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Tagli ai patronati, le Acli costrette a far pagare alcuni servizi

Il Patronato Acli di Milano, Monza e Brianza, primo in Italia quanto a prestazioni e servizi, annuncia che da oggi 1° marzo chiederà a chi si rivolge ai propri sportelli «una partecipazione ai costi». La decisione in seguito ai tagli da 50 milioni al Fondo Patronati e i ritardi di oltre 1.000 giorni nei pagamenti da parte dello Stato

di Gabriella Meroni

Non è stata una decisione facile, ma necessaria. Il Patronato Acli di Milano, Monza e Brianza, primo in Italia quanto a prestazioni e servizi per i cittadini, annuncia che da oggi 1° marzo chiederà a chi si rivolge ai propri sportelli «una partecipazione ai costi». «In questi anni il Fondo Patronati ha subito tagli per 50 milioni di Euro e ha pagato il dovuto ai Patronati con oltre 1.000 giorni di ritardo», spiegano i vertici del Patronato. «Con 50 milioni di euro di tagli all’anno che testimoniano la chiara volontà politica di eliminare questi servizi sociali di pubblica utilità e lasciare il cittadino da solo, le Acli sono state costrette a chiedere ai cittadini un piccolo contributo», proprio a partire da oggi, e solo – si chiarisce – su circa un terzo dei servizi disponibili.

In questo ultimo anno il Patronato ACLI a livello nazionale ha ottenuto 2.287.012 prestazioni sociali, ha offerto 404.911 consulenze personalizzate su estratti contributivi e pensioni, e ha ottenuto 262.013 prestazioni socio-assistenziali in materia di invalidità civile. In particolare, il Patronato ACLI di Milano, Monza e Brianza ha prodotto più del 10% delle pratiche nazionali e si è confermato il primo della Città Metropolitana, scelto da un terzo dei cittadini che si rivolgono ad un Patronato. «Per continuare a garantire questi numeri, la capillarità e l’alto valore sociale del lavoro del Patronato Acli – spiega il presidente delle Acli Milanesi Paolo Petracca -è stato necessario pensare a soluzioni innovative, tra cui il contributo. Non si tratta», sottolinea il presidente, «del costo del servizio, ma di una partecipazione ai costi che ci permetterà di non lasciare il cittadino da solo di fronte alla burocrazia e soprattutto non è un costo nascosto, come può esserlo la trattenuta sindacale sulla busta paga o sulla pensione: è un contributo stabilito dalla legge, attraverso una convenzione con il Ministero del Lavoro».

Dal 1° marzo 2017 dunque le Acli chiederanno ai cittadini che si rivolgono al Patronato Acli, solo per alcuni servizi (circa il 30 per cento) per cui lo Stato non riconosce remunerazione, un piccolo contributo. Il resto e soprattutto i servizi che riguardano le pensioni di vecchiaia e anzianità rimarranno gratuiti. Dal 1° marzo inoltre le Acli per venire ancora più incontro alle esigenze di efficienza, offriranno a tutti la possibilità di fissare un appuntamento, uno spazio di relazione esclusiva tra Patronato e cittadino. Il Patronato Acli di Milano è presente nell’area Metropolitana con 22 sedi zonali e 60 operatori e oltre 70 punti di raccolta pratiche, grazie all’aiuto di 300 volontari.

Nella foto: il patronato Acli di viale Valturio a Rimini


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