Cooperazione & Relazioni internazionali

MSF: il clima per le Ong è sempre più avvelenato

La denuncia di Medici Senza Frontiere durante l’audizione alla Commissione parlamentare di Inchiesta sul sistema di accoglienza. L’organizzazione ha parlato di episodi di pesante intolleranza nei confronti di chi lavora per salvare le vite dei migranti

di Redazione

Si è parlato di nuovo di attività di ricerca e soccorso in mare alla Commissione parlamentare di Inchiesta sul sistema di accoglienza, a cui ha partecipato Medici Senza Frontiere (MSF), questa mattina.

MSF ha affermato ancora una volta la convinzione, come organizzazione medico-umanitaria, della decisione assunta nella primavera del 2015, pochi mesi dopo la chiusura di Mare Nostrum, di scendere in mare per salvare vite umane. “Da quando abbiamo cominciato ad aprile 2015 ci siamo presi cura di più di 60.000 persone, in circa 300 operazioni di soccorso. 1 donna su 10 fra quelle che abbiamo soccorso era incinta, purtroppo molto spesso a causa di stupri. I nostri medici hanno curato disidratazione, ipotermia, gravi ustioni chimiche, nonché le conseguenze di torture e maltrattamenti. Siamo orgogliosi di avere salvato e poi curato queste persone.” Si legge nel comunicato pubblicato dall’Ong. L’organizzazione ha ricordato che ad oggi, dopo la notizia di presunte indagini a carico di persone che lavoravano o lavorano con MSF da parte della Procura di Trapani, non hanno ancora ricevuto alcuna notifica ufficiale. “Ci siamo attivati contattando quella procura e un incontro è stato fissato a breve. Le indiscrezioni pubblicate dalla stampa citano episodi che ci paiono inconsistenti. Restiamo comunque molto determinati a comprendere e, se il caso, chiarire nei tempi più brevi possibili. Lo siamo per la trasparenza che da sempre contraddistingue la nostra organizzazione e la nostra azione. Noi siamo sereni, ma non sono sereni coloro che ci sono intorno: i nostri beneficiari, i nostri operatori, i nostri sostenitori.” Nel comunicato MSF parla di un clima di crescente intolleranza per le Ong. Negli ultimi 15 giorni si sono tenute due manifestazioni ostili, una a Roma, presso la sede della Organizzazione mondiale per la migrazione, l’altra a Prato. “Inoltre, venerdì scorso, l’11 maggio, un’altra organizzazione ha manifestato contro la nostra nave Aquarius a Catania, all’uscita del porto. La nostra nave ha potuto prendere il largo per effettuare nuove operazioni di ricerca e soccorso solo dopo l’intervento della Guardia Costiera.” Afferma il comunicato. “Non sono tanto gli episodi singoli a preoccuparci, né le opinioni diverse di una parte dell'opinione pubblica, quanto l’escalation di avvelenamento del clima che testimoniamo ormai da diversi mesi. Negli scorsi anni le operazioni di salvataggio nel Mediterraneo erano accompagnate dalla vicinanza di tantissimi Italiani e soprattutto dal riconoscimento istituzionale del dovere di salvare vite in mare. Oggi ci troviamo in una situazione opposta: ci chiediamo quanto tempo manchi per trovarci magari di fronte a una manifestazione ostile all'arrivo di una nave in porto all'indomani di un salvataggio. Di fatto, oggi chi fa ricerca e soccorso in mare – e ancora di più le persone soccorse – rischia di trovarsi circondato da un’ostilità che, per il Paese che ha preso l’iniziativa di lanciare Mare Nostrum, rappresenta un enorme passo indietro.”

Secondo MSF questo è il risultato di una campagna mediatica aggressiva, nutrita di notizie false e titoli inaccettabili. Una campagna inaccettabile soprattutto considerando che “la nostra presenza in mare, come quella di altre ONG, è il risultato di un fallimento, quello dell’Europa e dei suoi stati membri nel gestire in maniera umana ed efficace i flussi migratori”.

MSF ha auspicato che il lavoro di questa Commissione contribuisca ad un radicale cambio di prospettiva, con l’introduzione di canali legali e sicuri come via maestra per regolare le partenze e combattere i trafficanti, meccanismo dedicato di ricerca e soccorso per ridurre le morti in mare, riforma del regolamento di Dublino per coinvolgere l’Europa in un’accoglienza degna.


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