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Via i finanziamenti alle paritarie? Oggi si vota il programma dei 5 Stelle

Gli iscritti al Movimento sono chiamati a votare il programma per la scuola. Il quesito sui finanziamenti alle paritarie precisa che non riguarda le scuole dell'infanzia e i nidi perché essi «suppliscono alla mancanza di scuole pubbliche statali sul territorio». Però a Torino hanno già tagliato del 25% i contributi: chi ci rimette?

di Sara De Carli

Vuoi tu eliminare i finanziamenti alle scuole paritarie, così che le scuole statali possano smettere di far pagare il contributo volontario alle famiglie? È questo il primo quesito sulla scuola proposto dal Programma Scuola del Movimento 5 Stelle, che si vota oggi dalle 10 alle 19. Cinque sono i quesiti che gli iscritti al MoVimento troveranno su Rousseau (qui in sintesi): uno sui finanziamenti alle scuole paritarie (vuoi che i finanziamenti dello Stato siano destinati prioritariamente alle scuole pubbliche statali? Sì, sono favorevole. No, non sono favorevole), uno per modificare la legge 62 del 2000 che ha istituito la parità scolastica per le scuole private affinché ci sia una distinzione chiara tra scuola statale e scuola privata, uno per decidere le azioni prioritarie per migliorare l’offerta formativa, uno per «smantellare la Buona Scuola», dando indicazioni delle due priorità da cui partire; uno sulle priorità per innovare la didattica.

Le schede che introducono ai cinque punti del programma sono curate, nell’ordine da Pietro Rapisarda, dirigente scolastico; Massimo Villone (professore emerito di diritto Costituzionale Università Napoli); Nicola Iannalfo (docente e formatore); Matteo Saudino, docente di Filosofia; Paolo Mottana, ordinario di filosofia dell'educazione Università Milano Bicocca.

La prima precisa che il quesito sui finanziamenti alle scuole paritarie non riguarda le scuole dell'infanzia e i nidi, «perché per questa fascia d’età (0-6 anni) le scuole private paritarie nella maggior parte dei casi suppliscono alla mancanza di scuole pubbliche statali sul territorio e rappresentano dunque una scelta obbligata per le famiglie». La seconda precisa che il quesito «non vuole impedire che siano istituite scuole private. La nostra Costituzione prevede espressamente la libertà per chiunque di istituire strutture d'istruzione private. Il quesito investe soltanto il tema della parità scolastica come definita dalla legge 62 del 2000, per il quale la scuola paritaria privata è parte del sistema scolastico nazionale. La scheda sullo smantellamento della Buona Scuola attacca alternanza scuola lavoro, prove Invalsi e school bonus, dà troppi poteri ai presidi e l’ultima, sulla didattica, auspica per il futuro una «educazione diffusa, che per il momento ancora è soltanto abbozzata in qualche esperienza sperimentale» e chiede che i decisori ci aiutino «a liberarci da quei sarcofagi che sono le strutture scolastiche, dentro i quali purtroppo noi abbiamo deciso di confinare una parte così importante della vita umana».

Ci sono spunti interessanti, ma anche alcune perplessità. La più forte viene dal mondo delle scuole paritarie: «la scuola privata non c’è più, la gestione è privata ma la scuola è tutta pubblica e ha funzione pubblica, in base alla legge 62, porre la questione in modo diverso significa non conoscere la legge. Sono passati pochi giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto attuativo sullo 0-6 anni, anche lì si ribadisce che c’è un sistema di istruzione», spiega Maria Grazia Colombo, vicepresidente nazionale del Forum delle associazioni familiari. «Se c’è un sistema c’è un finanziamento, lo afferma la Costituzione all’articolo 33 comma 4, che è l’articolo che la legge 62 va ad attuare. Non è la difesa delle scuole dei preti o delle scuole cattoliche, nelle paritarie ci sono scuole di diverso indirizzo, è la difesa del pluralismo educativo e culturale, che è una ricchezza ed è presente in tutta l’Europa».

Conti alla mano, inoltre, Colombo spiega che il finanziamento alle scuole paritarie consta di 500 euro all’anno per ogni alunno che frequenta la scuola paritaria, contro il costo di 7-8 mila euro all’anno di un alunno nella scuola statale. Il costo di un alunno nella scuola paritaria invece si ferma a 4/5mila euro: «Dire che la scuola paritaria porta via soldi alla scuola statale non è vero. Non è che la scuola statale non abbia abbastanza risorse, il tema è quello della razionalizzazione di spese, d’altronde la demografia dice che i bambini sono sempre meno. È un ragionamento che va fatto, ma insieme, perché è tutto il sistema che deve stare bene e funzionare, non c’è uno contro l’altro».

Ma soprattutto, si chiede Colombo, «si rendono conto che la scuola paritaria dell’infanzia in molti territori fa un servizio sostitutivo della scuola statale? Senza scuole paritarie scomparirebbe il servizio». Il programma dice che l’eliminazione del finanziamento non vale per le scuole dell’infanzia: però a Torino Chiara Appendino ha già tagliato del 25% il contributo del Comune alle materne. «Chi ci rimette? Le famiglie, che pagheranno rette pià alte. O peggio ancora i bambini, che resteranno a casa».


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