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Progetto pilota per il welfare nel Distretto Sociale Barolo

Firmato da Opera Barolo insieme a Regione Piemonte, Città di Torino, Compagnia di San Paolo e Fondazione CRT un protocollo d'intesa che prevede, tra gli altri obiettivi, la sperimentazione e adozione in modo ordinario di nuove forme di welfare con governance pubblico/privato. Il Distretto è un unicum ed è attivo dal 1823

di Redazione

La sperimentazione e adozione in modo ordinario di nuove forme di welfare con governance pubblico/privato. È questo uno uno degli obiettivi del Patto che vede come centro di un progetto pilota per il welfare. Il Distretto Sociale Barolo, cittadella della “cura” al servizio dei più vulnerabili, è un unicum nel nostro Paese, fondata da Giulia e Tancredi Marchesi di Barolo, è attivo ininterrottamente dal 1823: in quattordici edifici di proprietà dell’Opera Barolo, tra via Cigna e via Cottolengo, altrettante realtà garantiscono con il loro lavoro ogni anno servizi fondamentali, diurni o residenziali, a circa 16mila persone in difficoltà.

L’importanza dei servizi erogati dal Distretto Sociale Barolo, oltre che il numero rilevante di persone che ne beneficiano e alla collocazione territoriale strategica, hanno condotto la Regione Piemonte, la Città di Torino, la Compagnia di San Paolo e la Fondazione CRT a considerarlo come un potenziale laboratorio per un progetto pilota di rinnovamento del welfare.

Per questo motivo l’Opera Barolo ha avviato un processo per la realizzazione di un sistema di alleanze istituzionali che sperimenti nuovi modelli di intervento per le persone in situazione di disagio basati su principi di efficacia, efficienza e impatto sociale che ha condotto alla sottoscrizione di un protocollo d’intesa biennale
Gli altri obiettivi prevedono: l’introduzione di funzioni di progettazione e coordinamento tra servizi sociali, sanitari, del lavoro e della formazione per semplificare l’accesso da parte dei cittadini svantaggiati, realizzare sinergie e ridurre la frammentazione;
l’avvio di un progetto pilota attraverso cui sperimentare modelli di intervento sostenibili e replicabili sul piano locale e nazionale, rivolti a nuclei familiari svantaggiati e giovani, che vadano oltre l’approccio dell’assistenza economica basata su un mero trasferimento economico e che stimolino la crescita e l’autonomia delle persone in difficoltà, grazie al loro coinvolgimento diretto e la loro partecipazione attiva; e, infine, la generazione di valore sociale, economico, culturale e relazionale integrato attraverso interventi di cui sia possibile misurare l’efficacia e l’impatto sul territorio.

Grazie alla costruzione di un’équipe di distretto saranno stimolati processi di integrazione e flessibilità di servizi che sappiano rispondere ai bisogni emergenti, nel rispetto delle specificità e delle autonomie degli enti che operano nel Distretto, promuovendo la crescita di nuove competenze sui temi dell’economia sociale, del welfare generativo, della sostenibilità tecnico-economica e del fundraising.
A supporto dell’efficacia e dell’integrazione dei processi e delle relazioni tra le diverse organizzazioni già operanti nel Distretto sarà inoltre progettata e realizzata una piattaforma unica che consentirà l’attivazione dei processi di digitalizzazione e l’integrazione dei flussi informativi per la raccolta dei dati e la gestione dei servizi.

Per l’assessore regionale alle Politiche Sociali, della Casa e della Famiglia, Augusto Ferrari, «il Distretto Sociale Barolo rappresenta un esempio virtuoso di come sia possibile costruire effettivamente un sistema di welfare di nuova generazione, che abbia queste caratteristiche: la cooperazione tra soggetti diversi che, nel rispetto rigoroso della propria peculiarità, collaborino per il raggiungimento di obiettivi condivisi di benessere sociale e di sviluppo umano; il superamento del settorialismo e della frammentazione, intervenuti a favore di una piena integrazione tra servizi che hanno come obiettivo principale quello di garantire la centralità della persona nel rispetto della sua dignità, delle sue domande e dei suoi bisogni; occorre lavorare nell’ottica di un welfare non solo “economico” ma “ecologico” che veda le persone come soggetti attivi nel promuovere relazioni positive e processi di inclusione, e ce sia mirato anche ad un nuovo approccio culturale che presupponga il prendersi cura comunitario delle persone».

Soddisfazione per la firma dell’accordo che «favorisce la sperimentazione di forme innovative nell’ambito delle iniziative e dei servizi a sostegno delle fasce più fragili della popolazione» è stata espressa dalla sindaca di Torino Chiara Appendino che sottolinea: «Per dare un futuro sostenibile alle nostre politiche sociali dobbiamo anche percorrere strade diverse da quelle tradizionali e costruire un welfare che abbia i presupposti della condivisione, che veda in coloro che ne fruiscono non un atteggiamento passivo, ma un approccio diverso, propositivo, basato anche sulla reciproca responsabilità. L’intesa tra Opera Barolo, Città di Torino, Regione Piemonte e fondazioni di origine bancaria costituisce per il welfare cittadino un passo importante in questa direzione».

Il presidente della Compagnia di San Paolo Francesco Profumo afferma: «Fenomeni in rapida evoluzione caratterizzano il contesto e determinano forme di vulnerabilità sempre più diffuse che compromettono la qualità di vita delle persone e dei nuclei familiari. Di fronte a questa complessa sfida, la Compagnia di San Paolo promuove un approccio interdisciplinare, interviene in sinergia con le Istituzioni e con soggetti del terzo settore e stimola processi innovativi grazie ai quali attivare risposte integrate e multidimensionali. In questo lavoro di progettazione la Compagnia sta puntando alla costruzione di un welfare generativo, nel quale azioni responsabilizzanti con al centro la persona, innescano meccanismi di coinvolgimento e protagonismo dei beneficiari per la loro inclusione attiva».

«Con il Protocollo d’Intesa costruiamo un nuovo modello di welfare pubblico-privato per il territorio, capace di ottimizzare e costruire solide reti tra soggetti e servizi già esistenti», afferma il presidente della Fondazione CRT Giovanni Quaglia «In particolare, il contributo della Fondazione CRT per il Distretto Sociale Barolo è destinato, nell’ottica di una sempre maggiore sinergia e sostenibilità, alla formazione degli enti che già attivamente operano in questo spazio, trasferendo alle organizzazioni nuove competenze di economia sociale, welfare generativo e raccolta fondi»

Infine, l’avvocato Luciano Marocco, presidente dell’Opera Barolo, dopo aver ricordato che il «Distretto Sociale Barolo dal 1823 è una fucina di soluzioni sociali. Ogni giorno, in modo infaticabile e silenzioso, 14 agenzie sociali si occupano della popolazione più in difficoltà della nostra città. È la stessa silenziosa operosità per la quale la nostra città è conosciuta ovunque: città dei Santi Sociali ieri, città dell’Innovazione sociale oggi» ha aggiunto: «Il Distretto Sociale Barolo è fulcro in cui passato e futuro si incontrano per il bene comune. Il Protocollo di Intesa con gli Enti pubblici e le Fondazioni di origine bancaria mostra in modo chiaro quanto la nostra città sia capace di innovazione anche sul piano istituzionale. Giulia di Barolo ci ha insegnato che l’obiettivo fondamentale delle istituzioni è quello di far emergere la parte migliore dell’essere umano, promuovendo apprendimento, evoluzione, affidabilità, aumentando la cooperazione per il raggiungimento di risultati più efficaci, sostenibili e giusti. Ieri come oggi questo insegnamento viene realizzato per “far sempre meglio il bene” nel cuore della nostra Torino».

In apertura foto di Giuseppe Cacace/Afp/Getty Images


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