Welfare & Lavoro

Quando Gratteri elogiava don Scordio

Il magistrato che ha lanciato l'operazione Jonny contro il clan Arena che controllava il Cara di Crotone nell'ottobre del 2013 dava alle stampe un libro sui rapporti fra chiesa e 'ndrangheta nel quale fra i religiosi citati come esempi positivi compariva don Edoardo Scordio oggi fermato e accusato di crimini gravissimi insieme all'ex governatore della Misericordia di Isola Capo Rizzuto

di Redazione

Incipit del capitolo VI di “Funerali e Matrimoni” dal libro Acqua Santissima- la chiesa e la ‘ndrangheta: storie di potere silenzi e assoluzioni”: «Se feste e processioni servono per garantire ai clan legittimazione e consenso sociale, i funerali rappresentano il giusto tributo a boss e picciotti, ricordati più come benefattori che come criminali». Seguono i racconti dell’ultimo saluto ad alcuni dei nomi più in vista delle ‘ndrine calabresi: fra gli altri quello del crotonese Luigi Vrenna («i suoi funerali vengono officiati nella chiesa di san Francesco da due preti fra cui un cugino del boss» o quello di Girolamo “Mommo” Piromalli «celebrato nella chiesa parrocchiale si Sant’Ippolito in piazza Duomo a Gioia Tauro».

Continua il libro, riferendosi alla benevolenza con alcuni religiosi avevano celebrato i funerali dei capo clan : «Non tutti però si comportavano alla stesso modo. Chi per esempio? «Don Pino Demasi, vicario generale della diocesi di Oppido Palmi e referente territoriale di Libera» che «prendendo atto delle disposizioni del questore che decide di vietare lo svolgimento dei funerali in forma pubblica, non fa entrare in chiesa, neanche per la benedizione, la salma di Domenico Alvaro, detto Micu u Scagghiuni, boss di Sinipoli, morto il 26 luglio 2010 nel suo letto all’età di 85 anni».

Il 29 agosto 2001 esplode una bomba carta sotto le finestre di don Edoardo Scordio…Don Scordio noto per le sue coraggiose omelie ai funerali di alcuni mafiosi della zona, è un prete che riesce ad attrarre intorno a sé moltissimi giovani, con i quali fonda importanti movimenti di volontariato. Sono don Scordio e i suoi giovani ad ispirare il film “Il coraggio di parlare di Leandro Castellani, tratto dall’omonimo romanzo di Gina Basso

Nicola Gratteri e Antonio Nicaso

Qualche pagina più in là. «Stessa tempra di don Demasi, dimostra molto prima, a Isola Capo Rizzuto, don Edoardo Scordio, parroco della chiesa dell’Assunta. In occasione dell’omicidio di Domenico Maesano, avvenuto il 9 ottobre del 1988, non perde l’occasione di bacchettare i presenti: “Invece di vedervi qui, spettatori muti e rassegnati oltre che schiavi delle bravate e della tirannia delle famiglie che hanno comodamente preso assoluto possesso di questo territorio, sarebbe stato tanto nobile e dignitoso vedervi radunati in piazza magari solo con un cartello con scritto NOI NON CI STIAMO”. Ancora da Acqua santissima: «Il 29 agosto 2001 esplode una bomba carta sotto le finestre di don Edoardo Scordio…Don Scordio noto per le sue coraggiose omelie ai funerali di alcuni mafiosi della zona, è un prete che riesce ad attrarre intorno a sé moltissimi giovani, con i quali fonda importanti movimenti di volontariato. Sono don Scordio e i suoi giovani ad ispirare il film “Il coraggio di parlare di Leandro Castellani, tratto dall’omonimo romanzo di Gina Basso».

Acqua santissima è uscito per Mondadori il 29 ottobre del 2013. A firmalo il giornalista, saggista Antonio Nicaso e il magistrato Nicola Gratteri, entrambi considerati a ragione fra i massimi esperti di 'ndrangheta nel mondo. Nicola Gratteri, come noto, nella veste di procuratore capo della Direzione Distrettuale Antimafia sta coordinando l’operazione Jonny che ha portato al fermo di don Scordio e di Leonardo Sacco, rispettivamente correttore e governatore della Misericordie di Isola Capo Rizzuto, forse il maggiore gruppo di volontariato ispirato da Scordio.

Così il comunicato emesso dalla questura di Crotone (qui la versione integrale): «…Più specificamente è stato documentato come la cosca Arena, attraverso l'operato di Sacco Leonardo – governatore dell'associazione di volontariato "Fraternità di Misericordia" di Isola di Capo Rizzuto, nonché presidente della Cofraternita Interregionale della Calabria e Basilicata – si sia aggiudicata gli appalti indetti dalla Prefettura di Crotone per la gestione dei servizi – in particolare quello di catering – relativi al funzionamento del centro di accoglienza richiedenti asilo "Sant'Anna" di Isola di Capo Rizzuto e di Lampedusa, affidati in sub appalto a favore di imprese appositamente costituite dagli Arena e da altre famiglie di 'ndrangheta per spartirsi i fondi destinati all'accoglienza dei migranti. In particolare, le indagini hanno documentato come le società di catering riconducibili ai cugini Poerio Antonio e Fernando, nonché a Muraca Angelo, dal 2001 abbiano ricevuto, inizialmente con la procedura dell'affidamento diretto e successivamente in subappalto, la gestione del servizio mensa del centro di accoglienza isolitano la cui conduzione era stata ottenuta dall'associazione di volontariato "Fraternità di Misericordia":

  • sino al 2009 in via d'urgenza, in ragione dello stato di emergenza dovuto all'eccezionale afflusso di extracomunitari che giungevano irregolarmente sul territorio nazionale;
  • dal 2009 a seguito di tre gare d'appalto vinte.

Al riguardo, le indagini hanno evidenziato come l'organizzazione criminale, al fine di neutralizzare le interdittive antimafia che nel tempo avevano colpito le proprie società' di catering, avesse provveduto più volte a mutamenti della ragione sociale e dei legali rappresentanti delle aziende controllate, proprio per mantenere inalterato il controllo della filiera dei servizi necessari al C.A.R.A. E' stato pertanto documentato l'imponente flusso di denaro pubblico percepito dalle imprese riconducibili alla cosca nell'arco temporale 2006 – 2015 per la gestione del CARA di Isola di Capo Rizzuto, pari a 103 milioni di euro, dei quali almeno 36 milioni di euro utilizzati per finalità diverse da quelle previste (quelle cioè di assicurare il vitto ai migranti ospiti nel centro) e riversati invece, in parte nella c.d. "bacinella" dell'organizzazione per le esigenze di mantenimento degli affiliati, anche detenuti, e in parte reimpiegati per l'acquisto di beni immobili, partecipazioni societarie e altre forme di investimento in favore del sodalizio.

Le ingenti somme da destinare all'organizzazione mafiosa venivano fatte confluire alla cosca sia con ripetuti prelievi in contante dal conto della "Misericordia" e delle società riconducibili agli indagati, sia attraverso erogazione di ingenti somme a fini di prestito, sia ancora attraverso pagamenti di inesistenti forniture, false fatturazioni, acquisto di beni immobili per immotivate finalità aziendali. In tale quadro, una somma consistente veniva distribuita indebitamente al sacerdote, don Scordio Edoardo, parroco della Chiesa di Maria Assunta, a titolo di prestito/contributo e pagamento di asserite note di debito: solo nel corso dell'anno 2007, per servizi di assistenza spirituale che avrebbe reso ai profughi, ha ricevuto 132 mila euro. In particolare, don Scordio, gestore occulto della Confraternita della Misericordia, è emerso quale organizzatore di un vero e proprio sistema di sfruttamento delle risorse pubbliche destinate all'emergenza profughi, riuscendo ad aggregare le capacità criminali della cosca Arena e quelle manageriali di Leonardo Sacco al vertice della citata associazione beneficala lui fondata…».


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