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Famiglia & Minori

Cismai: in Italia un bambino su 5 è maltrattato

Il Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia, ha presentato di recente un documento che indica i requisiti minimi degli interventi nei casi di violenza assistita da maltrattamento alle madri

di Mara Cinquepalmi

Vivere e apprendere modelli violenti. È quello che accade a 1 bambino su 5 in Italia. Sono 100.000 i bambini maltrattati nel nostro Paese e il 19% di questi è vittima di violenza assistita, ovvero la seconda forma di maltrattamento su minori. ll Cismai, Coordinamento italiano dei servizi contro il maltrattamento e l’abuso all’infanzia, ha presentato di recente un documento che indica i requisiti minimi degli interventi nei casi di violenza assistita da maltrattamento alle madri, anche in linea con quanto indicato dalla Convenzione di Instanbul. Già nel documento del 2005 il Cismai aveva definito violenza assistita “l’esperire da parte di un minore qualsiasi forma di maltrattamento compiuto attraverso atti di violenza fisica, verbale, psicologica, sessuale, economica e atti persecutori, quali lo stalking, su figure di riferimento o su altre figure affettivamente significative, adulte o minorenni.”

«Allora – spiega la presidente Gloria Soavi – era un documento piuttosto innovativo perché in Italia non si parlava dei bimbi testimoni di violenza sulle madri, ma soprattutto dava una serie di indicazioni operative su come intervenire e rilevare questo tipo di violenza. Oggi sono cambiati gli scenari e i riferimenti legislativi, anche se in Italia la violenza assistita non è riconosciuta come forma di violenza specifica. In particolare, sono stati fatti approfondimenti sul sistema di protezione. Il prossimo passo è fare formazione in tutta Italia a educatori, psicologi, medici, e operatori dei centri antiviolenza per una diffusione il più capillare possibile di come affrontare il fenomeno». La violenza assistita è una forma di maltrattamento che può determinare nei minori effetti dannosi, a breve, medio e lungo termine influenzando lo sviluppo psicologico ed emotivo. «Purtroppo – aggiunge Soavi – è ancora molto sottovalutata la questione del trauma. Come quello che mi raccontava un bimbo di dieci anni, terrorizzato quando sentiva rientrare la notte il padre ubriaco che poi se la prendeva con la mamma».

La violenza assistita richiede che gli operatori mettano in atto interventi di presa in carico che si articolano in fasi operative tra loro interconnesse e ripetute nel tempo, come rilevazione, protezione, valutazione, trattamento, monitoraggio e follow up.

Per il Cismai è importante che, sin dalla fase di rilevazione e per tutto il percorso di presa in carico, ci sia un coordinamento fra i Servizi e le organizzazioni che si occupano degli
adulti e i Servizi e le organizzazioni che si occupano dei minorenni, inclusi i Centri Antiviolenza e le Case Rifugio, per evitare interventi contraddittori e frammentati.
«Assumere come punto fermo che la violenza assistita è una forma di maltrattamento ai danni del minore – ha sottolineato l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza Filomena Albano – è presupposto essenziale per evitare che ne venga sottovalutata la gravità».

Purtroppo mancano dati che inquadrino in maniera omogenea il fenomeno, ma nel 2015 il Cismai, Terre des hommes e l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza hanno curato la prima indagine nazionale quali-quantitativa sul maltrattamento dei bambini e degli adolescenti.

L’indagine ha coperto un bacino effettivo di 2,4 milioni di popolazione minorile residente in Italia, pari al 25% della popolazione minorile italiana, ed è ad oggi la prima ed unica esperienza statisticamente significativa di questo tipo.

La questione dei dati è anche uno dei punti della proposta di legge presentata alla Camera l’8 marzo scorso sulle Disposizioni per la prevenzione del maltrattamento dei bambini e degli adolescenti. Il provvedimento prevede, infatti, l’istituzione di un Sistema nazionale di monitoraggio sul maltrattamento dei bambini che assicuri, in modo continuo e permanente, la raccolta dei dati relativi all'epidemiologia della violenza, all'incidenza e alla prevalenza del fenomeno e delle diverse forme di maltrattamento, all'efficacia basata sull'evidenza dei programmi e degli interventi realizzati dallo Stato, dalle regioni e dagli enti locali. Inoltre, la proposta, nata dalla collaborazione con il Cismai, prevede l’istituzione dell’Ufficio nazionale per la prevenzione del maltrattamento dei bambini presso la presidenza del Consiglio dei ministri, con compiti molto precisi di coordinamento interministeriale per affrontare il maltrattamento secondo una logica interdisciplinare e quindi secondo un sistema di risposte inter-ministeriali.

«Nessuna bambina, nessun bambino – commenta Sandra Zampa, vice presidente della Bicamerale Infanzia e Adolescenza e relatrice della proposta – dovrebbe subire mai violenza e abuso e tutti noi, gli adulti, dovremmo riuscire ad impedirlo. Uno stato intelligente dovrebbe tenere conto dei costi che la violenza sui minori produce. I dati su questo fenomeno sono preoccupanti e peggiorano. Per questo è indispensabile che il legislatore affronti con coraggio e forza il problema, assuma la responsabilità che gli compete e assicuri ai più piccoli il rispetto dei loro diritti. È tempo di dotarsi di una legge che metta la prevenzione al primo posto e costruisca un sistema di protezione vera dei minori».


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