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Il don Milani sovversivo di Toscani 

Il fotografo, allora giovanissimo, era andato a Barbiana per insegnare a scattare e sviluppare ai ragazzi del priore. In quell’occasione gli scattò anche un rullino in bianco e nero, riemerso solo poco tempo fa. Ne racconterà al Salone del Libro di Torino

di Giuseppe Frangi

Aveva 21 anni Oliviero Toscani quando salì a Barbiana con Giorgio Pecorini, suo cognato e amico di don Milani. Era il 1963 ed era stato chiamato lassù per insegnare ai ragazzi del priore ad usare la macchina fotografica: è ben noto come don Lorenzo fosse attento ad attrezzare professionalmente i suoi allievi. In quell’occasione Toscani scattò a raffica un rullino di 12 foto anche a don Milani: fotgrafie che poi lasciò alla mamma del priore, senza preoccuparsi di firmarle. Quando la signora morì lasciò tutti i materiali riguardanti il figlio alla Fondazione di scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna. «Avevamo queste foto», ha raccontato il segretario della fondazione Alberto Melloni, «e si capiva che a farle era stato qualcuno con un buon occhio». Una breve ricerca e si era arrivati a capire che quelle erano proprio le foto scattate da Oliviero Toscani quel giorno del 1963. «Quello con cui Toscani guardava don Milani era uno sguardo realista e profondamente umano. Se sono note le convinzioni laiche del fotografo, lo sono un po' meno i suoi legami con il priore di Barbiana».

Toscani ha riconosciuto la paternità delle immagini. E tornerà a raccontare di quell’incontro giovanile al Salone del Libro di Torino in occasione della presentazione del libro “Barbiana, o dell’inclusione. Un allievo racconta” scritto da Aldo Bozzolini pubblicato dall’editrice Emi (domenica alle 14.30 in Spazio Autori (pad.3). La stessa casa editrice che aveva incluso alcune delle immagini di Toscani all’interno di “I care ancora”, una raccolta di scritti inediti e carte varie del priore pubblicato nel 2001.

Ora dieci di quelle immagini saranno esposte nello stand del Salone del Libro, a fare da sfondo al racconto di Toscani. «Don Milani era un uomo di grandissima intelligenza che capì subito i meccanismi della comunicazione di massa», ricorda oggi Toscani. «Lui comprese che per far passare il suo messaggio doveva implicarsi in prima persona. E così fece». Per Toscani il fascino di don Milani era legato al suo essere un irriducibile sovversivo. «Era una prima donna nel senso che era primo», aveva detto parlando di queste foto qualche anno fa. Un sovversivo che vedeva in anticipo, un "beginner" come scriveva Walt Whitman: “Appaiono raramente sulla terra, alla terra sono cari e pericolosi/si mettono a repentaglio…». Anche mi sento un "beginner", un iniziatore».


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