Cooperazione & Relazioni internazionali

Quante e quali sono le Ong straniere che operano in mare?

Il governo italiano minaccia l’Europa di chiudere i porti alle Ong straniere. Ma quante e quali sono le organizzazioni che operano nel Mediterraneo nelle operazioni di ricerca e soccorso ai migranti? E quante di queste battono bandiera italiana?

di Ottavia Spaggiari

Chiudere i porti alle Ong straniere. È questa la minaccia messa sul tavolo dal Presidente del Consiglio Gentiloni per spingere gli altri Paesi europei all’accoglienza, dopo l' ondata di sbarchi degli ultimi giorni e il fallimento della relocation: solo 7.277 rifugiati dei 34,953 previsti, sono stati ricollocate in altri stati membri.

Una minaccia che sta sollevando nuove preoccupazioni tra le organizzazioni che operano in mare, sotto attacco già da mesi , e contribuisce, ancora una volta, a diffondere le imprecisioni sull’attività di chi lavora nel Mediterraneo Centrale. «Capiamo lo stress a cui è sottoposto il sistema di accoglienza italiano», ci aveva detto giovedì Michele Trainiti responsabile di Medici Senza Frontiere per le operazioni di ricerca e soccorso, spiegando però che «Ogni operazione di salvataggio è coordinata dalla Guardia Costiera Italiana. Non siamo noi che decidiamo dove andare», e ricordando che «In realtà le Ong sono responsabili solo del 30% dei salvataggi nel Mediterraneo». (Secondo Frontex negli ultimi sei mesi del 2016 il numero sarebbe 40% n.d.r.)

Ma quante sono le Ong straniere che operano in mare? In realtà la maggioranza. Ecco chi sono:

  1. Medici Senza Frontiere (MSF). È un’organizzazione internazionale con sede anche in Italia. È presente con 1 nave: Vos Prudence ed è inoltre a bordo della Acquariusdi SOS Mediterranée. L’equipaggio è formato da operatori di MSF.
  2. Save the Children. Lavora in 125 Paesi del mondo, è presente anche in Italia. Nel Mediterraneo ha 1 nave: la Vos Hestia. L’equipaggio è formato da operatori di MSF.
  3. Sos Mediterranée. È un’associazione umanitaria internazionale, Italo-Franco-Tedesca. È presente con 1 nave, l’Acquarius dove l’assistenza medica a bordo è garantita da MSF, l’equipaggio è formato da operatori e volontari.
  4. Migrant Offshore Aid Station (MOAS). È nata a Malta nel 2014, fondata dai coniugi Christopher e Regina Catrambone, ha 1 nave, la Phoenix. L’equipaggio è formato da operatori e volontari.
  5. Proactiva Open Arms. Organizzazione spagnola presente nelle operazioni di search and rescue con 2 navi: Golfo Azzurro e Open Arms. L’equipaggio è formato da operatori e volontari.
  6. Iugen Rettet: Ong tedesca, presente nel Mediterraneo con 1 nave: la Iuventa. L’equipaggio è formato da volontari.
  7. Life Boat: Ong tedesca, ha 1 nave, la Minden. L’equipaggio è formato da volontari.
  8. Sea Watch: Organizzazione tedesca, presente con 2 navi. L’equipaggio è formato da volontari.
  9. Sea Eye: Organizzazione tedesca, presente con 2 navi. L’equipaggio è formato da volontari.

Le organizzazioni attive nel Mediterraneo sono dunque 9, presenti con 12 imbarcazioni. Di queste, secondo Medici Senza Frontiere, battono bandiera italiana solo 2: la Prudence (di MSF) e la Vos Hestia, di Save the Children. Chiudere i porti alle Ong straniere, significherebbe quindi non solo chiudere i porti alla maggior parte delle organizzazioni che fanno ricerca e soccorso in mare, ma anche alle centiniaia di volontari che, da tutta Europa, partono per cercare di salvare chi, nel Mediterraneo, rischia di morire ogni giorno, mentre i loro governi stanno a guardare.


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