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Cooperazione & Relazioni internazionali

Quelle estreme contraddizioni dell’amministrazione Trump

Dichiarazioni di isolazionismo e poi interventi spot senza preavviso in Siria e Nord Corea. Una campagna elettorale all’insegna della rottura con l’era Obama e una sostanziale continuità con il passato in particolare sulla politica estera. Posizioni apertamente anti cinesi e dichiarazioni distensive con la Russia per poi avere nella Cina un potenziale partner e rapporti deteriorati con Putin. Andrea Carati, ricercatore in Relazioni Internazionali all’Università degli Studi di Milano analizza i primi mesi di The Donald alla Casa Bianca

di Lorenzo Maria Alvaro

In pochi giorni Donald Trump ha sgretolato quelle certezze, per la verità poche, che c'erano sulla sua linea politica. Prima il bombardamento della base militare di Sharyat in Siria, delle forze di Assad, in risposta all'uso di armi chimiche sui civili da parte del dittatore. Azione che ha portato ai minimi storici i rapporti con la Russia di Vladimir Putin. Subito dopo la decisone di inviare la portaerei Carl Vinson, con tutta la sua scorta, verso la Corea del Nord. La reazione di Kim Jung-un non si è fatta attandere ed è stata, com'era prevedibile, belligerante.

L'ultima uscita di Trump è stata su Twitter e ha lasciato perplessi tutti gli osservatori.

Un messaggio abbastanza disinvolto e poco istituzionale che recita «La Corea del Noprd è in cerca di guai. Se la Cina deciderà di aiutare bene, In caso contrario risolveremo il problema senza di loro!».

Per capire se ci siano un disegno e una strategia nelle scelte dell'amminisrazione americana abbiamo chiesto ad Andrea Carati, ricercatore in Relazioni Internazionali all’Università degli Studi di Milano specializzato in particolare sugli interventi militari.


Come vanno letti gli interventi americani in Siria e Nord Corea?
Hanno da una parte un elemento sorprendente, completamente in contraddizione con la campagna elettorale di Donald Trump. Le accuse che aveva rivolto ad Obama erano proprio rivolte al troppo impegno all’estero. Quindi siamo di fronte ad un attivismo sorprendente. D’altra parte Trump però non può imprimere una discontinuità apprezzabile rispetto al passato

Perché?
In Siria perché non può impegnarsi in una guerra di terra. Avrebbe contro l’opinione pubblica e non c’è unanimità interna per prendere una decisione del genere. Infatti il bombardamento è stata una rappresaglia a seguito delle azioni di Assad a all’uso di armi chimiche contro dei civili. Ma si è trattato in realtà di un’azione molto limitata. Per quanto riguarda la Corea del Nord invece si tratta di un Paese che ha superato la quota di armamento nucleare per cui si può intervenire. A questo punto si può solo contenerla. L’avvicinamento delle navi è esclusivamente dissuasivo. Non c’è alcuna intenzione di intervenire in maniera aperta.

Ma un Tweet come quello di oggi non è particolarmente irrituale?
È piuttosto sorprendente. In particolare perché la Cina ha dato segnali di collaborazione.

Quindi la politica estera americana rimarrà necessariamente la stessa di Obama?
Sia sul fronte siriano che nord coreano rimarrà in continuità con gli ultimi anni. È troppo tardi per un intervento su vasta scala.

Come si deve leggere la scelta di sferrare l’attacco in Siria proprio mentre ospitava a cena alla Casa Bianca il presidente cinese Xi Jinping?
È uno degli aspetti più imprevedibili e più inspiegabili. Alcuni attribuiscono a Trump doti di stratega che secondo me non ha. C’è una buona dose di improvvisazione. Ha probabilmente provato un colpo di teatro per mettere alle strette il presidente cinese. Qualcosa di abbastanza banale che non ha prodotto grandi risultati.

Com’è possibile che un presidente degli Stati Uniti improvvisi su temi così delicati?
È evidente che Trump non abbia un disegno stabile di politica estera. Da un lato perché, come spesso accade, è un presidente totalmente digiuno di questi temi. In questi casi però di solito il Presidente si affida molto ai consiglieri. Trump in particolare ha difficoltà a farlo perché non è vicino all’establishment del suo partito. È un uomo che è stato ed è ancora un corpo estraneo rispetto alla politica. Non può avvalersi di tutti quei meccanismi che lo aiuterebbero.

Quindi se si dovesse dipingere un quadro dell’amministrazione Trump quale sarebbe?
Un’immagine particolarmente complicata che si fa fatica a comprendere. Segnali di isolazionismo accompagnati da interventismo. Un quadro contraddittorio e complicato. Basti pensare che la Cina doveva essere il nemico numero uno e invece sembra che sarà un partner forte. Allo stesso tempo con la Russia doveva esserci una grande distensione e invece i rapporti sono pessimi. Il dato principale è l’assenza di un disegno. Anche in Usa gli esperti e gli osservatori denunciano una difficoltà enorme a capire le scelte della Casa Bianca.


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