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Italia non profit: la cultura dei dati al servizio della filantropia strategica

«Crediamo che il non profit sia un motore fondamentale per comprendere i bisogni sociali e costruire una migliore convivenza civile» raccontano Maiolo e Frangione, fondatrici della piattaforma Italia non profit. «Nella nostra visione la trasparenza è una pratica diffusa e accessibile a tutti e come tale deve essere sostenuta da strumenti concreti. Crediamo che essa sia il punto di partenza e non quello di arrivo»

di Marco Dotti

Possiamo davvero continuare a scindere un approccio pragmatico nello studio del non profit e l'esigenza , avvertita da tanti, di maggior chiarezza sulla generatività delle pratiche di dono, condivisione, cura? Possiamo davvero continuare a ridurre il grande tema dell'accountability, ossia della valutazione degli impatti di quelle pratiche, a rendicontazione sterile, delegata a qualche patinato bilancio sociale? No, non possiamo. Ecco perché va rovesciata la prospettiva: la trasparenza che finora è stata l'eccezione, deve diventrare la regola e affiancarsi a narrazione e coerenza. Più chiarezza, non si significa gettare altro smalto sul nulla. Significa al contrario attivare quel processo generativo che vede nel legame e nella mutua condivisione e nel reciproco, non conflittuale, controllo elementi costitutivi della società civile.

«Dati, ricerche, conoscenza servono per valorizzare il terzo settore. Le informazioni e la fiducia rendono i donatori più consapevoli e coinvolti», raccontano Mara Maiolo e Giulia Frangione, fondatrici di Italia non profit, una start-up innovativa a vocazione sociale che ha dato vita a una piattaforma, per ora in versione beta, dove grandi e piccole realtà possono iscriversi e mettere in chiaro chi sono, come operano, cosa fanno.

«Crediamo che il non profit sia un motore fondamentale per comprendere i bisogni sociali e costruire una migliore convivenza civile» raccontano Maiolo e Frangione. Per questo, «nella nostra visione la trasparenza è una pratica diffusa e accessibile a tutti, e come tale deve essere sostenuta da strumenti concreti. Crediamo che essa sia il punto di partenza e non quello di arrivo».

L'idea alla base di Italia non profit è semplice, ma al tempo stesso richiede un'articolata elaborazione e un processo non immediato di elaborazione. Gli enti non profit dispongono infatti di grandi quantità di dati, utili e preziosi ma non aggregati. I ricercatori di Italia non profit li raccolgono, li trattano e li verificano organizzandoli in profili aggiornati e fruibili. Con i dati produce analisi di supporto al terzo settore, alla cultura del dono, alla filantropia strategica.

Come sottolineano Giulia Frangione e Mara Moioli: «si parla da anni di diffusione della cultura del dono e di quanto la trasparenza e la misurazione siano fondamentali per la crescita delle donazioni in Italia. Le informazioni rafforzano l’operato delle organizzazioni e la loro capacità di costruire legami fiduciari. Il dato per il dato, se non supportato da un legame, rischia di essere un esercizio di stile (e in ogni caso, ben venga!). Al contempo, la retorica dell’accountability non sostanziata da rendiconti e narrazioni, è un’opportunità sprecata! Per questo motivo siamo uno strumento per gli enti (a supporto delle loro relazioni), e uno strumento per i donatori (a supporto delle loro scelte). Ed è grazie al sostegno dell’associazione Assif e degli enti che si sono prestati al percorso di test e analisi con grande disponibilità e lungimiranza, che adesso Italia non profit può uscire. Loro per primi hanno aderito a questo nuovo modo di raccontare il Terzo settore. Chi vorrà aprirsi, da oggi potrà farlo. Chi vorrà informarsi, perché scettico o curioso o appassionato, saprà dove poterlo fare.»

Ad oggi, in Italia non esistono né un registro unico consultabile che consenta confronti ed elaborazione di dati fra gli enti non profit, né uno standard di trasparenza e affidabilità che consenta di leggerne l’operato pur trattandosi, secondo il censimento Istat del 2011, di un settore che conta 680.811 dipendenti e che genera il 4% del PIL italiano. I donatori trovano le informazioni relative agli enti solo sui canali dell’ente stesso, senza avere la possibilità di confronti e letture indipendenti.

Mara Maiolo e Giulia Frangione, che vengono da un percorso di ricercatrici di economia e scienza della politica, hanno lavorato tre anni sul progetto di Italia non profit proprio per dare un archivio digitale dinamico dove enti non profit, imprese e persone fisiche possono trovare informazioni su altri enti non profit, sulla loro salute economica, trasparenza e proattività sul territorio.

A gennaio, la piattaforma aveva registrato 100 organizzazioni non profit distribuite per forma giuridica in fondazioni (21%), associazioni riconosciute (58%) e associazioni non riconosciute (21%). Anche le dimensioni economiche (totale proventi da attività tipica, da raccolta fondi e da attività promozionale) degli enti risultano molto eterogenee e si attestano intorno ai 4.000 Euro per gli enti più piccoli, fino a raggiungere i 106.000.000 Euro per gli enti più grandi. Oggi, le iscrizioni attive e in corso di verifica a Italia non profit sono oltre 300, segno che il Terzo settore non sono ha disperato bisogno, ma voglia di accountability e trasparenza. Un bel segnale per tutti.


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