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Bettoni, occorre insegnare la prevenzione a scuola

La riflessione del presidente dell'Anmil all'indomani della diffusione degli open data Inail relativi al primo trimentre 2017 su occupazione e incidenti sul lavoro che suscitano in lui grande preoccupazione. Impegni stringenti sono ormai indispensabili

di Redazione

«La pubblicazione dei nuovi dati Inail all’indomani della Festa del lavoro offre un ulteriore spunto di riflessione sul tema ed è innegabile che, a fronte dei numeri delle denunce di infortuni mortali e no, c’è da parte nostra forte preoccupazione nel constatare che il fenomeno è in aumento su quasi tutti i fronti se si esclude l’agricoltura» afferma il presidente dell’Anmil Franco Bettoni. «Sembra dunque che all’aumento degli occupati corrisponda anche un aumento di infortuni e malattie sul lavoro, a testimonianza del fatto che, in questi anni, non si è fatto abbastanza per accrescere i livelli di consapevolezza e sicurezza con un costo umano insopportabile».

Il presidente dell’Anmil sottolinea inoltre che se tutto ciò non bastasse a colpire le coscienze «non va sottovalutato il pesante tributo in termini di costi sociali che il fenomeno infortunistico produce: gli indennizzi costano 5 miliardi di euro l’anno e sono milioni le giornate di lavoro perse nonché quelle dei ricoveri ospedalieri».

Da qui la richiesta che «si ritorni ad investire in sicurezza, consapevoli che si tratta di un investimento virtuoso mentre, allo stesso tempo, va rafforzata l’attività di controllo, vanno incrementate le campagne informative e di sensibilizzazione, valorizzati gli interventi di formazione dei lavoratori e serve un inserimento della materia prevenzione nei programmi scolastici dei bambini e dei ragazzi all’interno dei percorsi didattici».

Secondo Bettoni, infine, «chi legge i dati deve farne un uso costruttivo e non strumentalizzarne l’analisi: per questo occorre rendersi conto che bisogna intervenire tempestivamente nelle attività di prevenzione attuando completamente e aggiornando con rapidità le norme; quanto all’amianto ci deve essere di monito il fatto che, ancora oggi, sono quasi mille i lavoratori che muoiono ogni anno per le conseguenze delle malattie asbesto-correlate e quindi segnali di allarme come, ad esempio, quello relativo ai tumori derivanti dall’uso del telefonino vanno colti immediatamente e verificati con la massima serietà per realizzare gli interventi preventivi necessari e adeguati prima che sia troppo tardi».

In apertura foto di Chuttersnap/UNsplash