Cooperazione & Relazioni internazionali

Global Peace Index: gli Stati Uniti perdono undici posizioni

Sono usciti i dati del Global Peace Index, la classifica dei Paesi più pacifici. Il primato va di nuovo all’Islanda, l’Italia è al trentanovesimo posto, in caduta libera gli Stati Uniti e in fondo rimane sempre la Siria

di Ottavia Spaggiari

Il mondo è diventato leggermente più pacifico ma siamo ancora molto lontani dalla fine dei conflitti. Ad affermarlo il World Peace Index 2017, pubblicato dall’Institute for Economics and Peace, secondo cui si continua a spendere moltissimo in guerre ma per la costruzione della pace le risorse sono ancora troppo poche.

93 i Paesi che hanno migliorato la propria posizione, mentre 68 sono invece quelli che l’hanno peggiorata, registrando comunque un aumento della situazione di disuguaglianza anche nei livelli di pace tra le nazioni, con la maggior parte di queste che hanno migliorato la posizione solo in maniera lievissima e altri che hanno invece visto la situazione precipitare. In questo quadro, a confermare il primato di nazione più pacifica al mondo è ancora una volta l’Islanda al primo posto dal 2008. In cima alla lista dei Paesi più sicuri anche Nuova Zelanda, Portogallo, Austria e Danimarca, l’Italia è al trentottesimo posto. “Abbiamo guadagnato solo una posizione dall’anno scorso, veniamo prima di Francia e Inghilterra, afflitte dagli attentati terroristici dell’ultimo anno, ma anche noi presentiamo diverse criticità.” Spiega Silvia Fontana, ambasciatrice per l’Italia del Global Peace Index.

Prima tra tutte l’indice che misura la “Pace positiva”, ovvero la capacità delle istituzioni di promuovere e sostenere la pace, definito attraverso 8 indicatori, tra cui alto livello di capitale umano, buone relazioni tra gli stati, accettazione dei diritti altrui, facilità di creare business, accesso alle informazioni, distribuzione equa delle risorse, efficienza del governo e basso livello di corruzione percepita.

Tra i dati più preoccupanti proprio quest’ultimo. “Negli ultimi dieci anni nel nostro Paese è peggiorato costantemente il dato relativo alla percezione della corruzione nelle istituzioni. I cittadini italiani non si fidano più delle istituzioni.” Un dato assimilabile a quello di molti Paesi in via di sviluppo.

“Tra i dati da mettere in evidenza l’espansione del terrorismo, che ha toccato 23 Paesi nell’ultimo anno. Un numero che non si era mai visto dall’istituzione dell’indice nel 2008.”

Pochi i cambiamenti in fondo alla classifica, con la Siria che rimane la nazione meno pacifica del mondo, seguita da Afghanistan, Iraq, South Sudan e Yemen. A sorprendere la caduta libera del Nord America, una perdita di punteggio paragonabile solo a quella dell’Africa Sub-Sahariana, del Medio Oriente e del Nord Africa. Il crollo del Nord America sarebbe da ricondurre interamente agli Stati Uniti che oscurano il leggero miglioramento del Canada.

“Gli Stati Uniti hanno perso undici posizioni rispetto all’anno scorso. Sono al 114 posto su 173. A determinare questa caduta libera diversi indicatori, dall’aumento degli omicidi, alla percezione della criminalità nella società all’aumento dei conflitti interni. Gli Stati Uniti sono anche tra i quattro Paesi che hanno maggiormente peggiorato la propria posizione nell’Indice di Pace Positiva negli ultimi dieci anni, gli altri sono Siria, Grecia e Ungheria.

Rimane poi altissimo il costo economico della violenza. “È il 12.6% del Pil globale. Si tratta di circa 1953 Euro a testa per ogni cittadino del mondo.” Conclude Fontana. “Possiamo solo immaginare l’impatto che una somma del genere potrebbe avere se fosse impiegato nella costruzione della pace.”


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