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All’inferno delle buone intenzioni

Critica al conformismo, demolizione del perbenismo e dell’azione “umanitaria” degli Stati Uniti nei confronti dell’America Latina: tutto questo troviamo in un'importante lezione di Ivan Illich, qui tradotta per la prima volta

di Ivan Illich

Il 20 aprile del 1968 Monsignor Ivan Illich è invitato a tenere un discorso alla Conference on International Student Projects (CIASP) a Cuernavaca. Il primo nucleo del CIASP fu probabilmente fondato nel 1962 o 1963 nel St. Michael’s College dell’Università di Toronto. Nacque con l’intento d’inviare giovani americani entusiasti in Messico per svolgere attività di volontariato presso la popolazione locale. Il servizio prevedeva, in appoggio a organizzazioni locali, la costruzione di strutture, la realizzazione di strade, la vita in piccole comunità di campesinos. L’intento era quello di contribuire allo “sviluppo” delle zone arretrate del Messico.

Gli anni dal 1964 fino al 1967, sono stati senza dubbio i punti più alti di coinvolgimento del CIASP. I tragici eventi del 2 ottobre 1968 nella Piazza delle tre culture a Tlatelolco a Città del Messico, dove persero la vita oltre trecento persone, segnarono un punto di non ritorno nella consapevolezza delle mutate condizioni di azione dei volontari americani in Messico. Il discorso di Ivan Illich che qui riportiamo in lingua italiana rappresentò un momento fondamentale per dare avvio a una riflessione matura sul valore delle azioni del CIASP in Messico.

In questo discorso ritroviamo tutti gli elementi essenziali del pensiero di Illich degli anni ’60. La critica al conformismo, al perbenismo e all’azione “umanitaria” degli Stati Uniti nei confronti dell’America Latina.

Un’azione che maschera un intento colonizzatore e livellante e che mira a estendere l’egemonia americana. Illich è duro, diretto, implacabile. Smonta pezzo per pezzo la presunta umanità dei volontari per dimostrare che si tratta unicamente di appagare il proprio egoismo. Tuttavia, egli parla da “fratello che parla a fratelli e sorelle” alla luce di una lucidità teologica molto più profonda rispetto a quella del suo uditorio di giovani studenti statunitensi. L’intento di Illich è quello d’indirizzare i giovani verso una vera esperienza spirituale orientata alla comprensione profonda anche dei fattori sociali, economici, culturali e linguistici.

È evidente come questo discorso, pronunciato oltre quarant’anni fa, sia oggi attualissimo e applicabile a ogni facile approccio sviluppistico che non tenga conto dello specifico culturale dei popoli che si presume essere “bisognosi” dell’intervento di volontari provenienti dai paesi più industrializzati (Pietro Piro).

Nelle conversazioni che ho avuto oggi, sono rimasto impressionato da due aspetti e voglio farvene partecipi adesso, prima di gettarmi nel discorso che avevo preparato.

Sono rimasto impressionato dalla vostra intuizione sul fatto che la motivazione dei volontari statunitensi nasce all’estero per lo più da sentimenti molto alienati e da concetti astratti. Sono rimasto altrettanto colpito, da quello che io interpreto come un passo in avanti tra gli aspiranti volontari come voi: l’apertura all’idea che l’unica cosa che si può legittimamente aspirare dal volontariato in America Latina potrebbe essere l’impotenza volontaria, la presenza di volontari come creditori, in quanto tali, totalmente in debito d’amore o come adottati impossibilitati a restituire il dono che si riceve.

Allo stesso tempo, sono stato colpito dall’ipocrisia di molti di voi: per l’ipocrisia dell’atmosfera che si respira qui. Lo dico come un fratello che parla a fratelli e sorelle. Dico queste cose dovendo superare molte resistenze interiori ma credo che vada detto comunque. Le vostre intuizioni, le vostre aperture nel valutare i programmi del passato vi rendono ipocriti perché voi – o almeno la maggior parte di voi – avete deciso di trascorrere la prossima estate in Messico, e, pertanto, non siete disposti a spingervi troppo oltre nella rivalutazione del vostro programma. Chiudete gli occhi per andare avanti perché se non faceste così non riuscireste a perseverare nelle vostre intenzioni.

Credo sia impossibile che questa ipocrisia sia incosciente nella maggior parte di voi. Intellettualmente, siete pronti ad accettare il fatto che le motivazioni che legittimavano l’azione dei volontari nel 1963 non possono essere invocate per le stesse azioni del 1968. Le “Vacanze-Missioni” tra i poveri messicani erano “la cosa giusta” da fare per gli studenti benestanti statunitensi all’inizio di questo decennio: la preoccupazione sentimentale per la povertà scoperta di recente a sud del confine in combinazione con la totale cecità per la povertà di casa propria, giustificava queste benevole escursioni.

La riflessione intellettuale sulle difficoltà interne delle azioni dei volontari non ha risparmiato lo spirito dei Corpi di Pace Papali e Volontari fai da te. Oggi, l’esistenza di organizzazioni come la vostra è offensiva per il Messico.

Ho voluto fare questa premessa per spiegare il motivo per cui mi sento male su tutto e, al fine di rendere consapevoli che le buone intenzioni non hanno molto a che fare con ciò che stiamo discutendo qui. Al diavolo le buone intenzioni. Questa è una dichiarazione teologica. Non aiuterete nessuno con le vostre buone intenzioni. C’è un detto irlandese che dice che la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni; questo detto riassume la stessa intuizione teologica.

La frustrazione che la partecipazione a programmi CIASP potrebbe significare per voi, potrebbe portare a una nuova consapevolezza: la consapevolezza che anche gli americani del Nord possono ricevere il dono dell'ospitalità in maniera del tutto gratuita; la consapevolezza che per alcuni doni non è possibile nemmeno dire “grazie”.

Leggerò adesso la mia dichiarazione.

Signore e signori:

Negli ultimi sei anni ho raggiunto una notevole fama per la mia crescente opposizione alla presenza di proprio tutti i nordamericani “aiutanti non richiesti” in America Latina. Sono certo del fatto che siete a conoscenza dei miei sforzi presenti per ottenere il ritiro volontario di tutti gli eserciti volontari nordamericani dell’America Latina – missionari, membri del Corpo di Pace e gruppi come il vostro, una “divisione”, organizzata per l’invasione silenziosa del Messico.

Eravate a conoscenza di queste cose quando mi avete invitato – tra tutti i possibili interlocutori – ad essere il relatore principale al vostro convegno annuale. È incredibile! Posso solo concludere che l’invito significa almeno una di queste tre cose:

Alcuni di voi potrebbero aver raggiunto la conclusione che il CIASP dovrebbe o sciogliersi del tutto, o farsi promotore di un aiuto volontario ai poveri del Messico fuori dalla sua finalità istituzionale. Pertanto si potrebbe ipotizzare che mi avete invitato per aiutare gli altri a raggiungere questa decisione.

Si potrebbe ipotizzare anche che sia stato invitato perché si vuole imparare come trattare con persone che la pensano come me, per imparare come contestarle con successo. È diventato abbastanza comune invitare membri del Black Power per affrontare membri del Lions Clubs. Una “colomba” deve sempre essere sempre inclusa in una controversia pubblica organizzata per aumentare la belligeranza degli Stati Uniti. E, infine, si potrebbe sperare che sia stato invitato perché siete d’accordo con la maggior parte di ciò che dico, e intendete andare avanti in buona fede e lavorare questa estate nei villaggi messicani. Quest’ultima possibilità è concessa solo a coloro che non ascoltano, o che non capiscono ciò che affermo.

Non sono venuto in questo luogo a discutere. Sono qui per dirvi, per convincervi, e, si spera, per fermarvi, nel vostro intento di imporre la vostra presenza ai messicani. Io ho profonda fede nell’enorme buona volontà del volontario degli Stati Uniti. Tuttavia, la sua buona fede di solito può essere spiegata solo da un’abissale mancanza di delicatezza intuitiva.

Per definizione, non puoi essere veramente d’aiuto come rappresentante della classe media dello stile di vita americano (American Way of life), dato che in realtà è l’unico modello culturale che conoscete. Un gruppo come questo non poteva svilupparsi privo del sostegno degli Stati Uniti – senza la convinzione che ogni vero americano deve condividere le benedizioni di Dio con i suoi poveri simili.

L’idea che ogni americano ha qualcosa da dare, e in ogni momento può e deve dare, spiega il motivo per cui si è sviluppata l’idea che gli studenti avrebbero potuto guidare lo “sviluppo” dei contadini messicani passando pochi mesi nei loro villaggi.

Naturalmente, questa sorprendente convinzione è sostenuta da membri di un ordine missionario, che non avrebbe ragione di esistere privo della stessa convinzione – ad eccezione di una molto più forte. Adesso è giunto il momento in cui dovete prendervi cura personalmente di questo aspetto.

Voi, come alfieri dei valori di cui siete portatori, siete il prodotto della società americana degli imprenditori e dei consumatori, con il suo sistema bipartitico, la sua istruzione universale e le sue scale per misurare la ricchezza. Siete, in ultima analisi, consciamente o inconsciamente – “venditori” di un deludente balletto basato su un’idea di democrazia, pari opportunità e libera impresa, per persone che non hanno nessuna possibilità di parteciparvi attivamente.

Dopo il denaro e le armi, l’idealista statunitense è il terzo strumento più esportato dagli Stati Uniti, che si trasforma in tutti i teatri del mondo: l’insegnante, il volontario, il missionario, l’organizzatore di comunità, lo sviluppatore economico e il buonista volontario fai da te. Idealmente, queste persone definiscono il loro ruolo servizio. In realtà, spesso finiscono per alleviare il danno fatto dal denaro e le armi, o per “sedurre” i “sottosviluppati” con i benefici del benessere e dell’autorealizzazione.

Forse è arrivato il momento di portare nelle case degli statunitensi la consapevolezza che il modello di vita che hanno scelto non è così universalmente valido da essere condiviso a tutti i costi.

Ormai, dovrebbe essere evidente a tutti gli americani che gli Stati Uniti sono impegnati in una tremenda lotta per la sopravvivenza. Gli Stati Uniti non possono sopravvivere senza convincere il resto del mondo del fatto che sia il Paradiso in Terra. La sopravvivenza degli Stati Uniti dipende dall’accettazione da parte di tutti i cosiddetti uomini “liberi” del fatto che la classe media degli Stati Uniti “ce l’ha fatta”. Lo stile di vita americano è diventato una religione che deve essere accettata da tutti coloro che non vogliono morire o sotto i colpi della spada o a causa del napalm.

In tutto il mondo gli Stati Uniti stanno combattendo per proteggere e sviluppare almeno una minoranza che consumi ciò che la maggioranza degli Stati Uniti può permettersi. È questo lo scopo dell’Alleanza per il Progresso delle classi medie, che gli Stati Uniti ha firmato con l’America latina alcuni anni fa.

Ma sempre più questa alleanza commerciale deve essere protetta dalle armi che permettono alla minoranza “di successo” di proteggere i propri interessi e i privilegi acquisiti [E R. Hunt, Pacification: the American struggle for Vietnam’s hearts and minds, Boulder, CO: West view Press, 1995.]

Ma le armi non sono sufficienti a garantire la durata del governo della minoranza. Le masse marginali diventano inquiete se non viene fornito loro un “Credo”, o convinzioni personali, che possano spiegare lo status quo.

Questo compito viene dato al volontario degli Stati Uniti – sia egli un membro del CIASP o di un lavoratore nei cosiddetti “Programmi di pacificazione” in Vietnam. Gli Stati Uniti sono attualmente impegnati in una lotta a tre per affermare i suoi ideali di “Democrazia” orientata al successo e al possesso materiale.

Dico “tre” fronti, perché tre grandi aree del mondo stanno sfidando la validità di un sistema politico e sociale che rende i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più marginali a quel sistema.

In Asia, gli Stati Uniti sono minacciati da un potere costituito – la Cina. Gli Stati Uniti si oppongono alla Cina con tre armi: le piccole élite asiatiche che non potevano sperare di meglio se non un’alleanza con Stati Uniti; una macchina da guerra enorme per fermare il sistema di reclutamento generalmente in uso il quel paese, e, la rieducazione forzata di cosiddetti popoli “pacificati”.

Tutti e tre questi sforzi sembrano stare fallendo. A Chicago, i fondi per il contrasto della povertà, le forze di polizia e i predicatori sembrano non avere più successo nella loro attività di controllo della comunità dei neri e nel tentativo di convincerli ad attendere il giorno in cui gli sarà concessa la grazia di essere integrati nel sistema.

E, infine, in America Latina l’Alleanza per il Progresso è stata molto efficace per aumentare il numero di persone che non hanno potuto accedere a migliori condizioni di vita – le piccole élite borghesi – ed ha creato le condizioni ideali per le dittature militari.

I dittatori che sono stati in precedenza al servizio dei proprietari delle piantagioni, ora proteggono i nuovi complessi industriali. E, infine, si arriva ad aiutare i più deboli ad accettare il proprio destino all’interno di questo processo! Quello che puoi fare in un villaggio messicano è creare disordine. Nella migliore delle ipotesi, si può cercare di convincere le ragazze messicane a sposare un giovane uomo che si è fatto da sé, un ricco, un consumatore, irrispettoso della tradizione come uno di voi.

Nel peggiore dei casi, nello spirito del vostro “sviluppo di comunità” potete creare qualche grosso problema alla fine delle vostre vacanze e rifugiarvi di corsa nei vostri quartieri agiati della classe media in cui i vostri amici si divertono a sfottere ispanici e immigrati clandestini.

Date avvio alle vostre attività privi di un'adeguata formazione. I Peace Corps spendono addirittura diecimila dollari per ogni suo membro per aiutarlo ad adattarsi al nuovo ambiente e per riuscire a tutelarlo dallo shock culturale. Iniziate il vostro compito senza alcuna formazione. Ogni Peace Corps spende circa 10.000 dollari per ogni utente per aiutarlo ad adattarsi al suo nuovo ambiente e per metterlo in guardia contro lo shock culturale. Non è strano che nessuno abbia mai pensato di spendere dei soldi per educare messicani poveri, al fine di evitare lo shock culturale di incontrarvi?

In realtà, non c’è alcuna possibilità di un vero incontro con quella maggioranza che voi avete la pretesa di aiutare in America Latina, anche potendo parlare la loro lingua, la maggior parte di voi è esclusa da questo incontro. Voi potete dialogare solo con persone simili a voi – imitazioni della classe media statunitense. Non c’è veramente nessuna strada che potete percorrere per incontrare realmente i diseredati, vi manca un terreno comune.

Lasciatemi spiegare questa affermazione, e lasciatemi anche spiegare perché la maggior parte dei latino-americani con i quali si potrebbe comunicare non sarebbero d’accordo con me.

Supponiamo che quest’estate voi vi rechiate in un ghetto statunitense per cercare di aiutare i poveri a “risollevarsi”. In poco tempo sareste derisi e riempiti di sputi. Le persone si sentirebbero offese dai vostri intenti pretenziosi e vi assalirebbero. Riuscirebbero a capire le vostre cattive coscienze che vi spingono ad agire in quella direzione e vi deriderebbero. In poco tempo si renderebbero conto della vostra irrilevanza tra i poveri, del vostro status di studenti universitari della classe media impegnati in un compito per l’estate. Sareste sonoramente bocciati indipendentemente se la vostra pelle è bianca, come la maggior parte delle vostre facce qui presenti o marroni o nere, come un paio di eccezioni, che sono qui in questo momento.

Le vostre relazioni sul lavoro svolto in Messico, che avete avuto la gentilezza d’inviarmi, trasudano autocompiacimento. I rapporti sulle estati passate dimostrano che non si è neppure in grado di capire che la vostra ardente azione umanitaria in un villaggio messicano è ancora meno rilevante di quanto lo sarebbe in un ghetto americano.

Non solo vi è un abisso tra la vostra condizione materiale e la loro, che è molto più marcata di quella esistente tra voi e il povero nel proprio paese, ma c’è anche un abisso tra i vostri sentimenti e quelli che percepisce il popolo che è ancora più marcato. Questo divario è così grande che in un villaggio messicano voi, come bianchi americani (o americani bianchi culturali) potete vedervi come un predicatore bianco vedeva se stesso quando ha offerto la sua vita per predicare agli schiavi neri in una piantagione in Alabama. Il fatto che abbiate vissuto in capanne e mangiato tortillas per alcune settimane rende il vostro gruppo armato di buone intenzioni ancora più pittoresco.

Le uniche persone con cui potete comunicare sono i membri della classe media. E adesso potete ricordare quando ho detto “solo qualcuno” – intendo una minuscola élite in America Latina.

Provenite da un paese precocemente industrializzo che è riuscito a incorporare la maggior parte dei cittadini nella classe media. Laurearsi dopo due anni di college negli Stati Uniti non è un fattore di distinzione sociale. Eppure, molte persone raggiungono questo obiettivo. Chiunque non riesca a concludere gli studi liceali è considerato sfortunato. In America Latina la situazione è ben diversa: il 75% della popolazione abbandona la scuola prima di raggiungere il sesto grado. Così, le persone che hanno terminato il liceo sono membra di una piccola minoranza. Poi, una minoranza di quella minoranza va avanti nella formazione universitaria. È solo tra queste persone che troverete i vostri pari educativi.

Allo stesso tempo, la classe media rappresenta la maggioranza dei cittadini negli Stati Uniti. In Messico, si tratta di una piccola élite. Sette anni fa il vostro paese ha dato avvio e finanziato una cosiddetta “Alleanza per il Progresso”. Questo ha rappresentato un “alleanza” e un “progresso” delle élite della classe media.

Adesso è proprio tra i membri di questa classe che troverete le poche persone disposte a passare del tempo con voi, e saranno probabilmente quei “bravi ragazzi” che per lenire la loro coscienza turbata vorrebbero “fare qualcosa di bello per la promozione dei poveri indiani”.

Naturalmente, quando vi incontrate amabilmente con i vostri simili della classe media messicana, potrete dire di stare facendo qualcosa di prezioso, che vi state “sacrificando” per aiutare gli altri. Sarà proprio il prete straniero a confermare la vostra identità. Dopotutto, la sua vita e il suo scopo dipendono dalla ferma convinzione che la sua missione di un anno è della stessa natura della vostra vacanza estiva.

Si sostiene anche che esistono dei volontari che al loro rientro si sono resi conto del danno arrecato agli altri – e questo li ha resi persone più mature. Ma è meno frequente rispetto al tronfio orgoglio di quelli ridicolmente fieri dei loro “sacrifici estivi”. Forse c’è anche qualcuno che argomenta che i giovani uomini dovrebbero praticare la promiscuità per riuscire a comprendere che l’amore sessuale è più bello in una relazione monogama. Oppure che il modo migliore per smettere di utilizzare l’LSD è di provarlo – o che il modo migliore per capire che il vostro lavoro nel ghetto è inutile è farlo e poi ragionare sull’errore commesso. Non condivido affatto questo modo di argomentare. Il danno che i volontari fanno volenti o nolenti è un prezzo troppo alto da pagare per l’intuizione tardiva che non avrebbero dovuto essere volontari.

Se avete ancora del senso di responsabilità, rimante a casa a gozzovigliare. Questo è il lavoro da fare di fronte ai nuovi incarichi: sapere cosa state facendo, perché lo state facendo, come comunicare con le persone che incontrate. Rendere noti i vostri fallimenti. Se vi ostinate a lavorare con i poveri, se questa è proprio la vostra vocazione, lasciate che i poveri possano mandarvi all’inferno.

È incredibilmente ingiusto imporre voi stessi in un villaggio dove siete sordi e muti e dove le persone non capiscono cosa state facendo lì e dove non sapete cosa la gente pensa di voi. Ed è profondamente dannoso per voi definire le vostre azioni come “buone”, “sacrifici”, “aiuti”.

Sono qui per suggerire che si rinunci volontariamente all’esercizio del potere che essere un americano permette di avere. Sono qui per supplicarvi di rinunciare liberamente, consapevolmente e umilmente al diritto d’imporre la vostra benevolenza sul Messico. Sono qui per sfidarvi a riconoscere la vostra incapacità, la vostra impotenza e la vostra impossibilità di fare il “bene”, che si aveva intenzione di fare. Sono qui per supplicarvi di utilizzare il denaro, la vostra condizione e la vostra educazione per viaggiare in America Latina. Venite a guardare, venite a scalare le nostre montagne, a godere dei nostri fiori. Venite a studiare. Ma non venire per aiutare.

Traduzione e introduzione in lingua italiana di Pietro Piro

Fonte: Ivan Illich, “To Hell with Good Intentions,” Conference on Inter-American Student Projects, Cuernavaca, Mexico, 20 April 1968.


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