Media, Arte, Cultura

Determinismo e libero arbitrio: grande successo per l’incontro in Fondazione Cariplo

Centinaia di persone hanno partecipato al dibattito fra il Nobel Gerard 't-Hooft, il filosofo Emanuele Severino e il teologo Piero Coda. Moltissimi i giovani: segno che su ricerca scientifica e filosofia si gioca gran parte del nostro futuro e si fondano le nostre speranze

di Giovanna Tosi

Ci sono domande a cui la scienza non può rispondere? Domande che sono al cuore stesso di quell'interrogazione incessante che chiamiamo filosofia? Domande che la teologia pone, si pone con non meno insistenza e rigore? La questione del libero arbitrio – siamo o non siamo liberi di scegliere, determinarci, agire- posta a confronto con la meccanica quantistica è, oggi più che mai una di quelle domande. Domanda che tocca i temi della responsabilità, fra etica e diritto, ma anche questioni al centro di ciò che, oggi, chiamamo determinismo o, addirittura, super-determinismo.

Questioni oziose? Non proprio a vedere il pubblico che, dalle 13,30, si è messo in coda ieri 13 maggio per assistere all'evento organizzato dall'associazione Communitas, evento in cui hanno creduto Vita e Fondazione Cariplo.

«Una coda interminabile per assistere a un convegno di filosofia in Fondazione Cariplo. Nessuno si aspettava una folla come quella arrivata in un sabato pomeriggio quasi estivo, in via Romagnosi, per ascoltare il Nobel per la Fisica del '99, Gerard ‘t Hooft, il filosofo Emanuele Severino e il teologo Piero Coda». Così scrive Zita Dazzi su Repubblica.

Centinaia di giovani: ne abbiamo contati 280, sul totale dei partecipanti registrati, 420. Per metà interessati a studi di fisica, per un'altra metà di filosofia. Per un evento di grande intensità: circa 4 ore fra relazioni, dibattito, controdeduzioni e risposte tra il premio Nobel per la fisica Gerard 't Hooft, il filosofo Emanuele Severino e il teologo Piero Coda

Un evento collocato fuori da festival o da eventi-cornice, senza crediti formativi e in un giorno non scolastico (nessun "intruppamento", insomma) è un fatto forse inaudito, più che inaspettato. Un fatto che deve far riflettere su quanta e quale sia la richiesta di sapere (vero, quindi complesso, problematico, capace di dialogo ma anche di scontro, quando serve) in Italia.


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