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Cooperazione & Relazioni internazionali

Rwanda: Papa Francesco implora perdono a Dio per il “genocidio contro i Tutsi”

Storica visita al Vaticano del Presidente del Rwanda, Paul Kagame, ricevuto stamane in udienza da Papa Francesco. Durante colloqui definiti “cordiali”, il Santo Padre ha chiesto “il perdono a Dio per i peccati della Chiesa e dei suoi membri” durante “il genocidio contro i Tutsi” nel 1994.

di Joshua Massarenti

Un incontro che rimarrà nella storia delle relazioni tra il Rwanda e la Santa Sede. Non solo per l’incontro bilaterale che è avvenuto stamane al Vaticano tra Papa Francesco e il Presidente rwandese, Paul Kagame, ma anche per i contenuti delle discussioni che hanno animato un colloquio durato circa 20 minuti.

Secondo un comunicato stampa diffuso dal Vaticano, “il Papa ha manifestato il profondo dolore suo, della Santa Sede e della Chiesa per il genocidio contro i Tutsi, ha espresso solidarietà alle vittime e a quanti continuano a soffrire le conseguenze di quei tragici avvenimenti e, in linea con il gesto compiuto da San Giovanni Paolo II durante il Grande Giubileo del 2000, ha rinnovato l'implorazione di perdono a Dio per i peccati e le mancanze della Chiesa e dei suoi membri, tra i quali sacerdoti, religiosi e religiose che hanno ceduto all'odio e alla violenza, tradendo la propria missione evangelica”.

Il Papa ha rinnovato l'implorazione di perdono a Dio per i peccati e le mancanze della Chiesa e dei suoi membri, tra i quali sacerdoti, religiosi e religiose che hanno ceduto all'odio e alla violenza, tradendo la propria missione evangelica.

Santa Sede

Mai dal 1994 un Papa si era espresso in modo così chiaro sul ruolo della Chiesa cattolica rwandese durante l’eccidio in questo paese situato in Africa centrale. All’epoca, un regime guidato da estremisti Hutu aveva pianificato lo sterminio della minoranza Tutsi (e di Hutu contrari al genocidio), spingendo tutta la maggioranza Hutu a mobilitarsi per mettere in pratica il loro piano. Tra aprile e giugno 1994, oltre un milione di persone furono massacrate a colpi di macete, bastoni chiodati e fucilate. Nel corso dell’eccidio, preti e suore risultarono complici dei genocidiari, alcuni di loro parteciparono attivamente ai massacri. Da allora, le relazioni tra il Vaticano e il Rwanda di Kagame hanno alternato periodi di grande freddo e tentativi di riavvicinamento.

Nel novembre 2016, la Chiesa cattolica locale aveva chiesto perdono in nome dei cristiani implicati nel genocidio, ma non a nome della Santa Sede. “La Chiesa non ha partecipato al genocidio”, aveva dichiarato Philippe Rukamba, Presidente della Conferenza episcopale rwandese. Una dichiarazione che aveva provocato non poca irritazione presso le autorità del Rwanda, deluse da scuse giudicate “inadeguate”. Da cui l’invito rivolto al Vaticano di intervenire con un perdono ufficiale a nome della Santa Sede. Oggi è cosa fatta.

Partendo dal perdono, “Il Papa ha altresì auspicato che tale umile riconoscimento delle mancanze commesse in quella circostanza, le quali, purtroppo, hanno deturpato il volto della Chiesa, contribuisca, anche alla luce del recente Anno Santo della Misericordia e del Comunicato pubblicato dall'Episcopato rwandese in occasione della sua chiusura, a “purificare la memoria” e a promuovere con speranza e rinnovata fiducia un futuro di pace, testimoniando che è concretamente possibile vivere e lavorare insieme quando si pone al centro la dignità della persona umana e il bene comune”.

L’incontro tra Papa Francesco e Paul Kagame è stata anche un’occasione per sottolineare “la collaborazione tra lo Stato e la Chiesa locale nell'opera di riconciliazione nazionale e di consolidamento della pace a beneficio dell’intera Nazione”.


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