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#erostraniero: tutte le Acli mobilitate per la raccolta di firme

Per il Responsabile Welfare Antonio Russo, partecipando alla raccolta di firme l'associazione rilancia l'impegno storico sull’immigrazione e continua a tenere aperto «un dibattito che da 20 anni in molti hanno tentato di chiudere». «I cittadini troveranno nelle nostre sedi materiale e informazioni. E i nostri associati saranno nelle piazze e ovunque bisognerà raccontare una storia diversa sull'integrazione»

di Gabriella Meroni

Ci sono anche le Acli, e sono in prima fila, tra le organizzazioni della società civile che promuovono la raccolta firme "Ero straniero – L'umanità che fa bene” per arrivare all’abolizione della legge Bossi-Fini e a una riforma organica e attuale dell'attuale normativa sull'immigrazione. Una scelta che, come sottolinea Antonio Russo, Consigliere di presidenza nazionale con delega al Welfare, non è certo frutto di una decisione estemporanea, e che vedrà nei prossimi sei mesi mobilitarsi tutto il “sistema Acli” con le centinaia di sedi e le molte migliaia di soci.

Il tema dell’integrazione degli stranieri in Italia non è certo nuovo per voi. Come siete arrivati alla decisione di sostenere questa campagna?

Attraverso l’adesione al cartello di associazioni che promuovono #erostraniero, le Acli rilanciano il loro impegno storico sull’immigrazione e continuano a tenere aperto un dibattito che da almeno 20 anni in molti hanno tentato di chiudere. L’immigrazione non è più un’emergenza: ci sono 5 milioni di stranieri regolarmente soggiornanti, 1 milione di bambini nati qui. Occorre quindi regolamentarla a livello politico uscendo dalla logica delle mezze riforme, delle sanatorie o delle legislazioni rivolte a singoli segmenti di popolazione immigrata, come per esempio i minori.

Ritenete che sia arrivato il momento per un intervento strutturale?

Assolutamente sì. È arrivato il momento di superare definitivamente la Bossi-Fini, voltando pagina e reinvestendo sull’accoglienza, sui diritti del lavoro, sul welfare e sulla partecipazione politica. Rimane sullo sfondo il tema della riforma della cittadinanza e l’introduzione dello ius soli, sostenuta dalla nostra campagna L’Italia sono anch’io. Ma non ce ne siamo dimenticati: fa anch’essa parte dello stesso disegno di civiltà.

Come mai si è pensato a una raccolta di firme in vista di una legge di iniziativa popolare? Il Parlamento non basta?

Non siamo innamorati di questo strumento, perché crediamo che le leggi si debbano fare in Parlamento. Ma quando la politica è nelle secche e non riesce a uscirne fuori, anche perché non si decide ad affrontrare un argomento impopolare, è opportuno che questo dibattito si riconsegni ai cittadini italiani. Dobbiamo raccontare loro l’immigrazione in un altro modo, perché finora se ne è restituita un’immagine sbagliata e fuorviante, che ha creato ostilità e diffidenza. Noi puntiamo a costruire un’altra storia e a dare agli italiani gli elementi reali per decidere.

In sei mesi sono necessarie almeno 50mila firme a sostegno della proposta di legge. Come le Acli contribuiranno a raggiungere il risultato?

Abbiamo già cominciato: eravamo a Roma e Milano durante le manifestazioni per il 1° maggio, e nei prossimi mesi saremo presenti in tutti i luoghi in cui si incontrano le persone nelle città e nei luoghi di lavoro. Alle sedi Acli di tutto il territorio stanno arrivando i moduli per raccogliere le firme e stiamo prendendo contatti con i sindaci per espletare le pratiche burocratiche necessarie alla vidimazione. I cittadini che vogliono avere informazioni su questa iniziativa, da metà maggio potranno rivolgersi alle nostre sedi in tutta Italia: in questa, come in altre battaglie di civiltà, siamo sempre in prima fila.


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