese che non lo riconosce. Un grande capolavoro di coerenza. Come analogo capolavoro di coerenza è il fatto che quella Convenzione i Paesi UE l’hanno ampiamente sottoscritta e dicono di rispettarla; ma la Convenzione parla di divieto di respingimento, e far bloccare i migranti in mare dai libici è a tutti gli effetti un respingimento, seppur delegato. Complimenti.

Quarto punto: il piano UE parla di separare, in quei campi, i migranti forzati (quelli “buoni”) dai migranti economici (quelli “cattivi”). Chi lo farà, e con quali criteri? E poi i cosiddetti e presunti migranti economici che fine faranno? In una situazione così insicura come quella libica, il rischio di lasciarli in mano a sfruttatori, in condizioni di schiavitù, e soggetti a torture e violenze di ogni tipo è altissimo. Ed inaccettabile.

Quinto punto: da chi e come sarà gestito il diritto di asilo nei campi libici. Nella proposta si parla di organizzazioni internazionali. Ora, uno dei problemi è che l’UE, con apposite direttive, si è dotata di comuni e precise procedure e qualifiche dello status che, trovandosi i richiedenti in territorio extra-UE, non saranno applicabili. Le organizzazioni internazionali potranno, allora, far riferimento alla sola Convenzione di Ginevra, che, essendo datata al 1951, prevede requisiti molto più stringenti per lo status di rifugiato. C’è poi la questione della Protezione Umanitaria, che in Italia è una terza forma di protezione (dopo lo Status di Rifugiato e la Protezione Sussidiaria) che le Commissioni Territoriali possono riconoscere, e che attualmente è la forma ampiamente maggioritaria di protezione riconosciuta nel nostro Paese; ma la Protezione Umanitaria sarebbe certamente esclusa in questo caso. Dunque un numero altissimo di persone che avrebbero diritto alla protezione non l’avrebbero. Inoltre, ci troveremmo nella situazione in cui due richiedenti, con gli stessi diritti, sarebbero trattati in maniera opposta nel momento in cui uno di loro riuscisse ad arrivare in Italia e l’altro no. È questo “garantire il diritto di asilo”? E poi non sono un giurista, ma credo che sia lapalissiano che ci sia un problema giuridico enorme.

Dunque, lungi da me minimizzare l’operato in questo campo di Trump, che ritengo fianco illegale, ma l’ipocrisia dell’UE, che da un lato lo critica e dall’altro si comporta in maniera sostanzialmente analoga, è persino peggio.

E dopo il pasticcio della riforma immigrazione in itinere in Italia, a firma Minniti, e questa proposta UE, a firma di esponenti importanti della “sinistra” italiana ed europea, dovremmo chiederci se il problema siano davvero e unicamente i Salvini e le Le Pen.


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