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Cooperazione & Relazioni internazionali

Crescono i migranti bloccati tra Grecia e Balcani

Secondo Unicef sono sempre di più le persone rimaste bloccate dalla chiusura delle frontiere in Grecia, Bulgaria, Ungheria e nei Balcani Occidentali, in una situazione di incertezza rispetto al futuro che, per molti, dura da oltre un anno. A pagare il prezzo più caro sono le madri sole e i minori non accompagnati, costretti ad aspettare un ricongiungimento familiare per mesi

di Redazione

Sono circa 75mila i rifugiati e migranti attualmente bloccati in Grecia, Bulgaria, Ungheria e nei Balcani Occidentali, in un costante stato di incertezza che dura da mesi e, per molti, addirittura da più di un anno. Tra questi anche 24.600 bambini. Una situazione particolarmente difficile per le madri sole e i minori in attesa di un ricongiungimento con familiari che si trovano già in altri paesi europei, il processo di riunificazione infatti richiede tra i 10 mesi e i 2 anni di tempo.

“Vediamo madri sole e bambini bloccati in Grecia, Serbia e Bulgaria che non vedono il proprio marito o padre per mesi o persino anni,” ha dichiarato Afshan Khan, Direttore Regionale e Coordinatore speciale per la Crisi Rifugiati e Migranti in Europa dell’UNICEF. “Il processo di riunificazione è lento e dai risvolti incerti, ed è quest’incertezza che può causare stress importanti a livello emotivo e ansia per i bambini e le famiglie, ostacolandoli negli anni a venire.”

Nonostante abbiano diritto a riunirsi alle famiglie nei paesi di destinazione in Europa Occidentale, come Germania o Svezia, la maggior parte dei richiedenti asilo bloccati non sa se o quando sarà consentito loro proseguire il viaggio.

L’Unicef e i suoi partner in Grecia stanno monitorando lo stato di salute mentale e di depressione generale tra le madri sole e i bambini in attesa di ricongiungimento familiare e stanno fornendo sostegno psicosociale. “Molte madri sole si sentono bloccate e sembra abbiano perso la motivazione”, ha dichiarato Sofia Tzelepi un avvocato che collabora con il partner Unicef Solidarity Now. “Il loro stato emotivo ha conseguenze anche sui bambini.”

La maggior parte delle richieste di riunificazione familiare provengono dai bambini e da altri membri separati dalle famiglie bloccati in Grecia, ma a causa del carico di lavoro e del coinvolgimento di almeno due Stati Membri dell’Unione Europea, il processo può essere lento e articolato. Nel 2016, circa 5mila richieste di riunificazione familiare, di cui 700 da parte di bambini separati e non accompagnati, sono state presentate dalla Grecia, ma solo 1.107 richiedenti hanno raggiunto il loro paese di destinazione entro la fine dell’anno. Nel frattempo il numero di rifugiati e migranti bloccati in Grecia, Ungheria e Balcani Occidentali continua ad aumentare – con un incremento nell’ultimo anno di circa il 60% da 47mila di marzo 2016 a 80mila alla fine di aprile. “Tenere le famiglie insieme è il modo migliore per assicurare che i bambini siano protetti e rappresenta anche il motivo per cui il processo di riunificazione familiare per i bambini rifugiati e migranti è così importante,” ha dichiarato Khan. “Dato che il numero di tutte le persone bloccate continua a crescere, gli Stati Membri devono considerare prioritario alleggerire i nodi procedurali in modo che le famiglie possano riunirsi prima possibile”.

Foto: BULENT KILIC/AFP/Getty Images


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