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Chi ha detto che tè verde e ginseng fanno bene al cuore?

I ricercatori del Gemelli di Roma hanno messo sotto il microscopio 42 sostanze erboristiche molto usate da chi soffre di problemi cardiovascolari, dall’ipertensione al colesterolo alto. Scoprendo che per molti non si hanno sufficienti dati di efficacia e sicurezza

di Gabriella Meroni

Curarsi con le erbe: sono sempre più gli italiani che si affidano ai rimedi naturali per trattare diverse patologie, comprese quelle cardiovascolari. Ma quanto sono sicure le terapie fitoterapiche? A mettere un po’ di ordine ci hanno pensato i ricercatori della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli e la Facoltà di Medicina e chirurgia dell’Università Cattolica di Roma, che hanno messo sotto il microscopio 42 sostanze erboristiche molto usate da chi soffre di problemi cardiovascolari, dall’ipertensione al colesterolo alto. Scoprendo che per molti di essi non si hanno sufficienti dati di efficacia e di sicurezza, oltre al fatto che possono interferire con i farmaci tradizionali e anche ridurre l’aderenza alle terapie convenzionali da parte dei pazienti che ne fanno uso.

Il lavoro è stato pubblicato sul Journal of the American College of Cardiology (JACC) e contiene una revisione dell’uso dei rimedi erboristici quali per esempio aglio, olio di lino, ginseng, te verde, soia, per il trattamento di malattie cardiovascolari, quali l’ipertensione arteriosa, la cardiopatia ischemica, lo scompenso cardiaco, l’ipercolesterolemia.

Secondo studi di laboratorio, la maggior parte dei fitoterapici ha dimostrato di influenzare i meccanismi biologici alla base delle malattie cardiovascolari attraverso per esempio un’attività di tipo antiossidante e antinfiammatoria. Tuttavia, la ricerca clinica non ha ad oggi documentato con certezza l’utilità di tali prodotti e non ha chiarito i possibili effetti collaterali. Tra i fitoterapici esaminati, l’olio di semi di lino, il cardo mariano, i semi d’uva, il tè verde, il biancospino, l’aglio e la soia potrebbero avere un’azione benefica sui livelli di pressione arteriosa e di lipidi nel sangue e sul controllo glicemico. Tuttavia, tali benefici devono ancora essere confermati in studi clinici ampi e metodologicamente più adeguati rispetto a quelli ad oggi disponibili. Rimane ancora completamente da stabilire se l’utilizzo di altre erbe quali l’astragalo, il ginseng e il ginkgo biloba possa conferire qualche beneficio in termini di riduzione del rischio cardiovascolare.

La conclusione è semplice: l’utilizzo dei fitoterapici per il trattamento delle malattie cardiovascolari non è supportato da adeguate evidenze scientifiche. Inoltre, un rimedio o farmaco naturale non è necessariamente sicuro, quindi è sempre importante informare il medico circa l’uso di questi rimedi erboristici, in quanto il loro utilizzo può portare conseguenze negative per la salute.


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