Politica & Istituzioni

Contrordine, dopo sole tre settimane l’Italia riapre gli OPG?

Il ddl giustizia, su cui il ministro Orlando pare intenzionato a porre la fiducia, prevede che alle residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza detentive (REMS) possano essere destinati tutti i soggetti con problemi psichiatrici a cui gli istituti penitenziari non riescano di fatto a garantire i trattamenti terapeutico-riabilitativi. In questo modo la legge è ignorata e tradita e le REMS saranno i nuovi piccoli OPG. Una petizione sostiene l'emendamento De Biasi

di Sara De Carli

Gli ospedali psichiatrici giudiziari in Italia hanno chiuso da tre settimane scarse, con un iter durato due anni oltre il termine indicato dalla legge del 2014 e con la nomina di un commissario straordinario. Ora però il traguardo di civiltà appena raggiunto – l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano li definì «inconcepibili in qualsiasi Paese appena civile» – rischia di essere una beffa.

Le REMS infatti, le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza detentive nate con la legge 81/2014 per accogliere in via residuale i soli soggetti per i quali sia stato accertato in via definitiva lo stato di infermità al momento della commissione del fatto, da cui derivi il giudizio di pericolosità sociale, potrebbero in futuro accogliere anche molti altri soggetti: «i detenuti per i quali l’infermità di mente sia sopravvenuta durante l’esecuzione della pena, gli imputati sottoposti a misure di sicurezza provvisorie e tutti coloro per i quali occorra accertare le relative condizioni psichiche, qualora le sezioni degli istituti penitenziari alle quali sono destinati non siano idonee, di fatto, a garantire i trattamenti terapeutico-riabilitativi». Di fatto è la stessa logica degli OPG appena chiusi, con la sola differenza che gli ambienti saranno più piccoli. La legge 81/2014 e la riforma che essa esprime, verrebbero clamorosamente traditi. A pochi giorni dalla chiusura dei vecchi Opg, così, le Residenze per le Misure di Sicurezza (Rems) diventano a tutti gli effetti i nuovi Opg: si moltiplicano le strutture sanitarie di tipo detentivo dedicate solo ai malati di mente, riproduciendo all’infinito la logica manicomiale.

La novità è contenuta nel ddl 2067 Giustizia, in discussione al Senato in queste ore (lo stesso che prevede la soppressione dei Tribunali dei Minorenni), all’articolo 12 comma 1 lettera d. Stop Opg, Antigone, la Società della Ragione onlus e la Società Italiana di Epidemiologia Psichiatrica stanno lanciando l’allarme, con lettere alla politica e una petizione su Change.org.

Ieri Franco Corleone, che ha appena terminato il suo impegno come commissario straordinario per la chiusura degli Opg, ha scritto un appello durissimo contro questa ipotesi e per chiedere a tutti «di alzare alta e forte la voce nell’Aula di Palazzo Madama per salvare la riforma. Guai se vincesse la logica gattopardesca o peggio prevalesse la rivincita dell’Istituzione totale e della logica manicomiale. Non c’è tempo da perdere. Ognuno faccia quel che deve», ha scritto.

Guai se vincesse la logica gattopardesca o peggio prevalesse la rivincita dell’Istituzione totale e della logica manicomiale. Non c’è tempo da perdere. Ognuno faccia quel che deve

Franco Corleone

Il problema infatti è che sul testo del ddl il ministro Orlando pare intenzionato a predisporre un maxiemendamento su cui mettere la fiducia, chiudendo qualsiasi possibilità di modificare il testo e di fermare la rinascita degli OPG. Al contrario esiste un emendamento a prima firma della senatrice Emilia De Biasi che corregge il testo attuale, nella direzione della riforma avviata dalla legge 81/2014. L’emendamento chiede che nella REMS possano essere inviate, come prevede la legge attuale, «le sole persone per le quali sia stato accertato in via definitiva lo stato di infermità al momento della commissione del fatto da cui derivi il giudizio di pericolosità sociale e il conseguente bisogno di cure psichiatriche», mentre esclude l'accesso alle REMS per i «soggetti per i quali l'infermità di mente sia sopravvenuta durante l'esecuzione della pena, degli imputati sottoposti a misure di sicurezza provvisoria e di tutti coloro per i quali ancora occorra accertare le relative condizioni psichiche». Per tutte queste persone, che hanno necessità di trattamenti terapeutici e riabilitativi deve al contrario esserci «garanzia dell'effettiva idoneità delle sezioni degli istituti penitenziari ad assicurare i trattamenti».

Un emendamento apprezzato da tutti quanti sono impegnti su questo fronte, ma rispetto a cui – scrive ancora Franco Corleone – «pare siano sorti ostacoli indecenti ai quali il ministro della giustizia non sa opporsi o non può resistere». Le cure troppo spesso sono ostacolate o negate dalle drammatiche condizioni delle carceri, può essere, «ma il diritto alla salute e alle cure dei detenuti non si risolve così», conclude Stop Opg nella sua lettera aperta.


Qualsiasi donazione, piccola o grande, è
fondamentale per supportare il lavoro di VITA