Economia & Impresa sociale 

«Proprietà è responsabilità»: Convegno di Confedilizia a Roma

Proprietà, mecenatismo culturale, responsabilità: per riflettere su questi temi e sulle sfide poste alla proprietà privata dal tempo presente si ritroveranno a Roma, il 15 marzo, presso la Sala Einaudi di Confedilizia a Roma (Palazzo Bernini al Corso, via Borgognona, 47) studiosi, ricercatori, professionisti e decisori. L'inizio dei lavori è per le 15,30

di Luca Miegge

Proprietà come responsabilità

«Il mio potere è la mia proprietà». Lo scriveva nel 1844 Max Stirner, nel suo L’unico e la sua proprietà, un libro che la censura prussiana giudicò «troppo assurdo per essere pericoloso», al contrario di Marx e Engels che, invece, lo considerarono sufficientemente pericoloso per dedicargli più di trecento pagine di durissima critica del loro L'ideologia tedesca. Quale attualità abbia il pensiero di Stirner, è da tempo oggetto di dibattito. Ma quale attualità abbiano i suoi pensieri sulla proprietà, suscita dibattiti meno accesi, anche se forse più cruciali soprattutto in un contesto di postdemocrazia, dove alla proprietà e alla figura del proprietario è riservato un posto angusto, passivo, in ultima fila nel teatro delle libertà, lontano persino da quella rappresentazione stereotipata delle élites che, fino a pochi anni fa, era venduta a buon mercato. D'altronde, come già insegnava don Luigi Sturzo non appena lo Stato individua i margini di libertà della vita liberamente associata «o li annulla o se ne impossessa».

Proprio per questo, oggi, al soggetto proprietario è richiesto un supplemento di consapevolezza e coscienza. Un supplemento di responsabilità. A tutela della propria e dell'altrui libertà. Così, se san Tommaso poteva dire «possidere res privatim ut suas, ius est omini a natura datum», ovvero: possedere le cose privatamente è un diritto che la natura stessa ha dato all’uomo, nella più sociale fra le encicliche, la Rerum Novarum, Leone XIII insegna che «chiunque ha ricevuto dalla munificenza di Dio copia maggiore di beni, sia esteriori e corporali sia spirituali, a questo fine li ha ricevuti, di servirsene al perfezionamento proprio, e nel medesimo tempo come ministro della divina provvidenza a vantaggio altrui: Chi ha dunque ingegno, badi di non tacere; chi ha abbondanza di roba, si guardi dall'essere troppo duro di mano nell'esercizio della misericordia; chi ha un'arte per vivere, ne partecipi al prossimo l'uso e l'utilità (S. Greg. M., In Evang. hom 9, n. 7)».

Munificenza, mecenatismo culturale, responsabilità: per riflettere su questi temi e sulle sfide poste alla proprietà dal tempo presente si ritroveranno a Roma, il 15 marzo, presso la Sala Einaudi di Confedilizia a Roma (Palazzo Bernini al Corso, via Borgognona, 47) studiosi, ricercatori, professionisti e decisori. L'inizio dei lavori è per le 15,30, l'ingresso è libero.

Il convegno

Dopo l’introduzione ad opera del presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa e del presidente del Centro Studi Confedilizia Corrado Sforza Fogliani, seguiranno due panel dedicati alla gestione responsabile della proprietà immobiliare ai quali prenderanno parte, oltre ai nostri Giuseppe Frangi e Marco Dotti, Pierangelo Dacrema (professore di Economia degli intermediari finanziaria all'Università della Calabria), Johnny Dotti (imprenditore sociale), l'avvocato Renato Giallombardo dello Studio Gianni Origoni & Partners, il professor Alberto Abruzzese (emerito di Sociologia), l'editore Luca Sossella, il professor Alfonso Celotto (docente di diritto costituzionale all'Università di Roma Tre) e l'onorevole Gianni Letta, in veste di Presidente dell'associazione Civita.

Quale responsabilità

A lungo letti in antitesi, da una persistente corrente di pensiero, proprietà e responsabilità (o, meglio, come recita il titolo del Convegno: proprietà è responsabilità) vengono qui letti come fenomeno complementari e coessenziali.

Responsabilità e generosità sono fenomeni originari legati al nesso individuo-proprietà, come attestato anche dal legame paradossale ma fondante dell’economia del dono. Molto prima delle leggi, che regolano i rapporti tra cittadini, e molto più estesamente dei rapporti economici, che muovono le relazioni tra soggetti dotati d’interesse, responsabilità e generosità si trovano alla base dello “stare insieme” dei soggetti civili, siano essi persone o istituzioni, e si esplicitano in forma sempre più chiara, ancorché drammatica nel rapporto proprietario. Dal punto di vista filosofico, vediamo quindi nella responsabilità intesa come spazio neutro, non statuale di esercizio della libertà, non un limite, ma un’estensione del diritto ontologicamente fondante di proprietà. Sembra dunque interessante tornare a riflettere su quelle che l’antropologo romeno Paul Henri Stahl (Antropologia sociale: la proprietà, Jaca Book, Milano 1997) chiamava forme complesse, ma storicamente stratificate della proprietà e del legame sociale.

Si tratta di indagare questa complessità da un punto di vista socio-economico, non meno che filosofico, antropologico e giuridico per ribaltare una questione che sembra essere declinata solo in termini di burocrazia e tassazione e, quindi, legata a un complesso di colpa che dovrebbe ricadere sull’individuo proprietario. Al contrario: proprietà è responsabilità

Nella lingua italiana, d'altronde, il sostantivo responsabilità deriva dal latino “respondēre” (assicurare a propria volta, rispondere a voce o per iscritto, replicare, ribattere, dar consigli, corrispondere, star di fronte, esser contrapposto, rispondere alle esigenze, agli impegni, o ai desideri) e “responsāre” (“responsum dare”). Sia respondēre sia responsum sono composti della particella re- ( e del verbo spondēre (promettere, obbligarsi, dare la propria parola, dare garanzia, promettere in matrimonio), da cui – per esempio – sponsĭo e sponsum (promessa solenne, obbligazione reciproca, garanzia).

Il termine responsabilità, così come l’idea di azione responsabile che quel concetto formalizza, scrive Roberto Franzini Tibaldeo, «indica dunque il fatto che le azioni umane generano conseguenze di cui il soggetto agente può essere imputato, cioè ritenuto responsabile. Conseguentemente egli, mediante la propria azione, si assume l’incarico (la responsabilità) di rispondere delle conseguenze delle proprie azioni. Si intravede però anche un’ulteriore dimensione della riflessione filosofica ed etica, allorché si noti (a partire dal tratto oppositivo dell’analisi etimologica del tratto “oppositivo” dell’analisi di Ant-wort, Re- spons, ecc.) come il concetto di azione responsabile non si esaurisca unicamente con l’esame accurato delle conseguenze delle azioni proprie o altrui, ma possa rinviare al riconoscimento di un’istanza relazionale precedente (o originaria) consistente in un appello proveniente da un’alterità, a cui il soggetto morale decide liberamente di rispondere nella prassi».

Di questo si parlerà a Roma il 15 marzo prossimo. Ve ne daremo conto su queste pagine.


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