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Faro in Città: il nuovo modello di accoglienza familiare personalizzato a Milano

Al Forum delle Politiche Sociali all’Interno dei Tavolo Tematico “La nuova frontiera dell’accoglienza diffusa, in famiglia, di qualità” Ivano Abruzzi, presidente della Fondazione l'Albero della vita, presenta i primi risultati del progetto "faro in città". In sei mesi di attività, sono stati 121 i nuclei familiari ricostituiti e 1 bambino al giorno accolto

di Redazione

In un vecchio studentato inutilizzato da tempo in Via Beato Michele da Carcano 4 – Milano sono accolti migranti secondo un nuovo modello di accoglienza. Si tratta di Faro in Città, gestito da Fondazione L’Albero della Vita in convenzione con la Prefettura e il Comune di Milano, una struttura innovativa e unica nel suo genere, dove nuclei familiari e donne sole con bambini trovano accoglienza e assistenza dedicata attraverso interventi: educativi, socio-psicologici, sanitari e legali.

L’attività ha preso il via nell’estate del 2016 e dopo sei mesi di attività i primi dati: sono stati accolti 121 nuclei familiari per un totale di 386 persone di cui 196 adulti e 191 minorenni (più del 50% nella fascia di età 1-6 anni). Un bambino al giorno ha visto qui assicurato il suo benessere, protetti i suoi diritti, favorito il suo sviluppo, in piena realizzazione della mission de L’Albero della Vita.

Il modello di accoglienza offerta qui è completamente differente da quella dei grandi centri. I piccoli spazi permettono di intervenire su situazioni di particolari fragilità, con interventi specifici di carattere educativo, sanitario e psicologico. Faro in Città ospita fino a 95 beneficiati suddivisi in 21 appartamenti, uno per ogni nucleo familiare, monolocali, bilocali e trilocali, ognuno con bagno completo di tutti i servizi e vano cottura.

I nuclei familiari accolti in questo periodo sono stati nella maggior parte dei casi (48%) monoparentali (mamma e bambino) e ci sono stai anche casi di nuclei in cui il capofamiglia, in assenza dei genitori, era una zia o una nonna del minorenne, così come alcuni nuclei familiari accolti erano composti oltre dal nucleo stretto anche da nonni o zii. Undici le donne accolte in stato interessante e ben otto i bambini nati durante l’accoglienza in Faro in Città.

Per garantire spazi di socializzazione nella struttura sono presenti anche due grandi aree comuni: una al 6° piano di 160 mq attrezzata come area ritrovo, lettura, con possibilità di salotto e tv ed area giochi; una seconda al piano terra ad uso Sala Polifunzionale dove si svolgono diversi laboratori, corsi di italiano e orientamento, sala studio e luogo di incontri di formazione/sensibilizzazione.

Il fenomeno migratorio è cambiato: diminuiscono le persone che lasciano il nostro Paese con un progetto di vita verso gli stati del Nord, come è stato con i siriani, e sono sempre di più le situazioni di fragilità che gli operatori ogni giorno incontrano tra i nuovi arrivati. L’utenza, ad oggi, è composta in prevalenza da eritrei, libici, maliani, pachistani e palestinesi. Altre nazionalità ospitate sono Kurdistan, Camerun, Costa D'avorio, Siria, Sudan, Nigeria, Somalia, Iraq, Ghana, Yemen, Etiopia, Sierra Leone, Iran, Marocco.

Abbruzzi – presidente di Fondazione L’Albero della Vita “Con Faro in Città abbiamo messo a disposizione di Milano l’esperienza di 20 anni di accoglienza e una vocazione a un lavoro di qualità in un momento in cui la gestione dei flussi migratori deve poter contare sull’efficacia e la specializzazione degli interventi, con la creazione di dinamiche proficue che sappiano favorire inte-grazione sociale e una valorizzazione del potenziale umano. La gestione di questi primi mesi di attività – prosegue Abbruzzi – ci sta mostrando un nuovo fenomeno migratorio, che necessariamente deve essere gestito in maniera differente dal passato. Il nostro mo-dello di accoglienza, che si basa sulla reale autonomia dei nuclei familiari, pone il beneficiario al centro dell’intervento e lo aiuta a ri-costruire un vero progetto di vita che punta al raggiungimento di indipendenza e maturità personali e materiali”.

Obiettivo principale del progetto è, infatti, quello di contribuire a una concreta e positiva prima accoglienza dei profughi, lavorando sia sugli aspetti legati al soddisfacimento delle prime necessità (alloggio, vitto, assistenza sanitaria, informazioni e integrazione base), che garantendo sin da subito un lavoro attento all’ empowerment delle singole persone/famiglie accolte, a prescindere dagli obiettivi del loro percorso migratorio.

In Faro in Città un’equipe multidisciplinare, costituita da: 1 coordinatore, 4 educatori professionali, 2 operatori dedicati alle attività dei bambini presenti, 3 operatori diurni, 3 operatori notturni, 1 psicologo, 1 assistente sociale, 1 referente pedagogico, 1 supervisore psicologico, 1 operatore legale, 1 medico, 1 infermiera pediatrica, coinvolgono i beneficiari i un progetto personalizzato familiare (PEF) che si fonda sul coinvolgimento diretto e sulla partecipazione attiva degli stessi beneficiari.

Il progetto Faro in Città può costituire una felice opportunità per i nuclei accolti, attivando una proficua azione di Rete con i Servizi e le risorse del territorio (Comune, Questura, Scuola, Oratorio …), favorendo la possibilità di “ri-fare” famiglia.

I servizi offerti sono

1 Accoglienza: vitto, alloggio, vestiario e ambulatorio medico.

2 Sostegno socio-psico-pedagogico: spazio bimbi giornaliero, colloqui individuali e incontri di gruppo, accompagnamento ai servizi.

3 Messa in rete della famiglia: attività socializzanti e attività di volontariato sul territorio

4 Orientamento: sostegno legale, accompagnamento nelle pratiche per il riconoscimento di protezione internazionale, insegnamento della lingua italiana, inserimento scolastico per i minori, orientamento ai servizi territoriali e orientamento professionale