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Milano, posti esauriti all’hub. Ora dove andranno i profughi?

La struttura di via Sammartini, gestita da Progetto Arca, era nata per accogliere i "transitanti", ma tra i rifugiati che arrivano a Milano ora la stragrande maggioranza chiede asilo e si ferma. «Avevamo lanciato l'allarme mesi fa... tra poche settimane riprenderanno in forza gli sbarchi e noi non avremo più spazio per accogliere neppure le donne con i bambini» ricorda Alberto Sinigallia che a giugno scorso aveva già posto il problema su Vita.it

di Antonietta Nembri

Quanto avevamo paventato poco più di sei mesi fa (leggi qui la news) si è puntualmente avverato. All’Hub di via Sammartini gestito da Progetto Arca i posti per i nuovi arrivati scarseggiano sempre di più. «Stanotte sono arrivati in 14, i posti sono tutti occupati ora accogliamo 230 persone, ma ai primi di marzo quando con la buona stagione riprenderanno gli arrivi in massa cosa faremo?». A chiederselo è Alberto Sinigallia, presidente di Progetto Arca che gestisce l’hub di via Sammartini e che a giugno dell’anno scorso aveva lanciato l’allarme.

«Quando è nato l’Hub è stato pensato come un luogo di transito, le persone si fermavano per poco tempo, addirittura alcune ore e poi venivano smistate nei diversi centri di accoglienza milanesi, il turnover era altissimo» ricorda ancora Sinigallia.
Ma le dinamiche ormai sono completamente cambiate: se prima la stragrande maggioranza dei rifugiati che approdava a Milano ripartiva nel giro di pochi giorni, oggi solo il 10/15% se ne va verso il nord Europa «negli ultimi giorni hanno fatto domanda di asilo in quasi 150, ma ormai da tempo i 1.100 posti disponibili in città sono pieni» insiste Sinigallia.

In pratica il flusso in uscita si è praticamente fermato, ma non quello in entrata e l’hub non è un luogo con posti infiniti: la capienza massima è di 250 persone e nelle prossime settimane non è difficile prevedere che si arriverà al limite, continua il presidente di Progetto Arca: «Ormai da mesi la disponibilità di posti letto in altri centri è pari a zero. Quando lanciammo l’allarme l’estate scorsa c’erano poco più di 600 posti ancora disponibili nelle strutture comunali, ma ci eravamo accorti che di fronte al cambiamento del trend, cioè l’aumento di quanti si fermavano per chiedere asilo, se non si fosse iniziato a pensare al futuro si sarebbe arrivati alla situazione di questi giorni». Cosa che puntualmente è avvenuta, anche perché chi chiede asilo ha davanti a sé diversi mesi di attesa prima che la pratica venga portata a termine.

La preoccupazione di Sinigallia è una: tra poche settimane con il miglioramento delle condizioni atmosferiche riprenderanno in forza gli sbarchi –da notare che già nell’ultimo weekend sono approdati al sud oltre un migliaio di profughi – a quel punto la situazione non sarà più sostenibile «non possiamo buttar fuori chi è qui, ma non vorremmo dover lasciare per strada donne con bambini o minori non accompagnati. Ma non sapremmo dove metterli. Temo che se non cambieranno le cose e non si inizierà a ragionare su come accogliere chi arriverà a Milano a marzo, ci ritroveremo con decine e decine di persone che dormiranno per strada, cose che è già avvenuta a settembre con la gente che dormiva sotto i ponti».

Il tempo scorre, ma non porterà da solo la soluzione del problema: la primavera si avvicina e con essa nuovi sbarchi. Milano si deve preparare e chi è in prima linea non può che riconoscere i segni e lanciare l’allarme.

In apertura foto di Dan Kitwood/Getty Images