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3mila firme per il Villaggio Mafalda

La cooperativa forlivese Paolo Babini (una delle best practice che presentiamo sul numero del magazine di aprile) per la raccolta del beneficio fiscale ha messo in piedi un meccanismo di coinvolgimento comunitario molto efficiente. Ecco come funziona e come ha sostenuto la cittadella solidale fiore all'occhiello della coop

di Redazione

È una di quelle storie esemplari della genesi e dello sviluppo del non profit italiano. Per dirla con Celentano là dove c’era un gruppo di volontari nato intorno alla figura carismatica di don Girolamo Flamigni (era il 1987 e il quartier generale era ed è la parrocchia di San Paolo apostolo di Forlì) ora ci sono un’associazione da 250 volontari e una cooperativa sociale (tipo A e B) con un fatturato da 3,5 milioni di euro, 80 soci e 110 dipendenti. Insomma una vera e propria impresa sociale. Della coop Paolo Babini, Marco Conti è il vicepresidente (il presidente naturalmente è il carismatico don Mino). «Sul 5 per mille abbiamo puntato fin da subito», rivela, «ogni edizione raccogliamo circa 80mila euro (nel 2014 per l’esattezza sono stati 85.645 euro, ndr.)». Un risultato ottenuto grazie a una rete di circa 300 famiglie che ogni anno non solo destina alla Bambina la sua quota di irpef, ma si fa promotrice presso amici e conoscenti affinché anche loro sostengano la causa. Un network ben oliato che di fatto moltiplica per dieci le preferenze a favore della coop (nel 2014 i contribuenti che l’hanno scelta sono stati 2.914). «Queste famiglie», ricorda Conti, «sono le stesse che autotassandosi hanno dato avvio al progetto del villaggio Mafalda», uno dei fiori all’occhiello della Babini (che aderisce al circuito Cgm).

La prima pietra fu posata esattamente dieci anni fa. Il Villaggio è composto da tre blocchi: una comunità per minori; un centro polifunzionale con 11 appartamenti per neomamme sole e un asilo nido da 40 posti aperto all’esterno; un’unità abitativa per le famiglie che hanno deciso di risiedere all’interno del complesso che si trova in una zona semicentrale di Forlì. «Tutto il progetto», interviene il vicepresidente, «è nato nell’ottica di creare un ambiente comunitario dove potessero vivere insieme beneficiari degli interventi sociali e abitanti comuni». L’intervento ha avuto un costo totale di 5 milioni di euro, sostenuta anche grazie a un mutuo che si estinguerà l’anno prossimo. «Circa un terzo delle rate sono finanziate proprio grazie al 5 per mille», spiega Conti. Che aggiunge: «Questo strumento nel corso degli anni è diventato sempre più centrale all’interno del nostro modello gestionale». In altre parole si trasformato in un asse importante del bilancio della coop, contribuendo non poco alla crescita di questa impresa sociale che qui in Romagna tutti riconoscono come un modello. Chiusa quindi la partita del Villaggio, a quale progetto sarà destinato il 5 per mille dal 2019 in avanti? «L’idea è quella di metterlo al servizio della nuova area anziani che stiamo sviluppando», risponde il vicepresidente. Oltre che dal piano industriale della Babini, molto però dipenderà dalla riforma dell’istituto (vd. Intervista al sottosegretario Bobba a pag…). Il Governo infatti sta valutando la possibilità di escludere dagli elenchi tutto il cosiddetto non profit produttivo per lasciare la strada spianata al volontariato. Cosa ne sarà di realtà come la Babini che prevedo una stretta connessione fra la costola cooperativa/imprenditoriale e quella prettamente volontaristica, per ora non è dato sapersi.

Nell'immagine: un gruppo di soci della cooperativa


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