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Economia & Impresa sociale 

Il patto europeo per l’economia sociale

Firmato da 11 Paesi dell'UE il Protocollo di Madrid mira ad un rafforzamento dell’integrazione sociale europea «che abbia pari dignità con quella economica e monetaria», sottolinea Luigi Bobba, sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, «Solo così sarà possibile ricostruire un senso di appartenenza più forte e una identità europea più profonda»

di Redazione

Si è tenuta a Madrid lo scorso 23 maggio la Conferenza internazionale dedicata al tema dell’Economia Sociale.

La convention, organizzata dal Ministero del Lavoro spagnolo, dalla Social Economy Europe e dalla CEPES, la Confederazione spagnola delle imprese dell’economia sociale, ha visto la partecipazione di molti esponenti delle istituzioni nazionali di diversi Paesi membri, intervenuti per sviluppare, a livello europeo, un dibattito programmatico sfociato nella firma di una Dichiarazione che rappresenta un importante passo in avanti per la creazione di un mercato sociale europeo.

Il protocollo, dal titolo "L’Economia Sociale un modello per il futuro dell’Unione Europea: l’imprenditorialità sociale e le altre organizzazioni dell’economia sociale", si pone come piano d’azione finalizzato allo sviluppo economico-sociale e alla coesione di tutti i cittadini, in particolare dei soggetti svantaggiati e vulnerabili e vedrà il coinvolgimento degli attori dell’economia sociale che collaboreranno con le istituzioni pubbliche e le imprese for profit responsabili socialmente.

«L’Italia ha da sempre sostenuto il ruolo dell’economia sociale come fattore di crescita per l’Europa. Ne sono una testimonianza le oltre 12 mila cooperative sociali, cui si aggiungono le circa 1300 imprese sociali che occupano più di 540 mila addetti, coinvolgono 45 mila volontari e generano un valore della produzione che si attesta attorno ai 10 miliardi di euro annui», ha sottolineato il sottosegretario al Ministero del Lavoro e delle politiche sociali, Luigi Bobba, intervenuto a Madrid in rappresentanza dell’Italia. «Proprio con l’obiettivo di valorizzare lo straordinario potenziale di crescita e occupazione insito nelle attività svolte nell'ambito dell’economia sociale l’Italia ha varato, nel giugno del 2016, la Riforma del Terzo settore, che si appresta ad essere pienamente attuata con i decreti legislativi da poco approvati dal Consiglio dei Ministri. La riforma italiana», prosegue il Sottosegretario, «si muove lungo le stesse linee guida della Social Business Iniziativa lanciata dalla Commissione Europea nel 2011 e le cui priorità rimangono ancora attuali, ovvero dare identità e visibilità alle organizzazioni che, a vario titolo, operano nel terzo settore, agevolare la costituzione e la diffusione dei soggetti operanti nell’ambito della c.d. economia sociale, favorendo anche l’accesso ai finanziamenti pubblici e privati, e valorizzare le esperienze di volontariato e di lavoro delle persone che operano nell’ambito del Terzo settore. A questi si aggiunge il Servizio Civile Universale che riteniamo offra una importante opportunità di crescita civile e professionale ai nostri giovani, ma che riconosce anche il ruolo e il valore di alcune attività nel migliorare il benessere delle nostre comunità».

Tra i punti programmatici del Documento firmato a Madrid, rientrano, tra gli altri, il pieno sostegno, da parte dei Paesi firmatari, non solo alle diverse forme dell’economia sociale ma anche alla creazione di un “mercato sociale”; un invito alla Commissione Europea di predisporre un piano d’azione europeo 2018-2020 per promuovere l’economia sociale in Europa.

«Il risultato del lavoro svolto dalla Commissione Europea, dagli Stati Membri e dagli attori dell’economia sociale in questi anni», conclude l'On. Bobba, «ci consente di poter sottoscrivere una Dichiarazione che rappresenta un ulteriore passo in avanti per un mercato sociale unico europeo, convinti che solo attraverso la costruzione di una integrazione sociale europea, che abbia pari dignità con quella economica e monetaria, sia possibile ricostruire un senso di appartenenza più forte e una identità europea più profonda».

Il protocollo di Madrid è stato sottoscritto da 11 Paesi: Spagna, Italia, Lussemburgo, Portogallo, Svezia, Slovenia, Romania, Grecia, Malta, Bulgaria e Cipro.


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