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Dai laboratori didattici allo showroom: le creazioni trovano casa

Inuagurato il centro espositivo e di vendita che presenta gli oggerti realizzati dagli ospiti della comunità pavese e che sono stati realizzati con il lavoro artigianale

di Redazione

Ci sono mobili restaurati, cornici, tavoli in legno e in ferro, portaombrelli artistici, oggettistica varia, oggetti nati dalla cura e dal lavoro artigianale nell’ampio spazio di via Lomonaco 16 a Pavia. Ma non ci troviamo di fronte a una nuova esposizione commerciale, ma nello showroom dei laboratori della Casa del Giovane. Il taglio del nastro è stato occasione di una cerimonia (in apertura la foto con l’assessore pavese al bilancio Giuliano Ruffinazzi), ma anche occasione per ammirare le creazioni realizzate dai giovani, dai minori e dalle mamme ospiti nelle comunità e che saranno messe in vendita a chi vorrà apprezzarne l’utilità, la bellezza e la qualità della loro fattura.

L’assessore Ruffinazzi nell’inaugurare gli spazi ha ricordato anche i diversi passaggi – dovuti alla labirintica burocrazia italiana – che il Comune di Pavia ha dovuto fare per confermare alla Casa del Giovane la disponibilità dei capannoni già di proprietà dell’Agenzia del Demanio e ora trasferiti allo stesso Comune.

Gli oggetti artigianali sono nati dai laboratori didattici dove gli ospiti della comunità fanno attività ergoterapeutiche, cioè attività che vengono proposte come espressione di crescita, realizzazione di sé, creatività e competenza. Il fondatore della Casa del Giovane, il Servo di Dio don Enzo Boschetti (sacerdote pavese che fondò la comunità nel 1971, morto nel 1993 all’età di 63 anni) del resto sosteneva che: «per un cammino di educazione i laboratori didattici, per il ruolo di lavoro e formazione, hanno un’importanza fondamentale e insostituibile».

Il neonato showroom è l’ultima realizzazione della Casa del Giovane (presente principalmente in provincia di Pavia e in Lombardia). La comunità accoglie persone con varie forme di disagio: minori con problemi familiari, minori stranieri, giovani con problemi di dipendenza, madri sole con figli, persone con disagio psichico e senza fissa dimora, ma anche giovani e ragazze che come volontariato vogliono vivere l'esperienza della condivisione, del servizio e della preghiera in uno stile comunitario.

A fianco il presidente di Confartigianato Pavia, Renato Perversi, intervenuto all'inaugurazione ha motivato i giovani a fare del loro meglio per "imparare un mestiere" e poter così ottenere un posto dignitoso nella vita, sollecitando tutti all'applicazione costante e continua dei criteri di rispetto, solidarietà e giustizia sociale/economica che sono contenuti proprio nel concetto più virtuoso di lavoro.

Nel corso degli anni la CdG si è evoluta: dal primo gruppo di giovani accolti e di volontari, animati dall'umile e intensa passione evangelica di don Enzo per i giovani e i poveri, si è giunti alla realtà attuale che vede la Fraternità di Vita – composta da 16 tra sacerdoti, fratelli, sorelle e laici coniugati -, unitamente a circa 50 collaboratori volontari e più di 70 operatori a contratto, assieme ai giovani e alle persone accolte (circa 120 in forma residenziale e altrettante in quella diurna) impegnate a far vivere ogni giorni la missione di “servire il fratello”.

Giuridicamente la Comunità è composta a livello ecclesiale da una associazione privata di fedeli e a livello civile da una cooperativa e una Fondazione.


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