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Migranti: la tv ne parla meno e “meglio”, ma l’odio invade i social

Secondo il IV Rapporto Carta di Roma dell'Osservatorio di Pavia sul rapporto tra media e migranti, il 2016 è stato l'anno della «metabolizzazione» del fenomeno migratorio, con un calo dei toni allarmistici e più spazio all'accoglienza. Ma i racconti tornano drammatici se si parla di casi di cronaca, e sui social media l'hate speech è all'ordine del giorno

di Gabriella Meroni

Meno notizie “sparate” nei telegiornali sulle presunte “invasioni” di migranti in Italia, meno toni allarmistici e più spazio all’accoglienza; ma il tenore degli articoli torna a drammatizzarsi se si parla di cronaca nera e, soprattutto, odio e intolleranza dilagano senza controllo sui social media. Sono queste in sintesi le conclusioni cui arriva “Notizie oltre i muri” – IV Rapporto Carta di Roma, curato dall’Osservatorio di Pavia in collaborazione con l’Osservatorio europeo per la sicurezza, che analizza come ogni anno (la versione presentata da poco alla Camera dei deputati riguarda il 2016) i media presentano il fenomeno migratorio e gli stessi migranti.

Ma ecco i numeri. Nel 2016 la presenza delle notizie in prima pagina sui quotidiani è stata ancora alta: con 1.622 notizie dedicate al tema dell’immigrazione è stato registrato un ulteriore aumento degli articoli sui quotidiani esaminati, mentre nei telegiornali la visibilità̀ del fenomeno migratorio ha visto un calo del 26% rispetto al 2015. Nel 2016 è stato inoltre registrato un calo della componente allarmistica, in ragione della visibilità che hanno avuto le dimensioni della politica e della gestione dell’accoglienza. «Il 2016 appare come l’anno della “metabolizzazione” del fenomeno migratorio», spiega Paola Barretta, Senior Media Analyst dell’Osservatorio di Pavia, «senza i picchi e i “record” di visibilità̀ dell’anno precedente».

Nei quotidiani più della metà dei titoli nel corso dell’anno ha riguardato muri e frontiere (57%) mentre la restante parte di titoli/notizie (il 43%) è la cronaca degli sbarchi e delle tragedie del mare. Gli sbarchi diventano normali ma non lo è quello che accade un attimo dopo, o prima: i paesi di transito e origine dei flussi sono spesso dimenticati. Infatti, pur essendo di nuovo l’accoglienza (con il 34%) il tema attorno al quale ruota la maggior parte della comunicazione sull’immigrazione, è diminuito rispetto al 2015 di oltre 20 punti percentuali. Tra le questioni assenti, oltre a quella del post-accoglienza e dell’integrazione, vi è anche quella dei corridoi umanitari.

Caratteristica del 2016 è però la costante presenza della politica nel racconto mediatico del fenomeno migratorio: esponenti politici italiani sono intervenuti in voce nei tg di prima serata nel 33% dei servizi sull’immigrazione, mentre gli interventi di politici dell’Unione europea sono pari al 23%: in pratica, in 1 servizio su 2 il dibattito sull’immigrazione è animato da politici. La voce di immigrati, migranti e rifugiati viene invece data solo nel 3% dei servizi e spesso in contesti negativi. Un dato peggiore del 2015, quando erano presenti nel 6% dei servizi.

Permangono tuttavia toni ansiogeni nella cronaca nera e sul rischio di attentati di matrice jihadista. Altro punto dolente è rappresentato dai social media: qui, nonostante la legislazione contro l’hate speech e le norme di autoregolamentazione delle piattaforme social, si assiste alla proliferazione di linguaggi profondamente intolleranti a contorno di una vicenda drammatica. «La tematizzazione politica, però, prolifera mescolando cronaca nera, disagio sociale e visioni politiche», notano gli esperti dell’associazione, «fino a sfociare nei social media in un violento scontro ideologico fra accuse di razzismo da una parte ed eccesso di buonismo verso gli immigrati dall’altra». Su Twitter, in particolare, si assiste a una deumanizzazione del linguaggio, compaiono insulti razzisti e sessisti violentissimi, si estremizzano opinioni in un conflitto virtuale fra parti avverse, abbandonando ogni remora di giudizio.


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