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La chiamata a raccolta del Csi per mettere lo sport al centro

“S Factor. Più sport come fattore di sviluppo, coesione ed educazione” è l’evento del Centro Sportivo Italiano che si è tenuto a Montecitorio per un confronto sull’importanza dello sport in Italia e nella società civile con istituzioni tessuto economico e Chiesa. L’intervista con Stefano Gobbi, direttore comunicazione e marketing dell’associazione

di Lorenzo Maria Alvaro

Più sport come fattore di sviluppo, coesione ed educazione. È così che il Centro Sportivo Italiano lancia l’S Factor, quel fattore sport, su cui ci si è confrontato a Palazzo Montecitorio con isituzioni pubbliche, ecclesiastiche e alcuni dei protagonisti della vita economica del Paese. L’S Factor è il prodotto di alcuni numeri, analisi e dati concreti, che il Csi evidenzierà in quest’ importante occasione per avviare un confronto critico, costruttivo, scientifico, sul valore e sui valori aggregabili dell’attività sportiva giovanile, promossa in tutta Italia dai comitati e dalle società sportive, sull’impatto economico generato e sul contributo e l’apporto offerto allo sviluppo delle politiche giovanili. Una vitale lettura dello sport, con un’energia rinnovata e uno slancio positivo verso un futuro in cui l’associazione di ispirazione cristiana intende presentarsi come un integratore sociale a base di sport. Vita.it ne ha parlato con Stefano Gobbi, direttore comunicazione e marketing di Csi.


Come nasce questo appuntamento?
L’idea è di mettere lo sport al centro di un modello e di una rete di alleanze tra soggetti istituzionali, mondo economico e Chiesa. Nasce tutto dal riconoscere allo sport una forza notevole di contrassegnare la vita delle comunità. Oggi questa capacità di interagire è lasciata al mondo sportivo. E questo non è giusto. È un onere che non si può avere da soli. Come Csi abbiamo circa 500mila associati. Un gran numero di persone che però sono ancora poche rispetto all’obbiettivo. Serve un’alleanza. Noi chiediamo che il mondo al di fuori dell’ambito sportivo ci affianchi in questa sfida. Guardiamo alla politica, all’economia, alla pastorale ecclesiale. A tutti gli attori importanti della società

Detto in un periodo di calciomercato sembra quasi utopia…
Però rende anche plastico quello che dico. Come si fa a spiegare questa dinamica per cui, in assenza di lavoro, lo sport sposta masse di persone e denaro? È un fatto endemico della vita delle persone che deve diventare un fattore di crescita sia culturale che economica

Lo streaming dell'evento – Continua a leggere l'intervista qui sotto


In queste ore tiene banco la vicenda Donnarumma, che a 18 anni sta per firmare un contratto da 6 milioni di euro a stagione con il Milan e intanto viene bacchettato dal ministro dell’Istruzione per aver deciso di saltare l’esame di maturità…
Non vorrei semplificare e se avessi risposte funzionali le avrei già messe a disposizione di tutti. Ma credo sia l’esempio dello sfruttamento delle passioni legate allo sport. Il suo è un caso che evidenzia come su di lui si addensino le passioni e le motivazioni di migliaia di tifosi e appassionati. Questa è la manifestazione peggiore di questa forza dello sport.

Lei invece ritiene che Donnarumma e la sua vicenda potrebbe essere sfruttata in modo positivo?
Certo, dobbiamo inventarci un modo, creare un modo per cui questa forza diventi positiva. Un’occasione di crescita e sviluppo per tutti. Altrimenti saremo qui ad evidenziare solo estremizzazioni. Le 3.182 società del Csi fanno la differenza da questo punto di vista ma nessuno si chiede come fanno a stare in piedi. Donnarumma deve diventare una leva positiva trascinante per un fine buono. Ma lo può diventare solo grazie ad un patto collettivo. Il portiere del Milan può servire, ad esempio, per spingere tanti ragazzi a fare un liceo sportivo. Ma non è lui a dover fare uno sforzo. Siamo noi a dover cambiare tutto l’ambiente.

E che risposta si immagina alla proposta che avete lanciato oggi alla Camera?
Oggi abbiamo dovuto cambiare sala perché c’erano 130 partecipanti. Parliamo di un venerdì pomeriggio di luglio a Roma. Dei presenti solo 50 erano del Csi. Tutti gli altri venivano da mondi lontani dallo sport. È un successo di partecipazione. Quindi tutto comincia con il piede giusto. Evidentemente il fattore sport è reale. Noi abbiamo solo il merito di averlo sollevato nel modo giusto.


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