Cristiano Gori commenta l'approvazione del decreto attuativo sul reddito di inclusione. Universalismo e adeguatezza sono ancora obiettivi da raggiungere: significa sia importi adeguati per il beneficio economico sia servizi adeguati
Intanto, dal punto di vista dell’iter procedurale, che cosa succederà ora?
Quello oggi approvato è l’ultimo atto del Governo, ora il testo sarà sottoposto al parere del Parlamento e poi tornerà al Consiglio dei Ministri, con le osservazioni fatte dai parlamentari, per sua definitiva approvazione. Il passaggio parlamentare non è formale: il testo è molto ampio, l’impianto funziona, ma è talmente articolato che su qualche singolo aspetto qualche ulteriore miglioramento può essere introdotto.
Il testo ricalca, come era stato detto, l’intesa fatta con il Memorandum o ci sono sorprese?
Il lavoro fatto con il Memorandum mirava a costruire il disegno della misura, la struttura, i meccanismi. Questi sono stati impostati in maniera convincente. Questo non è in contraddizione con l’affermare, come dobbiamo fare, che le risorse sono ancora troppo poche sia sulla misura di sostegno al reddito, sia sui servizi, sia sulla platea raggiungibile: tutto questo però può crescere aggiungendo nuove risorse, la forza del memorandum è il disegno della misura, non l’impatto.
Gli stessi Gentiloni e Poletti hanno detto che sono consapevoli che si tratta solo di un primo passo. Su cosa bisogna lavorare ancora?
Universalismo e adeguatezza, che significa sia importi adeguati sia servizi adeguati.