Famiglia & Minori

Il nostro ambasciatore comunicherà all’ospedale la disponibilità del Bambino Gesù

Mariella Enoc: «ho chiesto al direttore sanitario di verificare con il Great Ormond Street Hospital di Londra, dove è ricoverato il neonato, se vi siano le condizioni sanitarie per un eventuale trasferimento di Charlie». Giovanni Ramonda: «vorremmo ospitare la famiglia Gard nella nostra casa di Roma, per permettere di accudire il loro bimbo»

di Redazione

L'Ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ha dato la sua disponibilità ad accogliere Charlie Gard. La presidente, Mariella Enoc, ieri ha detto di aver «chiesto al direttore sanitario di verificare con il Great Ormond Street Hospital di Londra, dove è ricoverato il neonato, se vi siano le condizioni sanitarie per un eventuale trasferimento di Charlie presso il nostro ospedale. Sappiamo che il caso è disperato e che, a quanto risulta, non vi sono terapie efficaci. Siamo vicini ai genitori nella preghiera e, se questo è il loro desiderio, disponibili ad accogliere il loro bambino presso di noi, per il tempo che gli resterà da vivere». Il ministro degli Esteri, Angelino Alfano, ha scritto di aver «incaricato il nostro ambasciatore a Londra di comunicare al Great Ormond Street Hospital la disponibilità del Bambino Gesù».

Alla notizia Giovanni Paolo Ramonda, presidente della Comunità Papa Giovanni XXIII ha offerto immediatamente «la disponibilità ad ospitare la famiglia Gard nella nostra casa di Roma, per permettere di accudire il loro bimbo». Nelle case famiglia della Papa Giovanni XXIII «accogliamo tanti bambini gravemente malati, come il piccolo Charlie. Stiamo pregando per lui, la sua famiglia e per la società europea, impregnata di una cultura eutanasica. Adesso offriamo la nostra risposta concreta». Nei giorni scorsi Ramonda aveva definito «mortifera» la decisione della Corte Europea, che« risponde solo alle richieste di una società necrofila. Non si tratta di accanimento terapeutico ma di permettere ai genitori di accompagnare il loro bimbo a concludere con dignità la sua breve vita terrena. Nelle nostre case famiglia accogliamo tanti bimbi come il piccolo Charlie e dalla nostra esperienza quotidiana al loro fianco possiamo dire che la sofferenza non è data dall'handicap o dalla malattia ma dalla solitudine che si crea a causa di queste condizioni».


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