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Cooperazione & Relazioni internazionali

I volontari che salvano le vittime di mutilazione genitale femminile

A creare le mappe online per aiutare gli operatori a localizzare e salvare le ragazze in pericolo, è un piccolo esercito di volontari provenienti da tutto il mondo che, dal computer di casa, ricostruiscono le mappe delle zone rurali più remote dell’Africa, dove non arriva nemmeno Google maps

di Ottavia Spaggiari

È un pool di volontari da tutto il mondo, quello che lavora alla mappatura delle potenziali vittime di mutilazione genitale femminile, nelle zone più remote dell’Africa. Obiettivo: aiutare gli operatori sul territorio a raggiungere i villaggi più lontani, intervenendo prima che i rituali di mutilazione abbiano inizio.

Da maggio 2016 a oggi, secondo il Guardian, sono 600 i volontari da tutto il mondo che hanno lavorato per compilare la mappa del territorio circostante il centro di accoglienza di Mugumu, nel distretto del Serengeti, in Tanzania, un Paese dove il 15% delle ragazze e delle donne trai 15 e i 49 anni, sono state sottoposte alla mutilazione.

Utilizzando le immagini satellitari di OpenStreetMap, un servizio di mappatura gratuito e in crowdsourcing, per rintracciare case, edifici e punti di riferimento e incrociando i dati con quelli delle cartine stampate e online, i volontari arrivano a creare mappe navigabili, accessibili anche senza internet. Altri volontari più esperti poi, verificano il lavoro dei colleghi più giovani per garantire l’affidabilità delle mappe.

Gestite da Crowd2Map, le mappe open-source sono scaricate attraverso app come Maps.me e funzionano anche grazie al reclutamento di persone sul territorio, che possano contribuire all’integrazione di informazioni, nominando i paesi e i villaggi più remoti e aggiungendo inoltre altri punti di riferimento, come scuole, ospedali e negozi.

Un lavoro di volontariato a distanza che può letteralmente salvare la vita delle persone. Basti pensare che, sempre secondo il Guardian, sono già diverse le ragazze che, proprio grazie a questa mappatura, sono riuscite a trovare una protezione sottraendosi alla mutilazione, mentre, sempre grazie al servizio, nell'ultimo anno una persona è stata arrestata.

L’ultimo salvataggio, il mese scorso, quando una persona ha chiamato il centro di accoglienza di Mugumu, affermando che, i vicini di casa stavano preparando il rituale per una ragazzina adolescente. “Avevamo ricevuto un messaggio relativo al fatto che una ragazza nel villaggio di Nyamoko, sarebbe stata tagliata, quella sera. Il suo vicino ci ha raccontato che era stata picchiata e rinchiusa in una stanza dopo che aveva cercato di fuggire”, ha raccontato Wambura Kisika, un rappresentante legale del centro di accoglienza, che si è occupato del caso. E se si sapeva che bisognava intervenire in tutta fretta, nessuno aveva idea di dove si trovasse il villaggio di Nyamoko che, come gran parte del territorio a nord del Parco Nazionale del Serengeti, non compariva su Google Maps. È proprio per questo che è entrato in gioco il sistema di mappatura in crowdsourcing dei volontari, grazie al quale Kisika e i colleghi sono riusciti a localizzare la casa della ragazza in pericolo e a salvarla.

“Una delle nostre sfide più grandi è non conoscere tutti i villaggi. Non sappiamo dove sono quelli più remoti,” ha raccontato Rhobi Samwelly, il direttore del centro di accoglienza di Mugumu. “Questo rende il nostro lavoro estremamente difficile durante la stagione dei tagli.” La cutting season, la “stagione dei tagli”, infatti comprende il periodo dell’anno nel quale avvengono la maggior parte delle mutilazioni, tra la fine di novembre e metà dicembre, cioè quando le ragazze tornano nei villaggi di origine per le vacanze. Lo scorso anno, in questo periodo, 233 ragazze si sono rifugiate a Mugumu per sfuggire al rituale.

Diventare volontario e salvare una vita dal proprio pc sembra più semplice di quanto si pensi. Parola di Sophia Robson, una volontaria di Londra, che ha partecipato alla costruzione della mappa che permesso il salvataggio del mese scorso a Nyamoko. “È una cosa di cui ti puoi fare carico, basta prenderla in mano e farla,” ha raccontato Robson. “Quando clicchi sul tasto “completa”, alla fine di quella mezz’ora o di quell’ora, hai raggiunto un obiettivo, una risposta positiva e una cosa indescrivibile, nel suo orrore.”

Un lavoro eccezionale quello dei volontari: all’inizio del 2016 ad essere mappati erano appena 735 edifici e meno di 5mila km di strada nel distretto del Serengeti. Ad oggi la mappa conta 277,198 edifici e circa 22mila km di strada.

Per diventare volontario:

  1. Creare un account su OpenStreetMap https://www.openstreetmap.org/
  2. Identificare un mapping task su http://tasks.hotosm.org/ tutte le istruzioni qui: http://bit.ly/FGMTanz17

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