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Sanità & Ricerca

Osf, il Poliambulatorio gratuito per i poveri di Milano

Una delle best practice sul numero del Magazine in distribuzione per raccontare chi dà risposte concrete ai bisogni sanitari che fino a oggi sono in larga misura rimasti orfani. Suor Annamaria Villa racconta il poliambulatorio di Opera San Francesco nato per rispondere al bisogno di salute di poveri e senza dimora.

di Antonietta Nembri

67mila pazienti (di 133 nazionalità diverse) inseriti dal 2005 nel database. Nel corso del 2016 ha fornito quasi 34mila prestazioni (33.985 per la precisione). E non sono solo questi i grandi numeri di una struttura che conta una ventina di dipendenti e oltre 250 volontari dei quali ben 187 sono medici di tutte le specialità. È il Poliambulatorio di Opera San Francesco per i poveri di Milano che ha sede in via Antonello da Messina, in un’ala del convento dei frati di piazza Velasquez.

Ma come funziona una struttura che punta a offrire prestazioni mediche di qualità – una trentina le specialità, tra le quali odontoiatria (5.527 le prestazioni del 2016)? A raccontare questo servizio gratuito rivolto a chi non riesce ad accedere alle prestazioni del Servizio sanitario nazionale – come homeless, apolidi, ex carcerati senza residenza, ecc. – è Suor Annamaria Villa, medico e responsabile del centro.

«Nasciamo dallo stesso carisma di Opera San Francesco, da fra Cecilio che invitava ad accogliere e rispondere al bisogno di chi si aveva davanti ed è quello che cerchiamo di fare», dice suor Annamaria.
Ma come? «Confidiamo nella Provvidenza che sa bene quali sono i bisogni e finché le risorse ci vengono date allora vuol dire che il Signore vuole che noi rispondiamo» afferma la responsabile che aggiunge, «uno dei problemi nell’affrontare i costi è l’uso sobrio delle risorse. Occorre prendere sul serio quanto ci viene donato, dai soldi ai farmaci, al tempo dei volontari». Al Poliambulatorio – dati dell’ultimo bilancio sociale – Osf destina 1.712.972 euro (pari al 31% delle risorse totali).

La prima cura è l'ascolto di tutti senza distizione di razza e di età

Questo “prendere sul serio” passa da gesti concreti « come l’utilizzo delle strutture odontoiatriche o non dare tutto a tutti a pioggia», spiega suor Villa. «Va considerata la persona dando dignità alla sua storia clinica, considerando che se tutta la gestione è fatta in modo oculato – e in questo l’informatizzazione ci ha dato una grande mano – si riesce a non sprecare nulla».
L’informatizzazione ha aiutato la distribuzione farmaci fatta dallo sportello cui si rivolgono anche quanti, pur assistiti dal Ssn sono poveri «si tratta delle specialità in fascia C. Ma sui farmaci occorre essere vigili sia sulle scadenze, per evitare di sprecare il dono che abbiamo ricevuto, sia sul rischio di abusi come può capitare con gli psicofarmaci prescritti da non specialisti. In questo caso la persona viene affiancata dalla nostra équipe psichiatrica».

Da non trascurare la serietà che viene richiesta anche a chi si rivolge al poliambulatorio «se qualcuno fissa un appuntamento specialistico e per due volte non si presenta senza avvisare, per un certo periodo potrà accedere solo alla medicina di base».
Un modo di lavorare che in termini di volontariato paga «il passaparola tra i medici e i sanitari è una garanzia. Chi viene da noi sa che qui lavora bene e fa del bene».


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