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C’è un Grande Fratello dell’azzardo e ci spia. Fiasco: «sui dati, nessuna trasparenza»

Il Parlamento, le autorità sanitarie, il governo stesso, l’opinione pubblica, la società civile non conoscono età, sesso, provenienza geografica, comportamenti dei giocatori: variabili che forniscono profili precisi e, per contro, informazioni preziose sulla salute e sui comportamenti a rischio. Eppure, quei dati sono in possesso dei Monopoli di Stato e, anziché essere resi pubblici, sono addirittura oggetto di commercializzazione. Vita intervista il sociologo Maurizio Fiasco

di Marco Dotti

«Le istituzioni tacciono e l'industria dell'azzardo utilizza ad libitum i dati delle persone che giocano on line. L'opinione pubblica nulla può sapere su due milioni di anime incollate ai casinò su internet, ma intanto persino un'università di Stato – il Politecnico di Milano – collabora alle strabilianti performance di questo settore del gambling». Maurizio Fiasco, presidente di Alea, consulente della Consulta Antiusura, tra i più importanti analisti del fenomeno dell’azzardo di massa (e, di certo, il più indipendente) è chiaro e preciso come sempre: «da una parte ci sono società private che detengono i dati, con tutti i dettagli, compresi quelli rilevanti per la privacy dei cittadini; dall'altra parte è escluso dalla conoscenza dei big data tutto il vasto mondo che in democrazia esercita il diritto alla critica e che può intervenire per correggere le storture. In questo come in qualsiasi altro business dove il profitto può realizzarsi ai danni della società».

Per dirla in breve: i dati dell'azzardo su concessione pubblica permangono secretati al controllo sociale, mentre sono nella completa disponibilità di chi li spreme per reclutare alla scommessa, alla roulette, al poker virtuale. "Spremere" significa lanciare campagne di marketing aggressive: «anche con il know how messo a disposizione dal Politecnico di Milano – spiega Fiasco – e esibito un paio di settimane fa con la presentazione di un report esaltante la success story del gioco a soldi con un click o con un touch.

Quanto al gioco d'azzardo "terrestre", quello che impatta sui territori delle città, si verifica un altro bizzarro paradosso. Se i Comuni adottano regolamenti per attenuare i danni delle slot machine (non importa se "da bar" o da sala VLT) ecco che i concessionari ricorrono ai tribunali amministrativi per farli revocare. E contestano ai sindaci di aver contingentato orari e distanze senza alcuna base di dati! E come un mantra ripetono (producendo in giudizio anche pareri pro-veritate "alla Crepet") che non ci sono evidenze che dimostrino che il gioco produca dipendenza. Vita da tempo chiede che questi dati siano publici, il 5 marzo scorso, chi scrive ha inoltre indirizzato una mail certificata (pec) per l'accesso agli atti alla vicedirezione dei Monopoli di Stato e, ieri, in Conferenza Unificata Stato Regioni, la Lombardia ha chiesto la stessa cosa: i flussi, i dati, i numeri, non manipolati, vanno resi integralmente pubblici. Sia quelli online, sia quelli dell'azzardo offline.

Come i concessionari dell'azzardo sul web anche i loro colleghi allibratori di scommesse o gestori di sale VLT maneggiano dati che passano per sistemi digitali governativi. Dati che sono di proprietà pubblica e ai quali è inibito l'accesso ai cittadini, alle associazioni e soprattutto agli enti locali. Il "niet" è rivolto proprio a chi si preoccupa delle conseguenze che i flussi di denaro dell'azzardo provocano quando stravolgono il territorio urbano e intaccano i legami sociali.

Dati pubblici in mano privata

L’Osservatorio del Politecnico di Milano ha diffuso un suo report sull’azzardo legale online – chiamato però “gaming”, gioco gratuito. Nel report si afferma che la Sogei, l’ente pubblico che raccoglie e detiene e elabora i dati sull’azzardo legale, on e offline, ha dato loro quei dati. Dove sta il problema?

Partiamo da un presupposto: tutta la registrazione dei dati dei giocatori online passa dalla Sogei, società per azioni interamente pubblica del Ministero dell’Economia. Proprio perché pubblica, non si capisce perché una da una società intermediaria – si chiama Mag Consulenti associati o altro – questi dati vengono resi disponibili al Politecnico di Milano, il quale Politecnico li utilizza per fare delle indagini di mercato. Si evidenzia così un fatto gravissimo…

Quale?

Intanto notiamo che i dati – in possesso di una società pubblica come la citata Sogei – non sono stati mai trasmessi al Sistema sanitario nazionale, ovvero al Ministero della Salute, e di lì alle Regioni, alle aziende sanitarie…

Parliamo del Sistema Sanitario Nazionale, ovvero di quelle autorità che, sul territorio, anche in tema di contrasto all’azzardo e alle sue patologie hanno il compito di dettare le linee guida e la programmazione (Ministero della Salute), organizzare la ripartizione dei fondi (le Regioni) e rendere disponibili i servizi (le Asl)…​

Questi dati il Sistema Sanitario non li ha, mentre sarebbe cruciale li avesse. Al tempo stesso, questi dati non sono resi disponibili alla comunità scientifica…

Se è per questo non sono resi disponibili nemmeno all’opinione pubblica…

All’opinione pubblica vengono resi disponibili sono in forme aggregate e con prospetti orientati ad altro, al business. Va però ribadito che tutto il data set sul consumo di azzardo in Italia è di proprietà pubblica, derivano dall'esercizio del monopolio sui giochi.

Un monopolio, quello dello Stato sull’azzardo, alquanto singolare…

In origine la detenzione del monopolio statale è stato fondato per regolare un comportamento da sempre ritenuto rischioso, soprattutto quando diviene di massa. Ma il monopolio non può estendersi anche alle informazioni sul fenomeno che deriva dall'azzardo! In spregio alla primazia che l'ordinamento sancisce per il Parlamento e il Governo persino le commissioni parlamentari e i dicasteri competenti (Salute, Welfare) ne sono esclusi. Come pure tutti i livelli dello Stato che hanno un ruolo e agiscono nell'interesse pubblico: i comuni e le Regioni.

La trasparenza negata

Insomma, dati pubblici non coperti da alcun segreto di Stato che probabilmente né la Commissione Antimafia, né il Parlamento, né l’opinione pubblica, forse nemmeno le forze dell’ordine e di investigazione finanziaria conoscono!

La secretazione dei dati analitici del gambling online è ancora più censurabile poiché tale forma di azzardo è irraggiungibile, dunque non contenibile, attraverso provvedimenti adottati dai Comuni e dalle Regioni. E nuoce alla salute fisica, psichica e relazionale in modo sommerso e invisibile.

Se non capisco male: proprio perché non lo si può arginare su base territoriale, con regolamenti ad hoc o con leggi regionali, sarebbe ancor più importante che questi dati fossero – come la loro natura e la natura del problema richiede – messi a disposizione delle autorità locali…

Infatti, è un consumo tossico non ubicato fisicamente sul territorio, e per questo sfugge anche alla potestà regolativa dei Comuni. Le conseguenze dell’azzardo online, infatti, non sono mitigate dalla funzione di supplenza che molti enti locali hanno esercitato in questi anni. Essi hanno potuto correggere in parte la nocività delle scelte dello Stato centrale e hanno allontanato il commercio di alea dai luoghi e dagli orari sensibili. Però nulla possono su quel che accade nel web.

Ecco perché la secretazione dei dati dell’azzardo online è ancora più inaccettabile, attesa la sua formidabile nocività. Mancando lo Stato alla sua funzione di tutela, nulla può la sussidiarietà degli enti locali o dei corpi sociali internedi.

Va lanciato un allarme forte: l’organizzazione industriale del gioco d’azzardo online conosce il profilo di 3,4 milioni di cittadini che giocano via web e può individuare il sottoinsieme che versa quantità considerevoli di denaro e di tempo di vita. E questo è un problema della democrazia

Derive finanziarie

Mentre per l’azzardo offline, vale il principio e la pratica della sussidiarietà, per cui l’istituzione più prossima al cittadino interviene con regolamenti e ordinanze che tentando di arginare, regolare e ridurre il danno, l’azzardo online neutralizza all’origine questa possibilità, per cui la pressione dell’opinione pubblica, della società civile, della comunità scientifica sono ancor più cruciali in quel contrasto… a patto di conoscere i dati.

Il fatto che questi dati non siano resi disponibili configura un cumulo di vulnus istituzionali. Un saldo pesante dei danni provocati al quadro istituzionale. L’altra grave scorrettezza si configura quando dei dati, pur generati nell’esercizio di un potere di monopolio statale, attraverso l’intermediazione di società di consulenza vengano messi a disposizione a pagamento – generando anche un’utilità marginale e un profitto…

Qui si potrebbe anche chiamare in causa la Corte dei Conti, visto che questi sono dati pubblici..

Questi dati sono un valore pubblico, nella disponibilità e nella proprietà esclusiva dello Stato in quanto esercita la funzione regolativa. Appare inammissibile che tali indicatori statistici (che derivano da un'anagrafe particolareggiata del popolo dei gambler on line) avvantaggino una gestione privata con utili e profitti. E mentre si procede alla loro commercializzazione, le istituzioni deputate al controllo sociale o di opinione pubblica (stampa, ricerca accademica, commissioni parlamentari, autorità sanitarie ecc.) sono escluse.

Che uso fanno i privati di questo dato?

Sia per tracciare lo scenario generare di un business e sia per ricavare i profili dei consumatori: con lo scopo di individuare le tendenze più vantaggiose e poi montarci la promozione industriale della vendita. Compresa l'induzione dei consumatori a comportamenti ulteriori di gioco. E infatti tra il 2015 e il 2016 l'azzardo on line è aumentato di ben 12 punti percentuali. Davvero una storia di successo, segno che l'industria ha potuto ben tracciare i profili dei consumatori da utilizzare e dilatare il fatturato.

Il Parlamento, le autorità sanitarie, il governo stesso, l’opinione pubblica, la società civile non conoscono età, sesso, provenienza geografica, comportamenti dei giocatori: variabili che forniscono profili precisi e, per contro, informazioni preziose sulla salute e sui comportamenti a rischio…

Negati alle autorità che potrebbero impegnarsi per laprevenzione, quei dati permettono ai Concessionari di rilanciare ancora più aggressiva l’offerta commerciale. Essi possono sapere – con la tecnica dei cluster nell'anagrafe dei conti di gioco online (ben 3 milioni e 400 mila persone fisiche!) – qual è il sottoinsieme dei giocatori patologici o semplicemente eccessivi. Il core business si concentra sui questi clienti e il "cyberbanco" ha la possibilità, minuto per minuto, giorno per giorno, di sottoporli a monitoraggio. Numeri impressionanti. Stando al Politecnico di Milano, a fronte di 3,4 milioni di persone che hanno un conto online aperto e funzionante vi è un procapite di account pari a 2,1. In pratica in Italia sono registrati 7milioni di conti. E i concessionari hanno dei database – codice fiscale per codice fiscale – dai quali clusterizzare il sottinsieme dei “giocatori eccessivi”. Loro sì, ma le istituzioni sanitarie, l’opinione pubblica, il terzo settore sono al buio.

Cosa che invece conoscono i concessionari del gambling online…

Come fanno a ignorare che il loro business è costruito sui giocatori patologici? Non fa riflettere che possono maneggiare una massa di big data che rappresenta il 6 per cento della popolazione italiana?

A fronte di 3,4 milioni di persone che hanno un conto online aperto e funzionante vi è un procapite di account pari a 2,1. In pratica in Italia sono registrati 7milioni di conti. E i concessionari hanno dei database – codice fiscale per codice fiscale – dai quali clusterizzare il sottinsieme dei “giocatori eccessivi”. Loro sì, ma le istituzioni sanitarie, l’opinione pubblica, il terzo settore sono al buio.

Big Brother e fondi di investimento

Un Grande Fratello dell’azzardo e della finanziarizzazione dell'esistenza… Un vero e proprio bio business…

Va lanciato un allarme forte: l’organizzazione industriale del gioco d’azzardo online conosce il profilo di 3,4 milioni di cittadini che giocano via web e può individuare il sottoinsieme che versa quantità considerevoli di denaro e di tempo di vita. E questo è un problema della democrazia.

Fin quando il consumo di gioco d'azzardo è rimasto molto limitato nel suo volume, non si sono avuti particolari rischi alla vita civile e alla legalità. È poi accaduto che lo Stato abbia promosso un crescente investimento – per esigenze di entrate fiscali – immettendo lotterie, scommesse, slot machine, casinò on line e sale da gioco. I rischi si sono evoluti in pericoli: progressivamente dislocati in territori dove gli effetti depressivi sull'economia e la società diventano sempre più difficili da contenere. Un cerchio infernale, con lo Stato "banca del gioco" avviluppato anch'esso in addiction "fiscale". Le svariate modalità di gambling dispiegano così una forza potente che influenza e altera le relazioni sociali e la quotidianità di gran parte della popolazione.

Quale potrebbe essere la filiera positiva?

Se i dati sono proprietà dello Stato, vanni trasmessi alle autorità sanitarie pubbliche. Esse potranno ricavare il progredire – giorno per giorno – delle patologie. Intanto è in vigore il decreto dei nuovi Livelli Essenziali di Assistenza: con i dati si può supportare la programmazione in campo socio-sanitario delle attività preventive e riparative. Invece questa filiera positiva viene impedita.

Il marketing aggressivo è tanto più pericoloso se poi vi siano fondi di investimento (private equity) che abbiano quote anche di società di gambling online, oppure della stessa sanità privata (in particolare nel settore farmaceutico)

Si presenta un'irresistibile ascesa, vantata persino dal Report del Politecnico: nel 2016 sono stati arruolati 500mila nuovi giocatori online. Come dire, un Grande Fratello dell’azzardo virtuale, in grado di conoscere vita, morte e miracoli delle persone che si fanno male al computer, al tablet o con lo smartphone. Una prospettiva di dominio sulla popolazione fragile. Sotto il naso del Parlamento e del ministero della Salute.


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