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Cooperazione & Relazioni internazionali

Il decreto Minniti è legge. La protesta delle associazioni

Le nuove disposizioni in tema di immigrazione vedono, tra le altre novità, la trasformazione dei Cie in Cpr e la soppressione del secondo grado di giudizio per i richiedenti asilo. Il mondo sociale però non ci sta: lanciata una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare che porti a una riforma del Testo unico sull'immigrazione

di Redazione

“Disposizioni urgenti per l’accelerazione dei procedimenti in materia di protezione internazionale, nonché misure per il contrasto dell’immigrazione illegale”. O più semplicemente decreto Minniti-Orlando. La camera lo ha approvato con un voto di fiducia con 240 voti a favore, 176 voti contrari e 12 astenuti.

Le novità
I punti principali del decreto sono quattro: l’abolizione del secondo grado di giudizio per i richiedenti asilo che hanno fatto ricorso contro un diniego, l’abolizione dell’udienza, l’estensione della rete dei centri di detenzione per i migranti irregolari e l’introduzione del lavoro volontario per i migranti. Nel primo grado di giudizio l’attuale “rito sommario di cognizione” sarà sostituito con un rito camerale senza udienza, nel quale il giudice prenderà visione della videoregistrazione del colloquio del richiedente asilo davanti alla commissione territoriale. Senza contraddittorio e senza che il giudice possa rivolgere domande al richiedente asilo che ha presentato il ricorso.

Il piano prevede inoltre un allargamento della rete dei centri per il rimpatrio, gli attuali Cie si chiameranno Cpr (Centri permanenti per il rimpatrio). Si passerà da quattro a venti centri, uno in ogni regione, per un totale di 1.600 posti. Di fronte alle preoccupazioni espresse da numerose organizzazioni impegnate per la difesa dei diritti umani, il ministro dell’interno Minniti ha assicurato che i nuovi centri saranno piccoli, con una capienza di cento persone al massimo, sorgeranno lontano dalle città e vicino agli aeroporti e soprattutto saranno “tutt’altra cosa rispetto ai Cie”.

Le critiche delle associazioni
Arci, Acli, Fondazione Migrantes, Baobab, Asgi, Medici senza frontiere, Cgil, A buon diritto, Radicali italiani e Sinistra italiana hanno dato vita ad un sit-in contro la nuova legge. «Noi abbiamo già un’esperienza dei Cie e abbiamo visto che ogni volta che ne è stata estesa la capienza si sono moltiplicate le violazioni dei diritti umani», ha sottolineato Patrizio Gonnella presidente dell’Associazione Antigone.«Possibile che non riusciamo a immaginare nessun altro metodo per le persone che sono in attesa di un’espulsione?», chiede Gonnella. «Se il problema è aumentare i rimpatri, non potremmo pensare di estendere i programmi di rimpatrio volontario?».

Dello stesso parere Valentina Brinis dell’associazione “A buon diritto” che definisce il decreto Minniti «un balzo indietro di dieci anni». Le associazioni per la tutela dei diritti umani denunciano da anni l’inefficacia e la disumanità dei centri di detenzione per i migranti irregolari che sono «i peggiori centri che abbiamo in Italia», afferma Brinis. «Questi posti li visitiamo settimanalmente e vediamo quali sono le condizioni delle persone lì dentro: non possono portare nemmeno un libro, una penna, prendono psicofarmaci perché non riescono a dormire».

Alcune delle associazioni impegnate nell’assistenza di migranti come il Centro Astalli, l’Arci e l’Asgi hanno anche lanciato una raccolta firme per una legge di iniziativa popolare che porti a una riforma del Testo unico sull’immigrazione.


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