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Cooperazione & Relazioni internazionali

Emilio Ciarlo: “L’Italia è di ritorno nell’arena della cooperazione internazionale”

Oggi si apre a Bruxelles l’undicesima edizione delle Giornate europee per lo sviluppo (EDD), il più importante forum dell’UE sulla cooperazione e lo sviluppo globale. L’Italia si presenta con una delegazione guidata dal viceministro degli Esteri, Mario Giro, e la direttrice dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, Laura Frigenti. Con quali ambizioni? Risponde Emilio Ciarlo, responsabile delle Relazioni Esterne e della Comunicazione dell’Aics.

di Joshua Massarenti

7.000 partecipanti. A tanto ammontano le persone attese a Bruxelles per assistere all’undicesima edizione delle Giornate europee per lo sviluppo, la grande “kermesse” annuale dell’UE che, tra dibattiti, workshop e eventi culturali, riunisce decision makers e operatori per discutere e confrontarsi sul futuro della cooperazione internazionale.

Quest’anno, gli EDD saranno segnati dalla presenza di un’importante delegazione italiana guidata dal viceministro degli Esteri, Mario Giro, e dalla direttrice dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo, Laura Frigenti. A Tours e Taxis, sede dell’evento, l’Italia (co)-organizzerà due sessioni: la prima, un panel di alto livello a cui parteciperà il viceministro Giro, sarà dedicata al rapporto tra cultura e sviluppo; la seconda, presieduta da Laura Frigenti, focalizzerà invece l’attenzione sul business inclusivo. Per Emilio Ciarlo, responsabile delle Relazioni Esterne e della Comunicazione dell’Aics, “la nostra presenza non vuole essere soltanto simbolica, a Bruxelles abbiamo l’obiettivo di portare al tavolo delle discussioni e dei dibattiti che si terranno i temi che ritenamo proritari”.

L’Italia è di ritorno alle Giornate europee per lo sviluppo. Con quali ambizioni?

E’ la prima volta dalla nascita dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo che ci presentiamo ad un evento di rilievo internazionale così importante. Gli EDD sono l’occasione giusta per farlo, assieme ad altri attori della coooperazione europea allo sviluppo. Ma la nostra presenza non vuole essere soltanto simbolica, a Bruxelles abbiamo l’obiettivo di portare al tavolo delle discussioni e dei dibattiti che si terranno i temi che ritenamo proritari.

Ovvero?

La cooperazione italiana fa tante cose in tanti parti del mondo, ma come ha ricordato più volte la nostra direttrice, Laura Frigenti, per un'agenzia come la nostra è opportuno concentrare gli sforzi per consentire all’Italia, un attore di medio livello, di dare un valore aggiunto significativo nel mondo della cooperazione internazionale ed essere più efficace. Da tempo parliamo di cultura, business inclusivo – i due temi che portiamo agli EDD – migrazioni sostenibili e sicurezza alimentare. Quest’ultima è da sempre un’eccellenza italiana, vuoi per la presenza di FAO, Ifad e WFP a Roma, vuoi per la grande esperienza e tradizione delle nostre cooperative come della nostra industria agroalimentare.

E’ la prima volta dalla nascita dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo che ci presentiamo ad un evento di rilievo internazionale così importante. Gli EDD sono l’occasione giusta per farlo.

Le migrazioni sono un orizzonte nuovo, rispetto al quale è il Paese che obiettivamente ha assunto un ruolo di leadership nel dibattito come nell'azione. Per quanto riguarda invece la cultura, abbiamo deciso di sostenere la nuova stragegia presentata un anno fa dalla Commissione europea e dall’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari Esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, che pone la cultura al centro delle relazioni internazionali dell'UE. Sappiamo che sia lei che Stefano Manservisi, alla guida della direzione generale sviluppo della Commissione, spingono molto in questo senso. Si tratta quindi di un’opportunità che la nostra cooperazione non può farsi sfuggire. L'Italia ha sicuramente un grande contributo da dare e siamo convinti che esiste un legame molto forte tra cultura e creatività, stabilità politica, identità e sviluppo. In fondo, “la cultura è sviluppo”.

Non a caso, il nostro stand agli EDD si intitola "la bellezza che risveglia", racconta il potere positivo della cultura nello sviluppo di un popolo e anche il panel di alto livello al quale il viceministro Giro parteciperà è dedicato a questo tema, inizialmente non prioritario in questa edizione, ma al quale siamo riusciti a riservare uno spazio importante, ottenendo una buona vittoria politica.

siamo convinti che esiste un legame molto forte tra cultura e creatività, stabilità politica, identità e sviluppo. In fondo, “la cultura è sviluppo”.

Che seguito intendete dare su questo fronte?

Gli EDD sono il punto di partenza di un percorso che ci dovrebbe portare ad un Summit internazionale nel 2018 in cui l’Italia vorrebbe assumere la leadership nel ridefinire la centralità del rapporto tra cultura e cooperazione allo sviluppo. Il ruolo dell’immaterialità per lo sviluppo di un popolo è molto importante, ben più di quanto si possa immaginare. Quando un bene culturale dal valore inestimabile come Palmira viene distrutto, è la memoria colllettiva dei siriani che viene minacciata. Distruggendo la memoria di un popolo, si distrugge la sua identità, rendendolo di conseguenza più fragile.

Ecco perché l’Italia è impegnata a tutelare e valorizzare beni culturali minacciati nelle zone di guerra grazie a operazioni di mappatura dei siti più a rischio attraverso i satelliti garantendo la possibilità di ricostruirli se distrutti. Penso a esperienze come quella del Museo nazionale di Beirut, che ai tempi della guerra civile libanese si trovava sulla linea verde con i cecchini che dalle sue sale, ricche di tesori, sparavano da una parte all'altra della città, nel corso di una terribile guerra civile. In questo caso, siamo riusciti a ricostruire un intero piano del Museo e a tornare a donare ai libanesi gli splendidi sarcofaghi antichi insieme a tante opere d'arte e memorie che in un paese come il Libano, diviso tra tante confessioni religiose e comunità, rappresentano un elemento di unità e di stabilizzazione di un popolo, condizione sine qua non per lo sviluppo.

Gli EDD sono il punto di partenza di un percorso che ci dovrebbe portare ad un Summit internazionale nel 2018 in cui l’Italia vorrebbe assumere la leadership nel ridefinire la centralità del rapporto tra cultura e cooperazione allo sviluppo.

Ma il ruolo della cultura non si limita soltanto a questo. E’ un settore che crea lavoro, alimenta l’economia e che ci vede impegnati non soltanto in settori tradizionali, come l’artigianiato o la tutela dei beni culturali, ma anche in campi nuovi come quello delle industrie creative – dal fashion al cinema – passando per i media e l'informazione. In tutte queste aree, vogliamo essere protagonisti assieme all’Unione Europea.

A Bruxelles organizzerete una sessione sull’inclusive business. Di che cosa si tratta?

E’ un modello di imprenditoria che cerca di partire dalle esigenze espresse delle popolazioni locali, per poi trovare servizi o prodotti che possano rispondere ai loro bisogni mettendoli sul mercato. E’ un approccio profit, che tiene ovviamente conto dell’impatto sociale ed ambientale. In entrambi i casi, sia sul piano culturale che quello imprenditoriale, le iniziative dell’AICS alle Giornate europee per lo sviluppo si iscrivono in un quadro più ampio che ci vede collaborare con altre agenzie e istituzioni europee. Stiamo cercando di stringere alleanze e accordi che aumentino la presenza italiana in Europa accompagnando l'ottimo lavoro che sulla cooperazione delegata sta facendo la DGCS.

Stiamo cercando di stringere alleanze e accordi che aumentino la presenza italiana in Europa accompagnando l'ottimo lavoro che sulla cooperazione delegata sta facendo la DGCS.

Il fallimento del G7 di Taormina e il successivo annuncio di Trump di ritirare gli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi sul clima segnano una svolta nel mondo della cooperazione internazionale allo sviluppo. Che ruolo può giocare la nostra cooperazione nell’era che si sta aprendo?

Gli esiti del G7 non sono stati quelli che speravamo, ma non per colpa dell’Italia. Non bisogna rassegnarci. Il vuoto che rischia di venirsi a creare va colmato. Di sicuro, l’Agenzia non si tirerà indietro e risponderemo presente con le forze che potremo mettere in campo. La visibilità e la disseminazione delle proposte tecniche della cooperazione italiana nell’arena internazionale saranno del resto una sfida molto importante per l’Agenzia. In autunno siamo stati incaricati di organizzare a Firenze l'appuntamento del Food Security Working Group, si tratta di concludere il lavoro di raccolta dati e accountability sugli impegni pregressi assunti nel campo della sicurezza alimentare dai sette partner. Forse si potrebbe cogliere l'occasione di organizzare un side event, un forum di riflessione allargato, di respiro internazionale e con il coinvolgimento della società civile, che riporti al centro i temi dello sviluppo, portando avanti quello che l'Italia aveva iniziato a fare a Taormina in un contesto non molto favorevole.


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