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In Valtellina la prima associazione fondiaria lombarda recupera i terreni e combatte la disoccupazione

Pubblico e privato recuperano i terreni incolti e creano lavoro per disoccupati over 45

di Redazione

Un’associazione fondiaria (Asfo) destinata al recupero dei territori incolti, per fare rifiorire i semi della terra e la comunità. È questa l’iniziativa lanciata nell’ambito di +++ Segni Positivi, il progetto sostenuto dal bando “Welfare di comunità” di Fondazione Cariplo, che punta a dare risposte a persone vulnerabili e al contempo a valorizzare le risorse naturali locali, contrastando l’abbandono dei territori della Valtellina. Luca Verri, responsabile dell’ufficio di piano del Comune di Sondrio racconta come è stato utilizzato uno strumento associativo ancora poco diffuso in Italia e che nel caso della Valtellina in modo innovativo e virtuoso tiene insieme pubblico e privato sociale, promuove la riqualifica del territorio e l’impiego degli over 45 rimasti senza lavoro.

Perché avete deciso di istituire un’Associazione Fondiaria?

Tra i problemi principali della Provincia di Sondrio vi è il crescente abbandono di queste terre e delle pratiche di coltivazioni. Una emigrazione più costante verso la pianura e le grandi città che si traduce in un cambiamento anche fisico del territorio. Nei secoli scorsi infatti queste montagne erano state trasformate dall’uomo per la coltivazione delle viti, con la costruzione di muretti alti fino ai due metri ma oggi le vigne, ormai abbandonate, sono state riconquistate dalla natura. Lasciate a sé stesse, sono ormai state tutte sostituite da una boscaglia che rischia di provocare il crollo dei muretti, causando quindi una situazione di insicurezza per le abitazioni sottostanti. A questo si aggiunge il tema del mancato utilizzo di territori da parte della comunità, ormai diventati inaccessibili si capisce quindi come un’azione di riqualificazione fosse ormai diventata imprescindibile. Tra l’altro si tratta di luoghi che fanno parte della nostra storia. Il nostro territorio ha sempre avuto una vocazione per la viticultura, recuperare le viti che negli anni sono state abbandonate a sé stesse significa recuperare una connessione profonda con la nostra identità. I terreni in questione, poi, sorgono su una collina sopra il centro del paese, dove una chiesa sconsacrata è stata ristrutturata e trasformata in auditorium, diventando un nuovo luogo di aggregazione per la comunità locale. Il significato simbolico legato alla riqualificazione di quest’area quindi è ancora più forte.

Come funziona esattamente l’Associazione fondiaria?

Si tratta di uno strumento utilizzato proprio per questo tipo di situazioni anche se ancora molto poco diffuso in Italia, noi l’abbiamo costituita lo scorso gennaio e l’abbiamo chiamata “Associazione Vigneti di S. Rocco”. Il nostro territorio ormai è estremamente frammentato tra diversi proprietari di terreni inutilizzati; lo strumento del l’associazione permette loro di mettersi insieme, passando da una conduzione individuale a una collettiva, ricomporre così l’unità della terra che viene data più facilmente in affitto per un lungo periodo, dai 15 ai 20 anni, ad un’azienda agricola che si occuperà di curarla e coltivarla, risolvendo così il problema e ripristinando l’antica coltivazione di viti. In tutto verranno riqualificati 3 ettari di terreno.

Qual è l’aspetto innovativo dell’iniziativa?

Prima di tutto si tratta di un’innovazione di processo notevole. Questo strumento non è mai stato utilizzato in Lombardia prima d’ora, la cosa più interessante poi è la partnership tra pubblico e privato. Il presidente dell’Associazione infatti è il sindaco di Castione Andevenno, Massimiliano Franchetti. Il comune è tra i 20 soci proprietari, tutti gli altri sono privati cittadini e il fatto di avere dato ad un rappresentante pubblico il ruolo di gestore dell’associazione è proprio legato alla missione dell’iniziativa che intende salvaguardare il territorio e la comunità. In secondo luogo, prima di affidare le terre all’azienda agricola, verrà intrapresa un’attività di riqualifica dei terreni attraverso la cooperativa sociale Intrecci che, per questo progetto, assumerà 6 persone over 45 rimaste senza lavoro. Vi è quindi un aspetto importante di ricaduta occupazionale sulle piccole comunità montane. Infine i terreni verranno dati in affitto ad un’azienda agricola privata, andando così a risolvere il problema legato alla sicurezza e recuperando terreni che per la zona potranno così rappresentare una vera e propria ricchezza.

Che impatto avete ottenuto sulla comunità locale e che impatto sperate di ottenere?

Per scegliere la squadra che dovrà occuparsi della qualifica dei territori, la Cooperativa Intrecci ha fatto una selezione di personale che ha coinvolto oltre 90 persone over 45 rimaste senza lavoro. Per noi è stata anche l’occasione per osservare il tema della disoccupazione della nostra zona da un altro punto di vista. La maggior parte dei disoccupati che si sono presentati ai colloqui sono persone che in passato avevano lavori stagionali o saltuari ma che riuscivano sempre a trovare un impiego, cosa che, dopo la crisi, non è più stata possibile. Il nostro obiettivo è quello di creare le condizioni per offrire a queste persone nuove prospettive. In molti casi questa cosa è già stata fatta, basti pensare che con l’avvio degli altri Cantieri di +++ Segni Positivi, sempre legati alla riqualificazione e alla cura dei territori abbiano già ricollocato 20 persone, di cui 16 a tempo indeterminato. Si tratta di una rinascita della comunità reale ma con una grande forza che è anche simbolica. Si parte dal recupero della nostra terra e attraverso questo arriviamo ad offrire alle persone una seconda possibilità.


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