Cooperazione & Relazioni internazionali

Ecco i 5 Paesi con più esecuzioni

Con circa 600 esecuzioni in meno rispetto all’anno precedente, il 2016 ha registrato un calo del 37% nell’utilizzo della pena di morte, eppure le cifre degli Stati che continuano ad adottare questa pratica sono allarmanti. In testa la Cina che continua a mettere a morte più persone rispetto al resto del mondo nel suo complesso

di Redazione

Sono il 37% in meno le esecuzioni registrate da Amnesty International nel 2016 rispetto all’anno precedente. 1032 rispetto alle 1634 del 2015, una differenza di circa 600. Il dato non comprende però la Cina, che ha continuato a mettere a morte più persone rispetto al resto del mondo considerato nel suo complesso. Una ricerca approfondita, pubblicata insieme al rapporto, evidenzia il modo in cui le autorità di Pechino tengono segreto lo scioccante livello di esecuzioni.

Le ricerche di Amnesty International sulla Cina hanno messo in luce che centinaia di casi documentati di pena di morte non sono presenti nel registro giudiziario online, da subito pubblicizzato come un “passo avanti decisivo verso l’apertura” e regolarmente citato come prova che il sistema giudiziario cinese non ha nulla da nascondere.

Il registro in realtà contiene solo una piccola parte delle migliaia di condanne a morte che Amnesty International ritiene siano emesse ogni anno in Cina. Questa è la conferma che il governo continua a nascondere quasi del tutto il numero delle condanne a morte e delle esecuzioni. Amnesty International ha potuto accertare, sulla base di fonti pubbliche cinesi, che tra il 2014 e il 2016 sono state eseguite almeno 931 condanne a morte, solo 85 delle quali sono riportate nel registro.

Il registro, inoltre, non contiene i nomi dei cittadini stranieri condannati a morte per reati di droga, sebbene i mezzi d’informazione locali abbiano dato notizia di almeno 11 esecuzioni del genere. Sono assenti anche numerosi casi relativi a “reati di terrorismo”.

“La Cina vuole essere un paese guida per il mondo, ma dal punto di vista della pena di morte lo guida nel peggior modo possibile: mettendo a morte più persone di quanto fa il resto del mondo”, ha dichiarato Salil Shetty, segretario generale di Amnesty International. “Il governo cinese ha ammesso i ritardi in tema di apertura e trasparenza ma continua a fare di tutto per nascondere il reale livello delle esecuzioni. È davvero giunto il momento che la Cina tolga il velo a questo segreto mortale.”

Sono solo una manciata i Paesi che continuano a eseguire condanne a morte su vasta scala. “Considerato che lo scorso anno solo quattro paesi sono stati responsabili dell’87 per cento delle esecuzioni note ad Amnesty International, è la pena di morte ad avere le ore contate”, ha sottolineato Shetty. La Cina è una completa anomalia nel panorama mondiale della pena di morte, non in linea con gli standard internazionali e in contrasto con le ripetute richieste delle Nazioni Unite di conoscere il numero delle persone messe a morte.

Iran, Arabia Saudita, Iraq e Pakistan si aggiungono alla Cina nella lista dei cinque paesi col maggior numero di esecuzioni, anche se la diminuzione delle esecuzioni a livello globale è dovuta principalmente al minor numero registrato in Iran (almeno 567 contro le almeno 977 del 2015, ossia il 42 per cento in meno) e in Pakistan (87 contro le 326 del 2016, ossia il 73 per cento in meno).

Anche Malesia e Vietnam entrano tra i Paesi con il maggior numero di esecuzioni.

Analizzando informazioni pubblicate dalla stampa vietnamita per la prima volta nel febbraio 2017, Amnesty International ha verificato che negli ultimi tre anni il Vietnam è stato il terzo paese al mondo, dopo Cina e Iran, per numero di esecuzioni: 429 dal 6 agosto 2013 al 30 giugno 2016. Il ministero per la Pubblica sicurezza non ha reso note le cifre relative all’anno solare 2016. Una segretezza del genere si riscontra in Malesia. Le pressioni del parlamento hanno consentito di sapere che nei bracci della morte del paese sono in attesa dell’esecuzione oltre 1000 prigionieri. Nel 2016 sono state eseguite nove condanne a morte, più di quante si ritenesse.

Per la prima volta dal 2006, gli Usa non sono nella lista dei primi cinque paesi al mondo per numero di esecuzioni. Il numero di esecuzioni nel 2016, 20, rappresenta il più basso dal 1991 ed è inferiore della metà rispetto al 1996 e di cinque volte rispetto al 1999. Con l’eccezione del 2012, quando è rimasto uguale, il numero delle esecuzioni continua a diminuire di anno in anno dal 2009.

Il numero delle nuove condanne a morte, 32, è stato il più basso dal 1973: un chiaro segnale che i giudici, i procuratori e le giurie stanno cambiando idea sulla pena di morte come strumento di giustizia. Tuttavia, alla fine del 2016, nei bracci della morte si trovavano ancora 2832 detenuti in attesa dell’esecuzione.

Foto: China Photos/Getty Images


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