Politica & Istituzioni

Protezione ai minori stranieri non accompagnati: approvata la legge

Arriva al traguardo la legge che rivede in maniera organica l'accoglienza dei MSNA. L'Italia è il primo Paese a varare una legge del genere, che guarda loro innanzitutto come minori. L'affidamento famigliare sarà la prima risposta da dare a questi ragazzi, mentre in ogni Tribunale arriverà un albo di tutori volontari. Le novità spiegate da Save the Children, promotore della legge

di Sara De Carli

Oggi è una giornata storica, davvero. La Camera dei Deputati ha appena approvato, a larghissima maggioranza, la proposta di legge “Disposizioni in materia di misure di protezione dei minori stranieri non accompagnati”: 374 voti favorevoli e 13 contrari. La riforma complessiva del sistema di accoglienza e protezione per i minori stranieri non accompagnati è quindi legge (il testo in allegato). È una legge che segna una svolta, perché guarda ai minori stranieri non accompagnati prima di tutto per il loro essere bambini e adolescenti. Questo viene prima di ogni altra cosa.
È la prima legge del genere in Europa e l’auspicio è che l’Italia possa diventare pioniere e modello, contagiando altri Paesi. È una legge non solo attesa ma anche sostenuta e addirittura promossa dalle tante associazioni che in questi anni sono state in prima linea nell’accogliere i tanti ragazzini che arrivano soli sulle nostre coste: un fenomeno che inizialmente era una novità e un’eccezione ma che ormai è diventato un flusso importante. Nel 2016, secondo il ministero del’Interno, sono sbarcati in Italia 25.846 minori stranieri non accompagnati, più del doppio dei 12.360 dell’anno precedente (+108%). I minori soli sono il 14% dei 181.436 migranti sbarcati sulle nostre coste.
Un dato numericamente in crescita esponenziale, ma non solo: una realtà che sta cambiando, perché non si tratta più solo di ragazzini di 16/17 anni, maschi, che hanno scelto di cercare qui un futuro migliore o mandati avanti dalla famiglia. Sempre più spesso arrivano anche femmine (per cui è facile immaginare un coinvolgimento nel sistema della tratta di esseri umani e della prostituzione) e ragazzini più piccoli, di 13 o 14 anni. Raffaella Milano è direttore dei programmi Italia Europa di Save the Children, che è stata uno dei protagonisti di questa battaglia di civiltà avviata nell’estate del 2013.

Dottoressa Milano, un bel traguardo: ci sono voluti tre anni e mezzo…
L'approvazione di questa legge è un grande segno di civiltà. Vogliamo anche sottolineare il grande apprezzamento per il fatto che il percorso della legge abbia coinvolto tante forze politiche, si è riusciti a trovare unità.

Perché Save the Children ha tanto sostenuto questa proposta di legge?
L’ha più che sostenuta, l’abbiamo voluta e promossa: era il 2013 quando lanciammo l’idea di questa legge in una conferenza stampa, presentando la proposta di un primo articolato. La proposta di legge poi depositata ha mantenuto lo spirito della nostra proposta, fondamentalmente l’idea che prima di essere migranti e profughi noi stiamo parlando di minori, bambini e adolescenti: quello è il cardine.

Cosa non andava fino ad oggi nell’accoglienza di questi ragazzi?
Fino ad oggi mancava un approccio legislativo organico e specifico. I minori non accompagnati venivano accolti e seguiti in base alla legislazione vigente sui minori, che ad esempio quando si rintraccia un minore solo in un Comune dice che il Comune si deve fare carico con il suo bilancio del minore: è evidente che questo va bene se si tratta di un caso sporadico, ma diverso è se abbiamo a che fare con un flusso di minori che arrivano soli, la cui accoglienza e presa in carico non può essere affidata ai Comuni d’arrivo o a quelli più sensibili e generosi… In Sicilia ci sono numeri molto elevati di minori che gravano sui bilanci di Comuni molto piccoli, portandoli al dissesto finanziario. È ingiusto.

L’anno scorso è stato un anno record per i minori arrivati soli…
È vero, ma ricordiamo si tratta di 25mila minori, sono numeri gestibili, non un’emergenza. Non è il numero il problema, quello che ci preoccupa sono le condizioni di fragilità di questi bambini e adolescenti, che sono sempre più piccoli, che arrivano in condizioni sempre più gravi viaggi perché i viaggi sono sempre peggiori, con uno sfruttamento sempre più grave, dopo una permanenza in Libia che sappiamo essere un incubo. Per tanti eritrei ad esempio l’Italia è solo un paese di passaggio e poiché il programma di relocation non si riesce a sbloccare, continuano il loro viaggio in condizioni di estremo rischio, pochi giorni fa abbiamo avuto notizia di un ragazzino passato dal nostro centro di Roma che finito sotto un treno cercando di attraversare la frontiera. È paradossale, la relocation esiste, i ragazzi hanno tutti i titoli per accedervi e forse ne avrebbero più diritto perché sono i più deboli, ma nemmeno un minore straniero solo ad oggi è uscito dall’Italia con la relocation, per meri motivi di lungaggini burocratiche.

Questa legge come risolve i nodi pratici, reali, dell’accoglienza dei MSNA?
Intanto alcune misure rispondono al gravissimo problema dei ragazzi che scappano dai centri e di cui si perdono completamente le tracce. Ora la prima accoglienza potrà durare al massimo 30 giorni: la prima accoglienza è un momento cruciale e spesso diventa un “parcheggio” dove i minori non iniziano alcun percorso. Contingentare la prima accoglienza è la prima forma di protezione. Poi c’è l’indicazione dell’affidamento famigliare come preferibile all’affidamento in comunità: per i ragazzi cambia tutto, per un adolescente solo i servizi non bastano, serve avere una persona che è dalla sua parte, che lo accompagna a crescere, che lo guarda negli occhi…

Che ruolo avranno le famiglie italiane che volessero dare la disponibilità per accompagnare questi ragazzi?
La legge prevede due forme di coinvolgimento, la prima è l’affidamento famigliare che dicevo poco fa, noi abbiamo una help line per minori straniere dove ogni giorno riceviamo disponibilità di famiglie. Le famiglie disponibili dovranno rivolgersi al Comune , la legge prevede che i Comuni promuovano l’affido famigliare e che questa sia la soluzione privilegiata, prima delle comunità. La seconda possibilità è quella di diventare tutore volontario per questi ragazzi. Qualche sperimentazione c’è già stata, in Veneto e in Sicilia, con la legge questa diventa la norma non la buona pratica: ogni Tribunale dei Minorenni deve aprire un albo di tutori volontari, con l’obiettivo che ciascun minore abbia un tutore, uno a uno, una persona di fiducia. I cittadini si potranno proporre, ci saranno corsi di formazione organizzati dai Garanti dell’infanzia, albi territoriali. Il loro compito sarà quello di essere la figura adulta di riferimento per quel ragazzo e compiere insieme a lui tutte quelle scelte che solitamente si fanno insieme a genitore, dalla scuola a cui iscriversi alla sanità. Il tutore è un impegno diverso, non è accogliere in casa ma fare incontri periodici, essere “uno zio” per le decisioni. Noi come organizzazioni cercheremo di non lasciare solo nessuno, Save the Children ha già una help line, daremo supporto. È una responsabilità, certo, ma l’Italia è piena di persone che si assumono responsabilità grandi anche come volontari. Per i ragazzi davvero ambia tutto.

Che ruolo è previsto per le associazioni?
Le associazioni possono intervenire nell’accompagnare il minore in tutti i procedimenti amministrativi o giudiziari. C’è il diritto di ascolto per il minore e nell’esercitarlo può avvalersi anche di una persone di fiducia ma anche di gruppi o associazioni.

Uno dei temi sempre messi in evidenza è quello dell’accertamento dell’età.
Sull’età ci sono due problemi. Questi ragazzi spesso sono adolescenti e non sempre è chiarissimo se siano minori o no. Da un lato c’è il rischio che il minore non sia identificato come tale e vada nei CIE. Viceversa è successo che adulti siano stati identificati come minori, per motivi di business. Mettere ordine è una garanzia per minori e per il sistema. La legge crea uno standard che oggi non c’era.

Approvata la legge, qual è ora il lavoro da fare?
La legge è la prima in Europa, potrebbe essere un modello, c’è un grandissimo interesse. Da domani ci muoveremo non solo per far sì che la legge sia conosciuta e praticata – anche questa legge sarà da attuare, come sempre – anche per fare in modo che sia riproposta nei sui contenuti più generali in altri Paesi e davanti al Parlamento europeo. Ma ripeto, su questo c’è molto interesse davvero.

Foto di copertina Francesco Alesi per Save the Children


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