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Lo smart working formato ong

L'ente bergamasco all'avanguardia nel lavoro flessibile. Avviato nel 2016 ha visto l'adesione dell'87% dei dipendenti. La modalità però è originale: ogni dipendente può scegliere un giorno a settimana in cui lavorare da casa. Tra le diverse azioni di welfare aziendale "We+ll Cesvi" progetti per le mamme e la distribuzione di frutta gratis in ufficio. Ne abbiamo parlato con la general manager Daniela Bernacchi

di Antonietta Nembri

Il lavoro del futuro? Tra le mura di casa, sembra la risposta di un futuro che c’è già. Eppure anche chiamandolo all’inglese “smart working”, ci sono più ombre che luci, almeno stando a uno degli ultimi studi che si è basato su dati Ilo ed Eurofound che mettono in luce problemi quali insonnia, stress e solitudine. La soluzione suggerita dagli esperti internazionali per far sì che il lavoro smart sia una conquista e non una condanna? Il telelavoro part-time: un po’ a casa e un po’ in ufficio.

Una soluzione che al Cesvi, ong di Bergamo, conoscono molto bene al punto che lo smart working avviato nel luglio 2016 non solo ha riscosso il gradimento dei 48 dipendenti, ma l’insieme di iniziative che guardano al benessere dei dipendenti e il welfare aziendale ha anche portato a Cesvi il premio della Workplace Health Promotion (rete che promuove la salute nei contesti occupazionali attraverso una serie di buone pratiche cui Cesvi ha aderito lo scorso giugno).

Il lavoro agile, lo smart working appunto, è stato scelto dall’87% dei dipendenti Cesvi. Un successo che Daniela Bernacchi, general manager della ong (nella foto a destra) spiega così: «Siamo partiti dalla logica di mettere il dipendente al centro, non la sua funzione. E lo abbiamo fatto in un’ottica di conciliazione vita-lavoro» spiega Bernacchi. «È stata offerta la possibilità di scegliere lo smart working in modo flessibile. Siamo partiti con la proposta di fare un giorno intero a settimana e poi abbiamo pensato a un ulteriore passo, per il 2017, che è stato quello di dare l’opportunità di poter scegliere due mezze giornate. Anche il giorno non è fissato una volta per tutte». Nel 13% dei dipendenti che nel 2016 non hanno usufruito del lavoro agile vi sono i neo assunti che hanno sfruttato la vicinanza fisica con i colleghi per inserirsi e i dipendenti bergamaschi. «Abbiamo un’alta percentuale di colleghi, circa il 40%, che arriva da fuori: per lo più da Milano, ma anche dalle altre province lombarde» osserva Bernacchi.

La flessibilità estrema ha richiesto, ammette la Dg «un buon coordinamento e molta comunicazione interna ma visti i risultati ne è valsa la pena soprattutto perché se un dipendente sta bene, non si sente sotto stress ne beneficiano tutti». Tra i dipendenti è stata fatta un’indagine per conoscere il gradimento dello smart working flessibile che è risultato molto alto. Dall’indagine è anche emerso che questa modo di lavoro agevola i contatti con il personale espatriato e in particolare con chi lavora in Paesi che hanno problemi di fuso orario (Cesvi ha attività in 24 Paesi del mondo).

Ma il progetto smart working in Cesvi, spiega Bernacchi «è parte di un programma più ampio che noi abbiamo chiamato “We+ll Cesvi” e che prevede diverse iniziative per la promozione della salute dei dipendenti ed è composto di tanti tasselli tutti inseriti in azioni di welfare aziendale». Cesvi ha aderito al programma “Un fiocco in azienda”, iniziativa di Manageritalia Milano per le future mamme e le loro aziende. «Abbiamo attivato convenzioni con palestre, negozi, medici» aggiunge Bernacchi che non nasconde la soddisfazione per il gradimento ricevuto che ha spinto Cesvi a iniziative come promozione della sana alimentazione con la distribuzione di frutta in ufficio due volte la settimana: «Un successo, la frutta va praticamente a ruba prima di mezzogiorno».

Ma l’investimento? «Minimo» risponde sicura Bernacchi. «Abbiamo puntato a ottenere il massimo con il minor costo possibile: siamo una ong non dobbiamo e non possiamo sprecare fondi».