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Cooperazione & Relazioni internazionali

Gabriele Del Grande: “Liberate il presidente di Amnesty International Turchia”

Il giornalista fermato lo scorso aprile dalle autorità turche e rilasciato dopo diversi giorni di prigionia e uno sciopero della fame, lancia un messaggio per la liberazione di Taner Kilic, avvocato di Del Grande in Turchia e presidente di Amnesty International del Paese, arrestato la mattina del 6 giugno a Smirne

di Redazione

Dice di aver tirato un sospiro di sollievo, Gabriele Del Grande, giornalista fermato e poi rilasciato dalle autorità turche lo scorso aprile, quando al dodicesimo giorno di detenzione aveva saputo che il suo avvocato sarebbe stato Taner Kiliç, presidente di Amnesty International e vecchia conoscenza di Del Grande.

E adesso che dietro alle sbarre del regime turco, è finito proprio Kiliç, arrestato la mattina del 6 giugno a Smirne, insieme ad altri avvocati, con l’accusa di aver avuto legami col movimento guidato da Fethullah Gülen, sospettato di aver ideato il fallito colpo di stato del luglio 2016, Del Grande fa sentire la sua voce con un messaggio su Facebook:

“Quando al mio dodicesimo giorno di detenzione in Turchia venni a sapere che il mio avvocato sarebbe stato Taner Kiliç, tirai un sospiro di sollievo. Perché prima di essere un ottimo avvocato, e prima di essere il presidente di Amnesty International in Turchia, per me Taner è un complice e un compagno di lotte sin da tempi non sospetti. Almeno dal 2006, quando lo conobbi per la prima volta.

Era una fredda giornata di dicembre e io ero sbarcato a Izmir alla fine del mio periplo mediterraneo da cui sarebbe nato il mio primo libro “Mamadou va a morire”. Ci incontrammo in uno degli affollati locali della movida in città. Ero arrivato fin lì per cercare proprio lui. Taner infatti aveva preso la difesa dei superstiti del gommone affondato dalla Guardia costiera greca in acque turche tre mesi prima, durante un respingimento illegale. Una brutta storia finita con la morte di nove dei passeggeri, annegati a pochi metri dalla riva. Una storia su cui le autorità greche e quelle turche avrebbero preferito calasse il silenzio, non fosse stato per la testardaggine di Taner e di due grandi donne che lavorarono al caso ma di cui evito di fare i nomi vista l'aria che tira.

La notizia del suo arresto è la triste conferma del fatto che non sia mai sceso a compromessi. Così come è la triste conferma della deriva sempre più pericolosa e ridicola in cui sta scivolando quello straordinario paese che è la Turchia.

Esprimo tutta la mia solidarietà a Taner e agli altri 21 avvocati arrestati con lui nell'ultima retata e che adesso rischiano un processo per terrorismo.

Aggiungo la mia voce alle tante che chiedono la sua liberazione e la liberazione di tutti i giornalisti, gli avvocati, i professori, i militanti, i parlamentari e in generale tutti quei volti dell'opposizione turca che da un anno a questa parte sono finiti in cella a migliaia, con l'accusa preconfezionata di terrorismo”.

Il segretario generale di Amnesty International, Salil Shetty, ha dichiarato che la “storia di Taner Kiliç parla chiaro: è quella di un uomo che ha sempre difeso quelle libertà che le autorità di Ankara stanno cercando di annullare". Secondo Shetty, “il fatto che la purga successiva al tentato colpo di stato abbia raggiunto persino il presidente di Amnesty International dimostra fino a che punto il governo turco sia arrivato”.


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